di
Maria Ricca
Vado
controcorrente, se dico che l' edizione XL di “Città spettacolo” mi è
piaciuta?
Forse sì, ma il coinvolgimento vero visto fra la gente,
frequentando i diversi appuntamenti, ciascuno tarato sul gusto diversificato, e
dunque ciascuno a suo modo apprezzato dal pubblico,
indica che “cultura” in senso antropologico può essere ogni manifestazione del
pensiero e dello spirito e come tale va accolta.
Gli appassionati di Teatro
hanno potuto gustare le significative performance di "teatro off" del Magnifico Visbaal, scelte dall'attore e regista Peppe Fonzo, le chicche di “Aperiteatro” proposte dal gruppo di Pier Paolo
Palma e dalla Compagnia Red Rogers, così come hanno potuto lasciarsi ammaliare dall’arte e dalla suggestione dell’interpretazione di
Gabriele Lavia, di Nello Mascia e dell’irresistibile Moni Ovadia, con la
propria rivendicazione del “senso dell’essenza”, in tema con la rassegna, diretta
da Renato Giordano, intesa come umanità uguale, unita da valori e sentimenti
comuni, nel segno della musicalità che non conosce confini.
La presenza
affettuosa, in prima fila, della famiglia Gregoretti, che ha consegnato il
premio intitolato al Maestro all’attore Lavia, è conferma di un’attenzione e di
un apprezzamento per la manifestazione, così come lo fu, in qualche modo, l'intervento dello stesso regista, tre anni fa, in apertura di rassegna, quando
venne a presentare la riedizione della propria autobiografia.
La presenza in
cartellone del Conservatorio, l’afflusso straordinario al concerto di Loredana
Bertè e alla performance di Alessandro Siani, come l’attenzione riservata a Pio
e ad Amedeo, a Carl Brave, all’incontro, affollato dai giovani, con l’ineffabile
Luché, rapper amatissimo, arrabbiato quanto basta, per raccontare di sé, del
suo riscatto da una realtà difficile e della necessità di usare i social, senza
lasciarsi da quelli usare, confermano che non si può e non si deve
settorializzare o rendere esclusiva la proposta artistica, ipotizzando che
possa essere un settore culturale, piuttosto che un altro, ad “educare” il
pubblico o ad aprire nuove strade. Esempio ne sia lo spazio dedicato ai piccoli, con le performances firmate dal gruppo di Angelo Miraglia, che da anni sono interessanti e formative.
E poi la leggerezza anche nell’affrontare
temi epocali è strumento che aiuta a lasciar traccia negli animi di quanto si
dice.
Molti eventi,
certo, uguale molte proposte, “tanta
roba”, dunque.
E va bene così. Resta un solo appunto, però, su “Piazze d’Autore”, gli interessanti incontri con gli
scrittori in Piazza Federico Torre. Sarebbe auspicabile, per la prossima volta,
evitare di prevedere troppe presentazioni di libri, una dopo l’altra, nella
stessa sera. Si affastellano informazioni, il pubblico si confonde, le voci si
accavallano. Qui forse, meno sarebbe meglio. Ma solo qui.