PARLIAMO DI...
08/06/23
BENEVENTO - BCT 2023, dal 21 al 25 giugno: fra i protagonisti Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti e Marco Bellocchio
07/06/23
BENEVENTO - Nella serata al Teatro Romano è Rosella Pastorino in "pole position" nella cinquina del Premio Strega
Prima della conversazione con ciascuno dei dodici prescelti, per illustrare i contenuti e i temi dei romanzi proposti, l'intervento del Sindaco Mastella, che ha proposto alla Fondazione Belllonci, promotrice del Premio, di ospitare ciascuno dei dodici finalisti dell'edizione 2023 nelle scuole di Benevento. Sarebbe un'occasione per avvicinare il pubblico dei più giovani alla lettura.
S. GIORGIO A CREMANO (NA) - Torna il Premio Troisi a Villa Bruno. Dal 26 giugno al 1 luglio in scena Massimiliano Gallo, Mario Biondi, Tony Tammaro
di Maria Ricca
RASSEGNE - Presentata questa mattina a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania la XXIII Edizione del Premio Massimo Troisi – osservatorio sulla comicità, in programma a San Giorgio a Cremano dal 26 giugno al 1 luglio, in Villa Bruno, ancora con la direzione artistica dell’attore e regista Gino Rivieccio. Con lui ad introdurre il programma, realizzato con il contributo della Regione Campania, e alla presenza del Governatore De Luca, c‘erano il Sindaco di San Giorgio Zinno, il vicesindaco ed assessore alla Cultura De Martino.
Il presidente
De Luca ha sottolineato come la scelta
politica culturale della Regione sia democratica, nel segno della
valorizzazione del maggior numero possibile di espressioni del territorio, come
mostre e grandi teatri, ma anche ai quartieri e alle iniziative innovative come
il Premio Troisi, organizzato in onore di un artista, simbolo del Sud e della
sua umanità. Evento diventato simbolo della stagione turistica della Regione
Campania. Per il Sindaco Zinno il Premio rappresenta uno degli appuntamenti
estivi più attesi, in quanto oltre ad essere un vero e proprio osservatorio
sulla comicità e ad ospitare artisti nazionali e internazionali, valorizza una
delle più belle ville del Miglio d’Oro, “Villa Bruno “che è uno dei gioielli
storico-artistici di tutta l’area vesuviana”. Il direttore Rivieccio nell’illustrare
il programma, adatto ad ogni fascia d’età e pensato anche in virtù di quello
che sarebbe piaciuto a Massimo Troisi, ha annunciato gli ospiti principali: Mario
Biondi, Stefano De Martino, Massimiliano Gallo, Paolo Conticini, Rocco Barocco,
Lina Sastri, i Dik Dik e Tony Tammaro. Ingrediente essenziale il concorso per
nuovi aspiranti comici, valutati da una giuria di qualità. La rassegna prevede
ingresso libero su prenotazione e fino ad esaurimento posti. La prenotazione
dei biglietti sarà possibile da sabato 10 giugno mediante la piattaforma
EventBrite, raggiungibile direttamente dal portale www.e-cremano.it nella sezione dedicata al
Premio Massimo Troisi. Inizio spettacoli ore 21.15.
Di seguito il programma completo.
04/06/23
TORRE DEL GR. (NA) – “La ragazza d’oro” ai “Racconti per Ricominciare”, tra tensione emotiva e paralisi dell’essere
di Maria Ricca
Sospese
tra la tensione al fare e l'incapacità di mettere in atto ciò che si desidera,
chiuse in una paralisi involontaria dell'essere, che è metafora di certa
condizione umana sono le donne protagoniste de "La ragazza d'oro",
atto unico, firmato dalla regia di Mario Gelardi, testo di Sebastien David, per
i "Racconti per Ricominciare", la rassegna di Vesuvioteatro, che
all'imbrunire offre in questi giorni pièces d'autore negli spazi storici all’aperto
agli appassionati dell'arte del palcoscenico.
