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27/07/16

L'INTERVISTA - La Eidos e "Il sogno infranto" : la storia longobarda va in Teatro. Da venerdì a Buonalbergo e poi in tutta la provincia sannita

di Maria Ricca



Sei "mise en espace" per “Un sogno infranto (Adelchi)”, l'allestimento tratto dall’opera di Alessandro Manzoni, realizzato dalla Compagnia Teatro Eidos, nell’ambito del progetto “I Longobardi e il Sannio”, nato col patrocinio della Provincia di Benevento ed il finanziamento della Regione Campania. 
Si parte a Buonalbergo, venerdì 29 luglio,  in Piazza Michele De Juliis alle ore 21,30.La regia dell'opera è di Virginio De Matteo. Prima dello spettacolo, una presentazione delle testimonianze longobarde di Buonalbergo, a cura della Dott.ssa Elena Del Giudice.
Il ciclo di allestimenti, con Virginio De Matteo, Raffaella Mirra, Mimmo Soricelli, Daniela Carbone, Piergiorgio Castaldi, Vincenzo De Matteo, Dina Iscaro, Angelo Lepore, Alessandro Pasquale, Carmine Pasquale, scene di Claudio Mirra, costumi di Maurizio Iannino, luci e fonica di Ada De Matteo, proseguirà con le stesse modalità ad Arpaia, Vitulano, Limatola, Sassinoro, Apice, alle 21,15, nei luoghi "longobardi" delle cittadine.
Ne parliamo con Virginio De Matteo e Mimmo Soricelli, rispettivamente direttore artistico ed organizzativo della compagnia.  

- La Storia entra prepotentemente nel teatro in questo vostro nuovo allestimento. Come lo avete costruito, quali emozioni? Quali le caratterizzazioni dei personaggi?
(Virginio de Matteo) La Mise en Espace utilizza diversi piani di recitazione. Vi sono tre attori che, in tenuta neutra, leggendo, interpretano i tre protagonisti del dramma. Essi sono l’elemento che conduce lo spettatore nel tempo e nello spazio sul percorso dell’accadimento narrato. Con questi tre attori ne interagiscono altri che, recitando e indossando solo alcuni elementi di costume, assumono una funzione sinaptica: sono le connessioni che trasmettono ai tre protagonisti  “i fatti” che sfuggono al loro controllo, i fatti che sfuggono alla loro volontà. Infine tre attrici, in costume d’epoca, interpretano le uniche tre donne presenti nell’opera, spingendo la loro recitazione in un parossistico espressionismo.
 - Quanto c’è di verità storica e quanto di finzione scenica?
(Virginio de Matteo) È da ricordare che Manzoni va oltre i reali fatti storici: alla fine del dramma decide di far morire Adelchi, cosa non affatto vera, essendo lo stesso sopravvissuto alla battaglia e fuggito verso un cauto esilio a Costantinopoli. Il bisogno dell’autore è ben chiaro: dato il momento storico-politico che l’Italia sta vivendo egli, mentre racconta l’epos storico delle longobarde terre, evidenzia la millenaria divisione tra le genti italiche, ricordando loro la pavida accettazione della sottomissione ad altri popoli. Proprio per questo la mise en espace, con soli lievi cenni filologici, utilizzando come chiave formale delle semplici “pennellate” cromatiche, vuole evidenziare la risorgimentale tensione del diciannovesimo secolo.
 - Un esperimento teatrale “nuovo” per voi, che inaugura un diverso filone, dopo molti anni dedicati al teatro per ragazzi, anche se con incursioni notevoli, come “La trasferta” ecc. in quello degli “adulti”. Continuerete su questa scia?
(Mimmo Soricelli) In effetti non è un nuovo esperimento, poiché abbiamo sempre affiancato alle produzioni di Teatro per Ragazzi anche produzioni per “adulti”, oltre “La trasferta”, è di tre anni fa un bellissimo esperimento quello affrontato con “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello e quello affrontato lo scorso anno con “Mistero Buffo” di Dario Fo, che ha girato in diversi teatri italiani.  L’ultimo esperimento lo abbiamo affrontato con la visita-spettacolo al Teatro Romano di Benevento, nel maggio scorso, mettendo in scena alcuni pezzi tratti dai classici greci e latini, che pensiamo di riprendere per il prossimo anno e forse di allargare anche ad altri monumenti. Certo le produzioni per ragazzi sono quelle che ci assorbono di più, soprattutto perché è un “mercato” a livello nazionale nel quale siamo bene inseriti. Ma come abbiamo continuato a fare negli anni continueremo sicuramente ad affrontare il cosiddetto teatro per “adulti”. 
 - Questi sono i giorni del dibattito a Benevento relativamente a “Città Spettacolo”,  che ne pensate?
(Mimmo Soricelli) È sempre una fortuna, quando un evento culturale o meno accende un dibattito, purchè esso sia costruttivo. Ma esprimere giudizi troppo positivi o troppo negativi che siano, prima dei fatti, mi sembra un po’ eccessivo. Per quanto ci riguarda si potrebbe anche ragionare su una totale rivoluzione della manifestazione, a patto che i fondi a disposizione non siano quelli attuali. Non dimentichiamo che bisogna sempre fare i conti con l’oste, anche gli artisti mangiano.