PARLIAMO DI...


03/09/16

CITTA' SPETTACOLO 2016 - Massimo Ranieri: l'inossidabile "performer", che travolge e commuove


Folla in piazza Castello per l'inesauribile energia artistica dell'interprete partenopeo


di Maria Ricca

Nulla accade per caso. Non è suggestione, non è solo voglia di far festa. L’inesauribile, trascinante  energia di Massimo Ranieri, che in “Città Spettacolo” 2016,  soggioga il pubblico pagante nella platea di Piazza Castello, a Benevento, e la folla assiepata ai lati del recinto , è frutto di un percorso lunghissimo di affinamento delle proprie qualità artistiche, ma nulla sarebbe senza il carisma travolgente, che rende l’artista partenopeo, nonostante gli anni (incredibilmente 65!),  ed il lungo percorso alle spalle, ancora protagonista della scena.
Quasi due ore ininterrotte  di spettacolo, in cui Ranieri ha saputo  alternare  sapientemente ai grandi successi del suo repertorio, eseguiti a squarciagola e senza risparmio,  siparietti ironici della tradizione, “macchiette” e “calembour”,  non  trascurando  incursioni nei “classici”, dal “Marenariello” partenopeo, fino a  Carosone a Modugno, passando per Aznavour e per la riproposizione “swing” de “Je so’ pazzo!” di Pino Daniele.

Se sia più godibile Ranieri  quando posa da “chansonnier” o quando attinge ai ricordi del passato, lui che ama alternare il suo  “Sogno e son desto tour”, con il teatro colto e popolare, da Viviani in poi,  non è dato sapere. Certo è che si intuisce dietro la veemenza con la quale sa “tenere” palco e pubblico, uno studio dei tempi tecnici ed un’attenzione ai dettagli, che fanno la differenza.  Uniti all’intelligenza di saper “coccolare” tutto il pubblico, soprattutto quello degli appassionati che da un lato e dall’altro dello spazio chiuso della platea, applaude entusiasta, e che l’artista saluta  con calore.
Finale travolgente con  “Perdere l’amore”, eseguito mille volte nei suoi concerti, ma ognuna come se fosse la prima,  con un’intensità particolare e commovente, che avvicina parole e musica  all’esperienza di ognuno. E ciascuno, così,  le sente proprie. Per questo  no, non sono solo canzonette.