di Maria Ricca
“Cercasi gruppo di giovani e
giovanette per raccontarsi novelle in questo periodo di quarantena….” Detto
fatto. Riecheggiando il percorso narrativo allegro, ma non troppo, del capolavoro di Boccaccio, gli allievi delle
classi 2 AL e 3A L del Liceo Urbani di San Giorgio a Cremano hanno raccolto i
loro pensieri di giovani “sospesi” nelle “Memorie di una quarantena”. Un “Decamerone 2020” on line (http:decamerone2020.jimdofree.com)
Una rilettura in chiave moderna e
decisamente più efficace, soprattutto in questi tempi di DaD, acronimo bizzarro
per Didattica a Distanza, per un antico esercizio di scrittura e di espressione
delle proprie idee. Un modo per lavorare sulle proprie competenze, di certo più
stimolante che il tradizionale tema di italiano ed anche un’opportunità per
conservare la memoria collettiva, quell’insieme di ricordi condivisi su cui si
fonda l’identità di una comunità.
Si comincia, così, dalle
“Allegrie”, un’esplosione di fuochi d’artificio di pensieri, sensazioni,
emozioni, ciascuna accompagnata dal commento sonoro della playlist del cuore.
Il desiderio di normalità è evocato dalla “voce di un bambino sul balcone, con
le sue risate contagiose…”. Solo una parvenza, però. E comunque tutto scende
per risalire, perché “si tiene duro…tutto serve…tutto è speciale”. La
freschezza della gioventù ritorna nella dichiarata voglia di ripartire, ma
anche nell’ingenuo meravigliarsi di quanto possa essere bello ritrovarsi in
famiglia, ché “di solito si va sempre di corsa”, fra quegli affetti dati per
scontati.
Irresistibile la voglia di
ironizzare, poi, sugli effetti dello scatenarsi culinario di questa quarantena,
con il fallimento di una comunque improbabile, almeno al momento, “prova
costume”, che oppone il flessuoso e muscoloso David di Michelangelo al suo grasso
e flaccido sosia “Covid 19”, come da “meme” che gira sui social, strappando
sorrisi a denti stretti, in un contorno che non si arrende all’amarezza.
E poi si impongono le
“Malinconie”, con le parole in musica di Francesco Gabbani che servono a
raccontare quell’universo di sentimenti racchiuso in una stanza e che vorrebbe
liberarsi nell’incontro con l’altro, soffocato però dalla paura, irrazionale,
ma viva, di lasciarsi andare alle proprie emozioni ed effusioni: “Temo che il virus giri col vento ed arrivi
anche a me – dice un’allieva - Non mi ricordo più la mia vita di prima…”.
Poi i desideri, che inseguono la
chimera più improbabile di tutte, la “normalità”. “Mi manca la mia vita, una
passeggiata, un abbraccio, il caffè…Il profumo di chi amo, che non può arrivare
attraverso una videochiamata.”
Quindi, ancora, i cambiamenti, le speranze, la capacità di
intuire la natura vera delle persone, nei momenti di riflessione ritrovata, i
“Racconti”.
Infine le foto più belle ed i
sorrisi da quelle immagini di giovani volti sorridenti, le dita della mano
alzate a formare la “V” della vittoria contro un nemico subdolo da combattere e contro il quale si vince solo se si è
tutti insieme, spingendo con un’unica forza decisa idealmente il “mostro”
virus nel vuoto. E tutto sarà finito, per sempre. Ma dobbiamo farlo insieme.
Perché nessuno si salva da solo. Questo sì.
Siamo o non siamo, noi, maestri ne “L’arte di arrangiarsi” ?