PARLIAMO DI...


27/11/14

LA RECENSIONE - Quei “Sorrisi da un piccolo giardino”, che scaldano il cuore…

Presentate alla “Papiri” di Napoli, le suggestive liriche del professor Ciro Tremolaterra 



di Maria Ricca

Arrivano dritti al cuore i “Sorrisi da un piccolo giardino” di Ciro Tremolaterra, docente di Storia e Filosofia nei Licei, presentato giovedì 27 novembre, alla Libreria “Papiri” di Napoli, da Gennaro Maria Guaccio e Carmen Attena. Versi ispirati da una sensibilità non comune, che si riverbera nelle immagini disegnate appena appena, in punta di penna, quasi fossero sussurrate dall’Autore, che sembra ripercorrere, pagina dopo pagina, i momenti essenziali di un’esistenza fatta di cose dette e non dette, di un’intensità profonda e struggente.
“Sia leggero il silenzio interiore/come i capelli di una ragazza”, recita il Poeta. Una similitudine che delinea immediata l’immagine di una tranquillità a lungo inseguita, a lungo cercata, forse mai totalmente raggiunta. Un richiamo ad affrontare consapevolmente, ma senza affanni, la necessità di ripiegarsi in se stessi a riflettere.
E’ da quella condizione, indispensabile ed insostituibile, che nascono i ricordi più belli e più teneri, come “Le domeniche a Posillipo” vissute in famiglia, e quei “gesti così semplici”, che il tempo trascorso non può bruciare. Come l’immagine della “Ragazza segreta” ed il rimpianto di quel comprendersi vicendevolmente.  “In me vedesti la tua solitudine e io in te amore illimitato”, dice infatti il Poeta. Il rammarico per  quel che sarebbe potuto essere e non è stato. Le rose che non colsi, insomma…Quelle più belle, naturalmente.
E così via, di lirica in lirica, di immagine in immagine,  di emozione in emozione, l’ Autore  ripercorre i passi salienti di un sentiero di vita e di crescita, segnato dalla semplicità delle azioni del quotidiano, da incontri con persone e cose, dai piccoli e grandi eventi, che costituiscono l’esistenza stessa, quella reale che si consuma giorno dopo giorno. “La vita è quello che ti accade, mentre sei intento a fare altri piani”, cantava del resto John Lennon, e le  riflessioni così intime di Ciro Tremolaterra ,che disegnano piccole,  indimenticabili icone del quotidiano, sembrano appunto confermarlo.
E, allora,  il “fiore” della speranza, che l’adulto ricerca in se stesso bambino, quel bisogno d’amore che è in noi tutti,  non può che sbocciare, infine,  nella poesia, come nella lirica che chiude la raccolta: “…E portami un fiore/ ha detto l’adulto/ al bambino che era,/ un fiore soltanto/ ché ho pianto, ha detto /alla primavera(…) Sorride il ragazzo all’adulto: tu portami un “Canto”…” Quella poesia che scalda il cuore e che sola sa lenire le ferite della vita.