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04/07/17

L'INTERVISTA - Andrea Tuzio - "Death Wolf" e quella voglia di mettersi in gioco, per raccontare una generazione


di Maria Ricca

MUSICA - Bruno,  vitale,  arguto.
Diciannove anni di grandi speranze, ma anche di voglia di mettersi in gioco e di combattere per trasformare in realtà il proprio sogno di affermarsi in ambito artistico e musicale: “Con l’impegno e la volontà si ottiene tutto.”
Ne è convinto Andrea Tuzio, rapper, produttore ed autore musicale, in arte "Death Wolf", che impressiona per la determinazione e la voglia di dare corpo alle idee, che lo caratterizza. 
-        -  Come nasce la tua passione per questo genere?
"Io ho iniziato dieci anni fa, praticando  “beatbox”. Sono stato “rumorista” per  quattro o cinque anni e questo mi ha permesso di girare l’Italia. Poi ho deciso di cimentarmi nel rap e mi sono appassionato a scrivere anch’io canzoni, lanciando nel 2014 il mio primo singolo.
Due anni di stop per problemi personali, dal 2015 al 2017, mi hanno reso più forte. Nel gennaio di quest’anno  sono praticamente tornato dal. . . nulla, annunciando l’uscita del mio primo “mix tape” e dell’album  “XXV”,  realizzato con la mia “crew”,  in gergo tecnico, la “gang”.
Ho intrapreso, dunque,  questo mio percorso, sia come artista solista che con l’album “XXV” e poi con il prossimo album che si chiama “Memories”.
-         
Hai un nome d’arte particolare…
“Il  mio nome d’arte è “Death Wolf”, “lupo morto”, perché dietro c’è una storia molto particolare:  il lupo che c’era prima non c’è più, mettiamola così.”
-          - Che tipo di formazione musicale hai alle spalle?
“Sono sempre stato autodidatta, sia come rumorista che come produttore e scrittore, ho provato e riprovato finché non ho imparato. Da autodidatta ho studiato l’arte della produzione  musicale. Io compongo basi strumentali e programmi per creare basi, ho imparato ad usarli in due e tre anni, fra tutorial in varie lingue e tanta pratica . Ci sono riuscito. E adesso il  mio lavoro a tempo pieno è la produzione, con registrazioni in studio e video, che mi autofinanzio . " 
-         -  Come si chiama il tuo canale Youtube?
“Death  Wolf”, come il mio nome d’arte. L’immagine dell’ album è quella, con la mia faccia e la  copertina rosa. Sul canale, per ora, tre pezzi, quello di lancio, uscito a gennaio, poi “Uccidimi ancora” e infine “Weeda free style”, che ha ottenuto  in una settimana 7000 visualizzazioni.  Devo dire che non mi aspettavo un riscontro del genere!  Bisogna calcolare che sono un artista emergente. Nei due anni di assenza, evidentemente,  si è creata molta curiosità.  Ma posso  fare di meglio, molto meglio. Tempo al tempo. .."
-        -   Raccontiamo i tuoi testi.
"I miei testi parlano della realtà che vivo, della gioventù, della mia generazione. Parlo di me, del mio passato. Per esempio “Uccidimi ancora” racconta del perché mi chiamo “Death Wolf”.
In “Weeda  free style” racconto la mia vita attuale, una continua guerra contro le critiche e i giudizi delle persone che non riescono a capire quanta fatica c’è dietro questo lavoro , quanto tempo, quanti pianti, quante porte in faccia che si prendono, quante  critiche infondate,  e soprattutto quante volte si pensa che sia  il momento di abbandonare e invece bisogna trovare la forza di continuare.
Molti, appunto,  mi chiedono quale sia il mio  brano preferito. Io rispondo sempre, “il prossimo” , perché ogni pezzo che scrivo è una situazione che vivo . Non ho un mio brano  preferito. In un pezzo  posso parlare di me stesso, oppure di sesso o droga, e della gioventù,  che ha reso questi due tabù stile di vita.
Per esempio in un mio testo si legge:  “A sedici anni, schiavo della bamba…chiedi scusa a mamma, se anche stavolta l’hai presa sotto gamba”. Ed  anche:  “Per qualche grammo… giovani disposte a vendersi”.
Parlo di ragazzi e ragazze che, comunque sia, pur di  pur di sembrare grandi o normali agli occhi della gente, si comportano  in un certo modo. Del resto il concetto di normalità qual è? Io posso sembrare normale per me stesso , per altri no.
E’ giusto, quindi,  crearsi una propria  personalità, senza farsi trascinare dalle situazioni.
Ma  parlo anche in modo scherzoso, usando termini non proprio consoni, e mi diverto perché questo crea critica, che, comunque sia, positiva o negativa,  indica interesse."
-          - Cosa vedi nel tuo futuro?
“Continuerò  a scrivere, a parlare di me e a dare voce a chi non ce l’ha, come questi  ragazzi.
Io sono i loro occhi, la loro bocca. Continuerò la mia produzione musicale, renderò quest’arte il mio lavoro, sono sicuro che con impegno e volontà si possa ottenere  tutto e spero così  di aumentare la mia “fan base”. Col passare del tempo, poi,  si vedrà.”