PARLIAMO DI...


29/11/17

L'INTERVISTA - Michelangelo Fetto e trent'anni di Solot: teatro colto, fra impegno sociale ed intelligente ironia

di Maria Ricca

Il 30 novembre, al Mulino Pacifico, "Obiettivo T" riparte dai "Valani" (new version)


BENEVENTO - Riparte dai “Valani” (“new version”, però) la stagione “Obiettivo T” della Solot, compagnia che compie trent’anni e li celebra con le produzioni più interessanti delle sue stagioni.
Al Mulino Pacifico di via Appio Claudio, da domani, 30 novembre, andranno in scena alcuni degli spettacoli che hanno segnato le tappe salienti della storia della Compagnia. 
Protagonisti del primo appuntamento, racconto fra parole e musica, i minori del nostro entroterra, bambini fra il 1940 e il 1960, a cui l’infanzia fu negata, perché assoldati come pastori, bifolchi, stallieri e piegati a compiere qualsiasi tipo di incarico, con il consenso della famiglia, per pochi quintali di grano e poco denaro,  in cambio di un anno di lavoro.
Una pratica vergognosa, che tuttavia sparì solo all’inizio degli anni Sessanta, con l’esodo migratorio verso le città del Nord ormai industriali ed il processo di meccanizzazione del mondo agricolo.
Ne parliamo con Michelangelo Fetto, regista, autore, attore.
- Chi sono oggi i moderni “Valani”? E cosa possiamo fare per evitare il reiterarsi di situazioni di sfruttamento ed ingiustizia come quella?
“Valani”, rispetto alla rappresentazione di qualche anno fa, è un altro spettacolo ...In scena io, Antonio Intorcia e Saverio Coletta, con le musiche dei “Sanctoianne”. Il problema è sempre quello però ...Il lavoro ed il mercato che se ne fa sulle spalle dei disperati, che sono sempre più disperati, anche se non sono solo di un colore solo, come negli anni 50 .
-Ritorna, dunque,  “Obiettivo T”, giunto alla ventiseiesima edizione. Dopo un inizio “brillante”, forse anche, in qualche modo, in risposta alle stagioni paludate di una volta, la rassegna ha volutamente perso nel corso degli anni un po’ il tono scanzonato, per concentrarsi sulle rievocazioni storico-sociali.
Da “Memoria” a “La partigiana”, fino ai “Valani”, che apre appunto la stagione del trentennale della Solot, vi è alla base della rassegna e delle vostre scelte una nuova, del tutto diversa, filosofia…
“Ci siamo fatti un regalo di compleanno! Scherzi a parte : abbiamo rimesso mano ad alcuni spettacoli per noi molto significativi, che hanno scandito i tempi e la crescita umana, culturale e scenica del nostro gruppo. Tu mi domandi dell'inizio brillante della rassegna .... E dunque mi chiedi di fare uno sforzo di memoria equivalente ad un quarto di secolo .... Tuttavia ti rispondo che aver dato spazio, nel corso di questi anni, ad autori come Chiti, Manfridi, Bertolucci ( me ne sfugge sicuro qualcun altro) o Pino Carbone, non ha "settorializzato" la nostra rassegna alla sola proposizione, come dici tu, “brillante”.
Le nostre scelte sono sempre state orientate da un altro criterio: la qualità, al di là del genere. Aggiungo sommessamente che il teatro deve essere politico, non nel senso di schieramento, ma in quello più lato di servizio alla POLIS ... Quando parlo dei valani o dei bombardamenti del '43 credo di dare un contributo alla conoscenza della nostra storia che per esempio non è contemplata nei programmi scolastici, per cui per i nostri ragazzi resterebbe un mistero. D'altra parte, per tornare ai generi, la Solot ha sempre fatto un percorso legato all'umorismo, nel senso di studio del meccanismo comico. La nostra lettura di "Mandragola", a detta di molti spettatori, è esilarante. Lo stesso ti dirò di “Pecorari” e “Marcolfa”, presenti in cartellone ...Certo non facciamo cabaret, e non mi riferisco a quello espressionista tedesco o a Petrolini ( magari!), ma a quella roba televisiva fatta da gente con un repertorio di barzellettine che a me non interessa per niente ( e sono buono!). Per me i comici sono Antonio Rezza o la “buonanima” di Daniele Luttazzi...Tutto il resto è noia.”
- “Mi faccia ridere”, alla scoperta di nuovi talenti, ebbe la sua stagione fortunata in “Obiettivo T”. Sembrava comunque uno spunto interessante, poi scomparve … Non c’è dunque nulla da salvare in quella esperienza?
“Mi faccia ridere”? Ti rispondo con un paragone calcistico. Perchè l'Italia non si è qualificata per i Mondiali? Perché i poveri non giocano più a pallone. Il calcio è monopolizzato dalle scuole calcio, dove per giocare devi pagare 1000 euro all'anno. Stessa cosa per i comici che per fare le serate nei bar, nei teatrini, o in tv, anche nei programmi più orribili devono seguire obbligatoriamente dei corsi/laboratori tenuti dalle varie agenzie che producono pure quei programmi che sfornano personaggi a go go, e durano il tempo di una stagione ...Insomma polli da batteria tutti uguali. L'unica cosa che salverei di quell'esperienza sono i pomodori ...che gli lancerei prima di farli esibire!”
 - Teatro tradizionale versus teatro di ricerca. Come si risolve il dissidio fra qualità delle scelte e necessità (se c’è!)di venire a patti con opzioni più condivisibili da una platea allargata?
“Per me il teatro di tradizione vs il teatro di ricerca è una contrapposizione che fa sorridere. Era desueta negli anni ‘80, figuriamoci oggi. Che cos'è la ricerca? Qualcosa che ha a che fare con lo studio? E allora sono uno che fa ricerca, che sperimenta nuovi linguaggi. E’ recente il nostro incontro con Vacis, con il quale abbiamo lavorato per mesi alla sperimentazione di forme di narrazione, che ponessero al centro della questione, anzi superassero, la naturale postura attore- spettatore. Ma ...Divento troppo pesante ...Vorrei essere più brillante!
Resta l’esigenza di dire qualcosa quando facciamo gli spettacoli, quando facciamo i laboratori, quando andiamo nelle scuole o le scuole vengono da noi ..e di farlo, preparandoci al meglio e con tutta la professionalità di cui siamo capaci.
Vi aspettiamo a teatro dove vedrete anche una nostra nuova produzione, a Gennaio, oltre alla nuova versione di nostri spettacoli e tanti eventi a sorpresa teatrali, musicali e cinematografici, che annunceremo là per là .... Per una stagione "aperta" più che mai alle novità.”