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12/06/14

BENEVENTO - Armando De Stefano incontra Josè Luis Borges, nelle “Ombre”della memoria

Armando De Stefano

Inaugurata all’Arcos, la mostra dell’artista partenopeo, curata da Creta, Desiderio e Franco


di Maria Ricca

“L’ombra è la memoria delle cose”. L’espressione è di  Armando De Stefano, classe 1926, maestro della pittura realistico-sociale, poi dell’espressionismo materico ed astratto, fino al ritorno alla figurazione. Docente all’accademia delle Belle Arti di Napoli, ha partecipato alla Biennale di Venezia, alla Rassegna Internazionale di Madrid, alla Quadriennale d’Arte di Roma. Ha esposto al PAN (Palazzo delle Arti di Napoli) e al  e al MADRE (Museo di Arte Contemporanea a Napoli). Alcune sue opere sono ospitate nei maggiori Musei Nazionali. De Stefano ha presentato, con queste parole, in sede di inaugurazione,  le sue “Ombre”, appunto, al Museo Arcos, frutto di un’ispirazione che lo ha
Desiderio, De Stefano, Creta
condotto a trasferire le immagini poetiche di Josè Luis Borges nei suoi quadri: un incontro – dice – fra l’anima argentina dello scrittore e quella partenopea di De Stefano, fra le contraddizioni di Buenos Aires e lo spirito sudamericano di Napoli, in una felice sintesi che è il senso vero delle opere in mostra.  I legami con il contingente sono superati nell’ottica di una dimensione spirituale che diventa mito. Nella “milonga”, la festa di questo incontro, sono nati quadri di grande energia e vitalità nelle espressioni, ma anche intensamente sofferti.
Un’esposizione, questa,  voluta proprio per Benevento, che chiuderà il 7 settembre, città in cui De Stefano, partenopeo, torna sempre con piacere, vinto da una particolare ammirazione per il Sannio, da che, negli anni Sessanta fu preside del Liceo Artistico. Al curatore della mostra Ferdinando Creta, dopo il doveroso ringraziamento agli  sponsors, il compito di ricordare che successivamente alla mostra del massimo esponente figurativo De Stefano, appunto, l’Arcos ospiterà l’astrattismo di Renato Barisani e in settembre l’innovativa “Dentro e fuori la pelle”, in coincidenza con un convegno di dermatologia. Per Giancristiano Desiderio, l’altro curatore dell’esposizione, sono questi “quadri che parlano da soli, sono loro che guardano noi e quando l’arte ci tocca così, allora si è di fronte alla poesia.”
Infine Mario Franco, l’ultimo curatore, che ha ricordato quando da ragazzo, allievo del Liceo Artistico, restava ammirato dalle creazioni del Preside De Stefano, incantato dalle sue capacità di disegnare. Da lui che, partendo dal neorealismo, nell’immediato dopoguerra è andato poi verso una forma personale di interpretazione, fermandosi al tratto unico. Ma l’incontro fruttuoso con Borges non ha niente di convenzionale.

Quindi spazio alla visita della mostra, a quelle particolari e vivide creazioni,in cui la brillantezza dei colori si sposa alla regolarità del tratto, restituendo allo sguardo immagini inquietanti ed emozionanti in sequenza che hanno caratteri storici e contemporanei allo stesso tempo. Ammirati dalle immagini anche altri artisti, italiani e  stranieri, in visita alla mostra.