PARLIAMO DI...


28/06/16

L'INTERVISTA - Michelangelo Fetto, Cechov e quell'amara ironia sulle miserie umane

Giovedì 30, in scena gli allievi di Teatro Studio, in "Se c'è un attore in scena..."

di Maria Ricca

E’ il giorno di Cechov, quello di giovedì 30 giugno, al Mulino Pacifico di Benevento, per gli allievi di Teatro Studio. In scena alle 20,30, offriranno saggio del proprio anno accademico, riflettendo sulle pagine ironiche ed intense dell’Autore, disincantato interprete della società russa di fine Ottocento, che divengono espressione più generale ed ampia della temperie dell’epoca.
Al regista Michelangelo Fetto, l’onere dell’adattamento dei passi scelti del drammaturgo e la direzione di “Se c’è un attore in scena…”, con l’assistenza di Assunta Maria Berruti e gli allievi  Anna Chiara Benedetto, Antonella Diglio, Marco Orlando, Marika Porcaro, Martina Puzo, Benedetta Russo, Enrico Torzillo, Paolo Cubelli, Giovanni Mirra, Martina Travia. Organizzazione generale di Paola Fetto ed Antonio Intorcia . Segreteria Organizzativa di Riccardo Intorcia.   Ufficio Stampa di Celeste Mervoglino 
Lo spettacolo si articola su alcuni atti unici del Cechov meno conosciuto, ma non per questo meno affascinante e si inserisce nell’ambito delle attività previste dal progetto “Cum grano salis”, a cura dell’ ATS Motus – Solot, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, vincitore dell’avviso pubblico del 30 ottobre 2012 “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici”.
Secondo Cechov ogni elemento è essenziale alla performance teatrale e, dunque, ogni attore, esattamente come ogni oggetto di scena, ha una sua funzione precisa ed imprescindibile. Dalla parafrasi di questo detto nasce il  titolo della performance di fine anno. 
Ne parliamo con Michelangelo Fetto.
- Qual è l’attualità di Cechov  e  come hanno accolto gli allievi la scelta di questo autore?
“ L’attualità di Cechov è la stessa di Euripide, di Sofocle, ma con una freschezza di linguaggio e di temi sorprendente ed unica; la scelta dell'Autore è strettamente connaturata al percorso intrapreso tre anni fa con questi giovani,  che hanno preso contatto con i grandi della scena, con i loro testi e quando possibile con i grandi attori che hanno avuto modo di applaudire dal vivo ...Per esempio quando porto i "miei" ragazzi a contatto con Enrico Bonavera, Ferruccio Soleri o con la compianta Judith Malina offro loro la migliore lezione di recitazione che mi possa venire in mente.”
- Come hai costruito lo spettacolo, magari anche partendo dai loro suggerimenti e dalle loro riflessioni sull'autore?
“L'ossatura dello spettacolo è un mélange, un voyage nel Cechov meno conosciuto ma non per questo meno affascinante ...Il disfacimento della classe media, la miseria umana morale e materiale, la solitudine, il senso del ridicolo, che nemmeno sfiora le classi dirigenti di questo povero paese, la mentalità bigotta che porta a levare l'indice verso il diverso e mai verso se stessi sono gli ingredienti principali della poetica Cechoviana.”
- C'è qualche vero talento fra questi ragazzi che ha già in animo di proseguire l'esperienza, oltre Teatro Studio e fare della recitazione la sua professione?

“Il nostro obiettivo non è mai stato quello di formare attori, ma piuttosto  fare del teatro uno strumento di arricchimento culturale in primis; poi è la storia della nostra scuola a dire che molti ragazzi che sono passati dalle nostre "tavole" hanno poi fatto della loro passione la loro scelta di vita umana e professionale. Alcuni hanno i numeri giusti per questo lavoro, ma tutti hanno i numeri per essere delle persone migliori anche grazie al teatro.”