di Maria Ricca
S. GIORGIO A CREMANO (NA) - Buio. Poi voci. Che emergono sempre più distintamente, quasi sgorgassero dal profondo dell’anima. Incarnate da corpi che si muovono sullo sfondo nero di un palcoscenico ad esprimere verità eterne, ma troppo spesso dimenticate. “Dobbiamo liberarci dall’ansia di essere sempre i più bravi, quelli invincibili, che non sbagliano mai. Dobbiamo combattere perché ciascuno possa avere la propria libertà di esistere.”
S. GIORGIO A CREMANO (NA) - Buio. Poi voci. Che emergono sempre più distintamente, quasi sgorgassero dal profondo dell’anima. Incarnate da corpi che si muovono sullo sfondo nero di un palcoscenico ad esprimere verità eterne, ma troppo spesso dimenticate. “Dobbiamo liberarci dall’ansia di essere sempre i più bravi, quelli invincibili, che non sbagliano mai. Dobbiamo combattere perché ciascuno possa avere la propria libertà di esistere.”
Vestiti
di sole maschere bianche sono andati in scena, sabato 9 e domenica 10 giugno, gli attori de “La casa di Alessandra”, sul
palco della sede dell’ omonima associazione culturale di San Giorgio a Cremano,
fondata da Giovanna De Luca ed Enrico Cosentini.
Personaggi
che hanno dato voce e volto alle nostre paure, invocando il rispetto delle
differenze, la saggezza di saper con quelle convivere, riconoscendo l’amore come
necessità reciproca.
Tutti
insieme, i ragazzi della “Compagnia della Casa” di Alessandra, a parlare di
libertà e diversità, nel reading di poesia e musica “La libertà di esistere...
Ove nessuno è diverso”. Un afflato
emotivo e corale, intorno alla professoressa Giovanna De Luca, che li ha
diretti magistralmente , coadiuvata dall’attenta e professionale Camilla
Imperato. In scena Laura Amorico, Gaia Salzano, Christian Sarno, Giuseppe Di Franco, Ludovica Leone, Serena Petrucci.
La
regista ha firmato lo spettacolo, cucendo insieme i passi scelti dai vari
autori, in una efficace sintesi espressiva delle parole di Gregory Bateson, di
Paulo Coehlo, Pablo Picasso, Silvia Plath, e di Ben E. King e John Lennon, nell' interpretazione canora suggestiva e coinvolgente di Irene Isolani. Al piano Giuliano Masdea.
Sul
palco l’ “immagine” di una donna musulmana, che ha raccontato la sua “diversità”
come un valore. “Extra”comunitario è colui che ha “qualcosa in più”, all’ “immi-grato”dovremmo
esser tutti “grati”, appunto, per il suo valore aggiunto e il “clan – destino”è
colui che porta con sé la responsabilità del “destino” della sua comunità. E di
riflesso della nostra.
Non
si può giudicare sbagliato per forza ciò che è diverso, solo perché non lo si
conosce, ed occorre agire “prima che sia
troppo tardi.
Le
splendide parole di “Beautiful
that way”, scritte per “La vita è bella”
hanno sottolineato l’atmosfera.
In scena, poi, il piccolo “Giancarlo Catino”, “che crede nell’amicizia”
ed è continuamente bullizzato.
Quindi, una donna maltrattata, vittima del
compagno violento. “Con me sarà diverso…”, aveva detto.
Non va meglio al giovane “transgender” interrogato
dalla polizia, deluso e disilluso dal
mondo e dalla vita, e che ha punito nel modo peggiore l’amante, squallido e
grigio protagonista di una vita familiare di finzione, preferita ad un
sentimento reale.
Ma c’è sempre spazio per la speranza, per quel
filo rosso, condiviso da attori e
spettatori, che ha chiuso la
performance, legando tutti in un abbraccio ideale, nel segno della condivisione.
Perché, in fondo, “I see true colors...”, dice Cyndi
Lauper, nei suoi versi, quei “colori veri”dell’amore, intravisti oltre
l’oscurità degli animi.
Resta agli spettatori, che hanno riempito la
sala ed applaudito lungamente, una
piccola candelina rossa a forma di cuore, che la regista De Luca, ha invitato
ad accendere ed esporre, “per testimoniare la propria voglia di superare
diversità e differenze”.