di Maria Ricca
Ancora
un concerto, sabato sera, dedicato alla
tradizione popolare, per il Forum Universale delle Culture, sezione di
Benevento. In scena, al Calandra, “cover set” obbligato, per le afflizioni
della pioggia tardo primaverile, la "Carovana Mediterranea" dei "Pietrarsa” di Mimmo Maglionico.
Ed
è stato subito “Napoli Arab Style”, quel progetto del gruppo che accomuna la
tradizione partenopea, ma non solo, le
musiche etniche del meridione d’Italia e del Mediterraneo, a quelle
dell’altra sponda del “mare nostrum”, passando per i linguaggi
e le sonorità più stimolanti della World Music internazionale, in una
felice ed inevitabile contaminazione, da comuni radici sonore.
Ecco
così che le armonie della “tammurriata”, ma anche della “taranta” e della “pizzica”
salentina, e persino i versi di Raffaele Viviani, si sono mescolati con la millenaria cultura musicale maghrebina
di Marzouk Mejri, polistrumentista
tunisino, trapiantato a Napoli. Un incontro felice ed irresistibile in una confluenza
di umori sonori e provenienze geografiche, che ha ipnotizzato gli
spettatori.
Ma non è stata solo tradizione. L’attualità è entrata
prepotentemente nelle scelte degli
artisti, in quelle di Mimmo Maglionico, appunto, leader dei “Pietrarsa” flautista
di formazione classica e concertista, che ha poi abbracciato le musiche popolari, ed ha collaborato con numerosi artisti
del panorama di ricerca italiano e straniero.
Nelle sue “ballate”, infatti, Maglionico ha inserito con forza i temi sociali, la critica alla Tv,
a certa informazione che racconta la guerra con banalità, come se non fosse un
dramma. Con lui sul palco fior di
strumentisti e Marina Bruno, “the voice”, dalla vocalità possente e profonda. Ma
anche Gennaro Del Piano, musicista ed operatore culturale sannita,
organizzatore del concerto, che ha partecipato attivamente, interpretando una
canzone di De André, tradotta in lingua “partenopea”, ed è rimasto sul palco
per “ ‘O sarracino”, che Renato Carosone scrisse negli anni Sessanta, ancora una
volta un “richiamo”, sia pur scherzoso, alla somiglianza delle culture del Mediterraneo.
Poi l’atteso ospite d’eccezione, Peppe Barra. La
rude schiettezza delle interpretazioni del più famoso fra i “cantattori” di
origine partenopea, ha conquistato
definitivamente l’appassionato pubblico del Calandra. Un repertorio antico il suo, che ha saputo
toccare, da quella più grottesca a quella leggera, fino alla grande tradizione,
tutte le corde della napoletanità verace.
E,
così, c’è stata l’essenza della
tradizione popolare nella “Perpetua”, da
“I fantasmi di Monsignor Perrelli”, proposta, per la prima volta nel lontano 1991, nella Città Spettacolo di Ugo Gregoretti, interpretazione
tra doppi sensi e saggezza antica, interagendo
con il pubblico. Poi la filastrocca dei pulcini, per insegnare ai bimbi
napoletani a ricordare il nome degli animali. E, ancora, il romantico paradosso
della storia d’amore tra due…escrementi,
fino all’omaggio alla rimpianta madre Concetta, che Eduardo ammirava e voleva
con sé in tournée, in “Uocchie c’arraggiunate”.
Infine, la “Tammurriata nera”,
di E.A.Mario e M. Nicolardi, in una versione “psichedelica”, per ricordare i fasci
di luce dei raid aerei, le urla e gli strepiti del popolo, il dramma delle
nostre donne, spesso violentate da quei soldati, madri ragazzine, poi, di
bimbi di colore, tanti piccoli “Ciro”,
presto adottati con amore infinito dalla gente di Napoli, che non li
riconosceva come estranei.
C’è
tempo, infine, per concludere con un
altro giro “ipnotico” di tarante e tarantelle, che Mimmo Maglionico
sapientemente ha regalato al pubblico del Calandra. Entusiasmo ed applausi.