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10/04/15

TEATRO - "Salute": la Solot dedica al vino e alle tradizioni il quarto appuntamento con "Obiettivo T"

L'11 e 12 aprile, al Mulino Pacifico di Benevento


E' in programma per l'11 aprile, alle 20,30, e per il 12 aprile, alle 18, l'appuntamento con "Salute", quarto appuntamento con la rassegna "Obiettivo T" della Solot Compagnia Stabile di Benevento.  In scena  Michelangelo Fetto, Rosario Giglio, Antonio Intorcia, Massimo Pagano, con la irrinunciabile collaborazione di Carla Visca.  Documentazione fotografica Vincenzo Fucci. Organizzazione Generale, Paola Fetto. Regia, Michelangelo Fetto. "L’Italia - si legge nelle note di regia -  è una paese dallo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni e nello stesso tempo è il paese dell’arte, della musica, del teatro, della poesia. Lo spettacolo “Salute!” non fa altro che unire le “forze”, le peculiarità vincenti di questo meraviglioso paese e lo fa attraverso una performance divertente, poetica, coinvolgente prodotta dalla Solot Compagnia Stabile di Benevento, che mette in scena quattro attori che reciteranno, suoneranno, canteranno e balleranno il Vino." Dalle nozze di Cana alla Parigi dei mitici anni 20 passando per canti celebri della tradizione, citazioni, aneddoti, degustazioni “tecniche” e degustazioni un “po’ meno tecniche” con momenti di coinvolgimento diretto del pubblico in un vero e proprio omaggio che la Solot ha voluto dedicare al vino. Una cavalcata nella storia di questo prezioso liquido che ha accompagnato la storia dell’uomo dai suoi albori e ne ha connotato le vicende accompagnandone le esplorazioni, le scoperte, i processi di civilizzazione. Un celebre scrittore definì il vino come “un condensato di un territorio, di una cultura, di uno stile di vita” e,a questo proposito, lo spettacolo si propone un indirizzo politico preciso: la valorizzazione dei vini espressione di un territorio, di un paesaggio a discapito della dilagante affermazione di una produzione vitivinicola, soprattutto extracontinentale, volta ad una vinificazione senza anima; sulle nostre tavole, nei nostri convivi rischiano di arrivare vini che piacciono a tutti ma che non raccontano nulla della terra in cui le viti vengono coltivate e del modo in cui il prodotto viene ottenuto, conservato, invecchiato, ottenendo un vino che potrebbe provenire da qualsiasi parte del mondo. Siamo fortemente convinti che non si possa assaggiare un goccio di vino senza domandarsi della sua provenienza geografica, della sua storia, delle vicissitudini del proprio territorio, del paesaggio che l’ha originato perché così facendo comprendiamo fino in fondo il valore culturale del vino; in caso contrario la bevuta frettolosa e copiosa riduce il vino ad una dose di alcol e il suo  consumo in tal senso ci allontanerebbe completamente dall’essenza più intima e positiva del gesto del bere, avvicinandoci piuttosto a quella del consumatore a tutti i costi, tipico della società contemporanea.