Sullo sfondo di Villa delle Ginestre, a Torre del Greco, nell’ambito di “Racconti per Ricominciare”, di Vesuvioteatro, consulenza di Giulio Baffi, direzione artistica di Claudio Di Palma, completamente immersi nel verde, gli spettatori hanno incontrato nell’interpretazione di Federica Aiello, Francesca Borriero, Gioia Miale, Francesca Muoio, figure femminili dolenti, ma ironiche, al medesimo tempo. Increduli, hanno
caro prezzo le proprie inquietudini. Quindi il perdersi tra mille identità, condizione simile a molti di noi, dell’autrice teatrale incompresa, incapace di godersi fino in fondo il proprio successo, quando questo finalmente arriva, e tormentata da pensieri e ripensamenti. Infine, a suggello di tutto, la
donna, che proprio al culmine della propria carriera professionale, si accorge che ogni cosa che tocca si trasforma in oro e dunque, paradossalmente, la rende impossibile da godere. Non resta che evitare ogni contatto con chiunque ancora non sia stato da lei contaminato e rassegnarsi a vivere quel che resta in una discarica, dove l’oro che metaforicamente è certo “monnezza”, spazzatura, sembra avere solo, per quel luogo, diritto di cittadinanza. Che non siano già “morte” tutte le protagoniste, che si dibattono nella sospensione di un limbo, impossibile da attraversare? Probabile. Resta negli occhi e nell’animo un’opera composita e molto coinvolgente, ricca di citazioni non solo letterarie e di emozioni particolari, che ha affascinato il pubblico e convinto la critica.
03/06/23
PORTICI (NAPOLI) - I "Racconti per Ricominciare" di Vesuvioteatro, nel segno dell' "Amicizia", firmata da Eduardo
di Maria Ricca
TEATRO - L'amicizia, si sa, è fra i beni più preziosi. E la retorica sull'argomento si spreca. "Chi trova un amico, trova un tesoro!", recita il vecchio adagio, e non stupisce che anche Eduardo volle celebrarne il valore nell'atto unico "Amicizia", appunto, in scena in questi giorni a Villa Fernandes di Portici, nell’ambito della rassegna “Racconti per Ricominciare”, di Vesuvioteatro, direzione artistica di Claudio Di Palma, consulenza di Giulio Baffi, organizzazione di Geppi Liguoro e Dora de Martino.
Un’opera che scivola lentamente dalla commedia alla farsa, per svelare il rovescio della medaglia di un legame che può nascondere, anche dietro il suo volto migliore, mille impreviste insidie...
Accade così che Alberto Califano (Luigi Russo), giunto a dar sollievo all'amico ammalato Bartolomeo (Francesco Maria Cordella) e alla devota sua sorella Carolina (Irma Ciaramella), si trovi invischiato in una serie di doveri senza fine, al solo scopo di dare un po' di conforto al morente (o pseudo tale). L'abilità interpretativa degli attori ed il ritmo sostenuto degli scambi recitativi offrono allo spettatore una godibile ora di intrattenimento e di immedesimazione nelle ansie dell'amico, che suo malgrado, per pura bontà d'animo o piuttosto per attitudine al martirio, si lascia convincere da un'esasperata ed esagitata Carolina, desiderosa di attenzioni galanti e non solo, ad immedesimarsi, di volta in volta, nelle persone care a Bartolomeo, di cui quest’ultimo desidera la vicinanza. Arriva così la claudicante zia Matilde, poi il rumorista siciliano, compagno di lavoro a Cinecittà, il ballerino americano di colore, di cui tanto Bartolomeo ammirava le evoluzioni, ed infine il notaio, tutti interpretati da Alberto, conciatosi con panni sempre diversi, appartenuti alla compianta madre dei due fratelli. Pur sfinito dalla mancanza di riposo e di acqua, che per l'avarizia e la ossessività di Carolina, gli sono negati, Alberto non si sottrae al suo dovere di amico. Regge la pièce l'abilità degli attori, coinvolti in un calembour di travestimenti, battute, mimiche, giustamente sopra le righe, ma mai ridondanti, in un crescendo grottesco che culmina nella rivelazione finale: l’unico amico che Bartolomeo non vuole incontrare è proprio lui, Alberto, solo “en travesti” vicino al malato, che confessa, infine, di averlo vergognosamente tradito in gioventù, con la moglie, divenendo il vero padre del primo figlio della coppia. E’ troppo: Alberto si accascia dinanzi ai due, incapace di reagire, forse morto sul colpo per un irresistibile attacco di cuore, Eduardo non lo dice.
Ancora una volta, dunque, la realtà supera la fantasia e mai bisogna dire mai. Applausi a tutti, in conclusione, ed il piacere di aver assistito ad una vera “chicca” teatrale, in una rassegna che sa coniugare brevità e qualità delle proposte, offrendosi come una piacevole occasione di cultura agli amanti di un genere, il teatro, che resiste ai tempi e alle mode.
