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07/09/14

BENEVENTO CITTA' SPETTACOLO - "Do not disturb", l'intimità consapevole diventa specchio dei drammi dell'esistenza

Pubblico appassionato  “voyeur”, per l’apprezzata performance dei giovani attori al Festival


di Maria Ricca


Foto tratta dalla pagina Facebook della rassegna
Non hanno deluso, nel pomeriggio del 6 settembre, i giovani interpreti di “Do not disturb”, il format teatrale in camere d’albergo, di Claudio Finelli e Mario Gelardi, diretto da quest’ultimo e proposto nell’ambito del Festival “Benevento Città Spettacolo”, trentacinquesima edizione. E’ stato l’ “Una Hotel” di via dei Mulini ad accogliere i primi tre mini-corti teatrali, in un’atmosfera soffusa,  in una cornice raffinata, ma intima. Impossibile non restare coinvolti, noi spettatori “voyeurs”,  accosciati a terra o in piedi appoggiati al muro, nelle vicende dei protagonisti, forti di una recitazione assolutamente naturale e convincente. E’ stato facile entrare nell’intimità di  Aisha e Lorenzo che, dopo una notte d’amore inaspettata, si confrontano e si scontrano sui temi più vari, restando in confidenza e facendo ipotizzare un seguito che non vi sarà. E' lei a non volerlo, fedele moglie musulmana (colpo di scena!), che solo alla fine scopre le sue carte, ritornando ad essere donna devota e timorata di Dio, ma “malmaritata”, solo "colpevole" di  voluto scoprire cosa si prova ad essere desiderate per davvero e non solo per convenienza. 
Più difficile, per gli spettatori, accettare l’ambiguo rapporto fra Aldo e Luca, che incontrano e si incontrano in un’altra camera dell’Una Hotel. Il diaframma che separa i protagonisti dal pubblico,  inizialmente sconcertato dalla presunta relazione omosessuale a pagamento fra i due, lascia il posto alla dolorosa consapevolezza che non di quello si tratta, ma del dramma di un uomo sterile che paga uno sconosciuto perché gli venda il proprio “seme”, quello sì, oggetto vero del desiderio del professionista pignolo ed infelice.  
Sua moglie, in apparenza illuminata e consenziente, lo attende  nella hall dell’albergo, dove si consuma l’ultimo atto dei tre. Bella ed elegante, intimamente sconvolta,  vorrebbe cedere per ribellione alla corte dello sconosciuto steward dell’hotel, fino  alla più logica delle conclusioni. Che è assolutamente illogica, però, dato che la donna vorrebbe da lui, amante occasionale, quello che dal marito non riesce ad ottenere: un figlio. Non se ne farà nulla, però, ma solo per la prudenza del giovane, che lascia intravedere ogni più terribile e losca conseguenza dell’abbandono di un attimo. Applausi convinti e i complimenti del direttore artistico Giulio Baffi agli attori hanno premiato l’originale idea.