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27/03/16

L'INTERVISTA - Peppe Fonzo racconta il "suo" Dino Campana, in "Dei più lunghi giorni", su musiche del cantautore Fabrizio Coppola

di Maria Ricca

La figura tormentata del poeta Dino Campana, in una partitura elettrificata dei “Canti Orfici”,  al centro di “Dei più lunghi giorni", la performance scritta e diretta da Peppe Fonzo, attore, autore e regista, con il cantautore Fabrizio Coppola,  in scena al Piccolo Teatro Libertà, nel finesettimana pasquale, per il “Magnifico Teatro
-          I perché di questa scelta.
“La scelta di Dino Campana è dovuta alla voglia di attraversare l’opera di questo poeta tormentato e quasi sconosciuto ai più, se non agli appassionati e agli amanti di certo teatro underground. Del resto Campana non riuscì  ad arrivare alla profonda notorietà, perché distante da determinati salotti letterari. Non amava D’Annunzio, aveva in antipatia  tutti  i poeti che considerava “venduti”. La sua capacità visionaria, la sua lirica così “ostica”, ricca di immagini  forti e potenti,  mi ha lasciato spiazzato. Questa schizofrenia, questa vita tormentata che si riverbera sul suo lavoro mi ha profondamente affascinato. Così ho voluto affrontare con il mio linguaggio, che è quello teatrale, insieme con il cantautore Fabrizio Coppola, di grande sensibilità, i “Canti Orfici” e in sei mesi abbiamo creato questo percorso, che ha inteso unire musica e teatro.”
-          Un percorso che conferma la tua poliedricità di attore, in grado di passare da un tema all’altro nelle varie opere di cui è regista e protagonista. C’è un filo conduttore nella tua produzione?
“In realtà il Teatro è come il calcio. Se ti piace, desideri voler giocare  su tutti i campi e quindi ecco questa mia esigenza artistica, che mi vede impegnato sia su testi molto tradizionali, come è stato per “Fuje Filumena”, dunque impianti scenici abbastanza classici, seppure rivisitati, con mie  peculiarità,  sia su  scenari e linguaggi contemporanei,  come questa partitura elettrificata, con  musica al computer, che mi affascina tantissimo. Cose molto distanti, insomma. Quanto al filo conduttore della mia produzione, lo individuerei nel desiderio di puntare la lente di ingrandimento sulle storie dei personaggi “ai margini”, “borderline”, sulla loro feroce sensibilità, che spesso è segno di grande profondità interiore e di tante cose da voler dire. Ho imparato a comprenderle, portando i miei laboratori teatrali nelle carceri e presso il centro dell’ Unità Operativa Complessa Salute Mentale di Benevento.
-          Tornando all’opera su Dino Campana, in che termini ritornano nella tua “partitura elettrificata”  i temi a lui cari,  “la notte”, “il viaggio”, “il ritorno”?
“In questo attraversamento poetico e verbale, ben più che un semplice “reading”, con Fabrizio Coppola,  siamo partiti dai “Notturni” , argomenti intimi che vengono fuori anche nell’interazione tra il pubblico e noi, un senso di intimità, appunto, favorito dal  buio, che cela sensazioni ed immagini soffuse. Del resto “la notte è la languida amica del criminale” diceva Campana,  perché nella penombra fa emergere delle sfumature… Quanto al tema del viaggio, quello di Campana è stato piuttosto un “non viaggio”, “un  percorso emotivo” ed il “ritorno”, indubbiamente, il desiderio di rivedere le sue cose, il suo paese d’origine, la persona amata. Il rapporto con Sibilla Aleramo , invece, resta solo accennato nell’ultima parte, in due lettere, con  l’attesa di un amore e  la voglia di unirsi, di crescere. Ci interessava, infatti,  dare spazio più  ai “Canti Orfici”, non solo ad una storia d’amore, di cui e su cui già si è detto tutto.   La nostra messinscena è una “partitura musicale ritmica”, in cui ritrovo molte delle mie corde, poiché io stesso nasco artisticamente anche come musicista e non mi sarebbe dispiaciuto fare il cantautore.
- Una “partitura elettrificata”…
“Un attraversamento artistico con musiche elettroniche distorte, un lavoro dove la parola dell’attore e la chitarra distorta è elettrificata. Anche l’attore ha voce distorta con effetti, con mezzi contemporanei ed interessanti, da sperimentare con queste poesie. Sono molto  contento di questo progetto, che dobbiamo ancora completare e far evolvere. Intanto il  pubblico ha già risposto bene. Speriamo di crescere.”