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23/04/17

TEATRO – Maria Penna, l’eroismo della semplicità


La Solot e i Musicalia celebrano il sacrificio de “La Partigiana”, nel segno del 25 aprile


di Maria Ricca

BENEVENTO - “Maria…E’ piccolina, Maria.  Ma è agile, scattante, intelligente, infaticabile lavoratrice e madre appassionata, moglie e compagna 
fedele. Ed è  soprattutto coraggiosa e leale…E’ una “partigiana”…”. Pochi, significativi tratti, per descrivere  “La partigiana” beneventana Maria Penna, figura scelta dalla Solot Compagnia Stabile e dai Musicalia, con Amerigo Ciervo, presidente dell’Anpi, il fratello Marcello ed i giovani della “Bottega” di famiglia, per celebrare  degnamente il 25 aprile , in  chiusura di stagione della rassegna “Obiettivo T”. 

Un racconto coinvolgente ed  appassionato, proposto in scena dall’attore Antonio Intorcia, che su testo e regia di Michelangelo Fetto, sa disegnare, senza retorica,  la figura semplice, ma forte, aspra e decisa, di Maria Penna.
Il freddo riferimento iniziale all’esame autoptico, che testimonia le sofferenze della donna, barbaramente trucidata, lascia spazio, poi, all’emozione del narratore in scena, per raccontarne, con tratti significativi ed essenziali, il percorso umano.  
Ed i  Musicalia scelgono “ ‘E spingule francesi”, per ricordare, con deliziosa tenerezza, l’incontro fra la giovane sannita ed il napoletano Rocco, in giro, nelle nostre terre, per vendere la sua merce.
E’ amore, matrimonio, quattro figli. Poi la decisione di trasferirsi al Nord, per far fortuna. Ma non sono “emigranti” qualsiasi quei due sposi meridionali, che a Firenze continuano la propria attività politica. Il loro negozio è solo una copertura per l’attività politica antifascista, che li renderà perno importante e punto di riferimento fra coloro che alla rivendicazione della libertà non rinunciano, a costo della vita.
Basterà una “spiata”, per soldi o favori, e la parabola di Rocco e Maria arriverà alla parola fine.

Se il marito sarà trucidato in breve, nelle vie di Firenze, la donna, invece, verrà prelevata con forza dalla sua abitazione, davanti agli occhi esterrefatti dei quattro figli bambini, che mai più rivedranno la propria madre.
Sannita era Maria, ma sanniti, ironia della sorte, erano anche Arturo Bocchini, stretto collaboratore di Mussolini, e soprattutto lo spietato Pietro Koch.
In una notte di infami torture, come immaginata e ricostruita dall’autore della pièce, l’ottuso e laido gerarca, interpretato da Michelangelo Fetto,  avrà ragione della vita della piccola, determinata Maria. L’eroismo della giovane, che non farà mai i nomi dei compagni, si rivela in tutta la sua determinazione nell’interpretazione forte e significativa di Concetta Affannoso Amicolo, piccola “mater dolorosa”, che non si lascerà sedurre dalle proposte del persecutore, per aver salva la vita.
L’addio ai figli è affidato ad  una struggente missiva, che li raggiungerà dopo la sua morte (“Immaginate che sia partita per un lungo viaggio…”, dice) , con parole di significativa forza emotiva.
Il “Pianto di Maria”, eseguito dai Musicalia, con intensità e passione, sottolinea il sacrificio più grande, quello compiuto in nome della libertà e conclude la pièce.
Moltissimi applausi, infine, e la commozione dei pronipoti di Maria Penna, Carmine Pizzella e Alfredo Nazzaro, presenti in sala. L’ultimo appello a non dimenticare è di Amerigo Ciervo, che con l’ANPI, ricorda il progetto condotto nelle scuole di ogni ordine e grado, per ricominciare dai giovanissimi. Saranno loro a non dover lasciar cadere il testimone. “Spes contra spem”,  ricorda Ciervo, e la voglia di  continuare a credere in futuro migliore.