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02/09/19

IL FESTIVAL - Città Spettacolo, le diverse declinazioni della cultura, in senso antropologico

di Maria Ricca

Vado controcorrente, se dico che l' edizione XL di “Città spettacolo” mi è piaciuta? 
Forse sì, ma il coinvolgimento vero  visto fra la gente, frequentando i diversi appuntamenti, ciascuno tarato sul gusto diversificato, e dunque ciascuno a suo modo apprezzato dal pubblico,  indica che “cultura” in senso antropologico può essere ogni manifestazione del pensiero e dello spirito e come tale va accolta. 
Gli appassionati di Teatro hanno potuto gustare le significative performance di "teatro off" del Magnifico Visbaal, scelte dall'attore e regista Peppe Fonzo, le chicche di “Aperiteatro” proposte dal gruppo di  Pier Paolo Palma e dalla Compagnia Red Rogers, così come hanno potuto lasciarsi ammaliare dall’arte e dalla suggestione dell’interpretazione di Gabriele Lavia, di Nello Mascia e dell’irresistibile Moni Ovadia, con la propria rivendicazione del “senso dell’essenza”, in tema con la rassegna, diretta da Renato Giordano, intesa come umanità uguale, unita da valori e sentimenti comuni, nel segno della musicalità che non conosce confini.
La presenza affettuosa, in prima fila, della famiglia Gregoretti, che ha consegnato il premio intitolato al Maestro all’attore Lavia, è conferma di un’attenzione e di un apprezzamento per la manifestazione, così come lo fu, in qualche modo, l'intervento dello stesso regista, tre anni fa, in apertura di rassegna, quando venne a presentare la riedizione della propria autobiografia.
La presenza in cartellone del Conservatorio, l’afflusso straordinario al concerto di Loredana Bertè e alla performance di Alessandro Siani, come l’attenzione riservata a Pio e ad Amedeo, a Carl Brave, all’incontro, affollato dai giovani,  con l’ineffabile Luché, rapper amatissimo, arrabbiato quanto basta, per raccontare di sé, del suo riscatto da una realtà difficile e della necessità di usare i social, senza lasciarsi da quelli usare, confermano che non si può e non si deve settorializzare o rendere esclusiva la proposta artistica, ipotizzando che possa essere un settore culturale, piuttosto che un altro, ad “educare” il pubblico o ad aprire nuove strade. Esempio ne sia lo spazio dedicato ai piccoli, con le performances firmate dal gruppo di Angelo Miraglia, che da anni sono interessanti e formative. 
E poi la leggerezza anche nell’affrontare temi epocali è strumento che aiuta a lasciar traccia negli animi di quanto si dice.
Molti eventi, certo,  uguale molte proposte, “tanta roba”, dunque. 
E va bene così. Resta un solo appunto, però,  su “Piazze d’Autore”, gli interessanti incontri con gli scrittori in Piazza Federico Torre. Sarebbe auspicabile, per la prossima volta, evitare di prevedere troppe presentazioni di libri, una dopo l’altra, nella stessa sera. Si affastellano informazioni, il pubblico si confonde, le voci si accavallano. Qui forse, meno sarebbe meglio. Ma solo qui.