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26/08/18

CITTA' SPETTACOLO 2018 - La "Combattente" Fiorella Mannoia interpreta l'orgoglio di essere ed emoziona il pubblico


di Maria Ricca

BENEVENTO - “Chi non lotta per qualcosa, avrà comunque perso…” 
Non bisogna rinunciare a se stessi  e alle proprie idee: è il messaggio di Fiorella Mannoia. L’artista romana, salita  sul palco di Benevento Città Spettacolo 2018, alle 22,35, di una serata di fine estate, ha  offerto al pubblico di piazza Castello una delle sue performances più intense. 
“L’orgoglio di essere” , tema del Festival, si è incarnato perfettamente nella sensibilità e nella grande umanità dell’interprete, che sul palco non si è affatto risparmiata, attraversando il genere melodico in tutte le sue sfumature e riproponendo convintamente le proprie suggestioni. Senza rinunciare ad esprimersi sui temi dell’attualità dolente, chiedendo giustizia e chiedendosi se mai arriverà, ripensando a tutti i Sud del mondo, all’umanità che l’attraversa, dominata e maltrattata, eppure mai pronta alla resa.
 E’ l’invito a lottare per il diritto ad essere felici, che ritorna attraverso le canzoni più belle. La Mannoia, profondamente carismatica, si è trasformata ogni volta in donna forte, madre sofferente, ma non disperata, attivista convinta, disincantata interprete del proprio tempo. Mai disposta ad arrendersi però, animando convintamente i testi che ha cantato, suoi ed altrui, da “Penso a te” di Battisti e Mogol, interpretata in modo struggente, alla “Sally” di Vasco Rossi. 
E’ questo il “Combattente tour”, appunto.
Ma sono state, naturalmente, le canzoni più note ad emozionare il pubblico, che appassionatamente ha cantato con lei “Caffè nero bollente”, “Come si cambia”, “Le notti di maggio”, “Che sia benedetta”  (ancora è cocente la delusione, per essersi fatta “fregare da una scimmia”, nell'allusione all’effimera vittoria di Gabbani al Festival di Sanremo 2017, in cui arrivò seconda) e, naturalmente, “Quello che le donne non dicono”. 
Fino alle note allegre e scanzonate del “Cielo di Irlanda”, simbolo della mutevolezza dell’animo umano e della speranza di cambiamento, sulle quali il pubblico si è alzato e ha ballato con lei, in una spontanea  “standing ovation”, meritatissima.