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18/04/20

RIFLESSIONI - "Decamerone 2020": liceali, speranze e sogni in quarantena ai tempi del coronavirus


di Maria Ricca

“Cercasi gruppo di giovani e giovanette per raccontarsi novelle in questo periodo di quarantena….” Detto fatto. Riecheggiando il percorso narrativo allegro, ma non troppo,  del capolavoro di Boccaccio, gli allievi delle classi 2 AL e 3A L del Liceo Urbani di San Giorgio a Cremano hanno raccolto i loro pensieri di giovani “sospesi” nelle “Memorie di una quarantena”. Un “Decamerone 2020” on line (http:decamerone2020.jimdofree.com)
), realizzato con la supervisione della docente di Lettere Carmela De Stefano.
Una rilettura in chiave moderna e decisamente più efficace, soprattutto in questi tempi di DaD, acronimo bizzarro per Didattica a Distanza, per un antico esercizio di scrittura e di espressione delle proprie idee. Un modo per lavorare sulle proprie competenze, di certo più stimolante che il tradizionale tema di italiano ed anche un’opportunità per conservare la memoria collettiva, quell’insieme di ricordi condivisi su cui si fonda l’identità di una comunità.
Si comincia, così, dalle “Allegrie”, un’esplosione di fuochi d’artificio di pensieri, sensazioni, emozioni, ciascuna accompagnata dal commento sonoro della playlist del cuore. Il desiderio di normalità è evocato dalla “voce di un bambino sul balcone, con le sue risate contagiose…”. Solo una parvenza, però. E comunque tutto scende per risalire, perché “si tiene duro…tutto serve…tutto è speciale”. La freschezza della gioventù ritorna nella dichiarata voglia di ripartire, ma anche nell’ingenuo meravigliarsi di quanto possa essere bello ritrovarsi in famiglia, ché “di solito si va sempre di corsa”, fra quegli affetti dati per scontati.
Irresistibile la voglia di ironizzare, poi, sugli effetti dello scatenarsi culinario di questa quarantena, con il fallimento di una comunque improbabile, almeno al momento, “prova costume”, che oppone il flessuoso e muscoloso David di Michelangelo al suo grasso e flaccido sosia “Covid 19”, come da “meme” che gira sui social, strappando sorrisi a denti stretti, in un contorno che non si arrende all’amarezza.
E poi si impongono le “Malinconie”, con le parole in musica di Francesco Gabbani che servono a raccontare quell’universo di sentimenti racchiuso in una stanza e che vorrebbe liberarsi nell’incontro con l’altro, soffocato però dalla paura, irrazionale, ma viva, di lasciarsi andare alle proprie emozioni ed effusioni:  “Temo che il virus giri col vento ed arrivi anche a me – dice un’allieva - Non mi ricordo più la mia vita di prima…”.
Poi i desideri, che inseguono la chimera più improbabile di tutte, la “normalità”. “Mi manca la mia vita, una passeggiata, un abbraccio, il caffè…Il profumo di chi amo, che non può arrivare attraverso una videochiamata.”
Quindi, ancora,  i cambiamenti, le speranze, la capacità di intuire la natura vera delle persone, nei momenti di riflessione ritrovata, i “Racconti”.
Infine le foto più belle ed i sorrisi da quelle immagini di giovani volti sorridenti, le dita della mano alzate a formare la “V” della vittoria contro un nemico subdolo da combattere e contro  il quale si vince solo se si è tutti insieme, spingendo con un’unica forza decisa idealmente il “mostro” virus nel vuoto. E tutto sarà finito, per sempre. Ma dobbiamo farlo insieme. Perché nessuno si salva da solo. Questo sì.
Siamo o non siamo, noi,  maestri ne “L’arte di arrangiarsi” ?