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01/03/14

BENEVENTO - Creusa, Didone e la Sibilla Cumana raccontano la parabola esistenziale di Enea, fra ombre e suggestioni antiche e moderne

Nadia Kibout, Giulia Innocenti, Viviana Altieri
Il servizio di ElleTg

Al Mulino Pacifico, per "Obiettivo T" della Solot, in scena il lavoro di Matteo Tarasco


di Maria Ricca

Non siamo che ombre, o meglio “siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.  Vien naturale rammentare le parole di Shakespeare nel  vedere in scena  “Eneide. Ciascuno patisce la propria ombra”, l’opera di Matteo Tarasco, proposta per la rassegna “Obiettivo T” al Mulino Pacifico, con Viviana Altieri, Giulia Innocenti e Nadia Kibout, che nasce invece da testi di Virgilio, Ovidio e Marlowe, analizzati  e rielaborati con sapienza dal regista, evocando, dalla nebbia eterna, tre figure femminili a dipanare l’intreccio di un percorso amaro e faticoso.

Guarda il video dello spettacolo su Palcoscenico in Campania  You Tube


Tre testimoni dolenti di una parabola esistenziale, quella di Enea,   appunto, che furono  Creusa, la moglie infelice, e Didone, la regina cartaginese che ne divenne amante perduta.  La Sibilla Cumana tira le fila dell’intero racconto del percorso di colui che fondò la città eterna, partendo dalla rievocazione delle guerre, origine di ogni male, citate in un elenco freddo e amaro, che hanno afflitto l’umanità da sempre.  
Molto suggestiva la scenografia, con giochi di luce ed ombra, ad evidenziare l’impalpabile consistenza delle anime delle protagoniste, eppur presenti e dolorose, con le loro parole ed il loro strazio come macigni, a segnare i punti fondamentali di un destino a cui sfuggire è impossibile.
Uno sguardo tutto al femminile, dunque, insolito, su miti sempre raccontati da un punto di vista maschile, come suggerisce il regista che, prima dello spettacolo, sottolinea: “Interessante è stato rileggere questi racconti, avvalendosi di nuove orecchie e nuovi occhi,  alla ricerca di nuova identità, per riscoprirne valore e modernità.” “Le donne che hanno amato Enea sono unite dal carattere e dal temperamento. Per interpretarle si è dovuto molto lavorare su una materia testuale complessa, ma affascinante – gli fa eco Viviana Altieri, beneventana d’origine, formatasi alla scuola di teatro della Solot e poi affermatasi attraverso un percorso di approfondimento, che l’ha condotta all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma e sui più diversi palcoscenici italiani, senza disdegnare cinema e Tv.

Infine, ancora Matteo Tarasco, membro del Lincoln Center Theatre Directors Lab di New York ed insignito del Premio Personalità Europea per il Teatro come migliore regista emergente:  “Lo scopo di questo lavoro è stato il voler valorizzare e riscoprire la profondità della nostra cultura, di cui americani ed inglesi sono ammirati. Un modo per ricordarci chi siamo e da dove veniamo e per proiettarci con consapevolezza verso un futuro, per la nostra identità ed affermazione culturale, che speriamo migliore.”