29/05/23
ERCOLANO (NA) - A Vesuvioteatro approda "Salute" della Solot, per rinfrancare cuori e deliziare i palati
di Maria Ricca
TEATRO - Brio, ironia, arguzia e tradizione. Hanno attinto a tutto il proprio repertorio di suggestioni culturali, teatrali ed attoriali Michelangelo Fetto ed Antonio Intorcia, fondatori ed operatori della Solot, con Rosario Giglio e Massimo Pagano, per discutere del vino in “Salute”, nuovo appuntamento con la rassegna Vesuvioteatro, a Villa Favorita, Ercolano. Gli interpreti hanno affrontato, in ogni termine e modo, la storia della bevanda più amata, passando attraverso l’origine etimologica del nome, forse derivante dal sanscrito, nel prologo affidato ad Antonio Intorcia, per arrivare al “grammelot” partenopeo di Rosario Giglio, che ha raccontato a suo modo “Le nozze di Cana” ed il miracolo della trasformazione dell’acqua nel mitico umore rosso, per rallegrare la festa di matrimonio. Hanno "duellato", poi, Antonio Intorcia e Massimo Pagano, riproponendo la famosa disputa fra i vini del territorio, la bianca Falanghina, che volentieri accompagna il pesce e le pietanze più delicate, ed il rosso ed impegnativo Aglianico, che serve i piatti di carne più saporiti. E se poi Michelangelo Fetto, autore e regista del testo, ha preparato ed offerto al pubblico un sorso di “mulsum” , il vino dei Romani, addolcito col miele, che accompagnava i pasti, si son dilettati gli attori, fra canti, stornelli e danze, ad alternare la recitazione a momenti esilaranti di pura comicità. Ma per apprezzare opportunamente il vino, occorre passare attraverso le tre fasi più importanti dell'assunzione della bevanda, quella visiva, olfattiva, gustativa. Allegria e nostalgia, nel finale, hanno chiuso la performance, sulle note simpatiche e struggenti del “Brinnesi”, che Libero Bovio dedicò, nel lontano 1922, alla sua ingrata innamorata. Se n'è incaricato Massimo Pagano, con sapiente ironia, riproponendo più volte il motivo in varie interpretazioni. Ma se i vini sono tanti, lo spirito che quell’umore solleva è uno solo, nel segno della vita pienamente vissuta.
28/05/23
S. GIORGIO A CR. (NA) - Farsa frizzante ed attori affiatatissimi, " 'Na campagnata 'e tre disperate" : applausi a Vesuvioteatro
12/05/23
BENEVENTO - Quel "Rumore di fondo" dall'amore all'incubo. Il dramma del femminicidio a Obiettivo T della Solot
di Emilio Spiniello
TEATRO - I piedi, la parte inferiore del nostro corpo, prendono vita e sono i protagonisti dei diversi stati d’animo della persona. Quelli di una donna, ad esempio, saltellanti e gioiosi durante l’innamoramento fino al matrimonio, l’apice dell’amore; con il passare degli anni, invece, quelli di un marito autoritario e possessivo diventano pesanti, prepotenti ed opprimenti. Le denunce alle autorità si susseguono, ma nulla. Nasce anche un bimbo, unico appiglio d’amore in un rapporto malato fatto di morbosità, sospetto e gelosia. Dalla vita serena e luminosa, al terrore nei confronti del proprio partner. Inizia l’incubo che termina con il femminicidio, meglio dire omicidio di Stato ed una giovane vita rimasta orfana, senza madre. “Rumore di Fondo” è lo spettacolo con Gea Martire e Antonella Ippolito, andato in scena al Teatro Mulino Pacifico, nell’ambito di Obiettivo T - XXIX edizione stagione teatrale.
Alla base del racconto viscerale la storia vera di Carmine Ammirati e sua mamma Enza Avino, uccisa nel 2015 dall'ex compagno, dopo dodici denunce, rivelatesi inutili. Un monologo duro, vibrante, che ci scuote tra metafora e comicità, con un “sottofondo” di sofferenza crescente. Il sopravvissuto è Carmine, che ci tocca profondamente con la sua registrazione vocale di una lettera scritta a sua madre che lo guarda da lassù.
La regia è di Nadia Baldi. Le musiche, eseguite dal vivo, sono state composte da Ivo Parlati.
07/05/23
"Che ci faccio qui", Iannacone e le storie degli ultimi approdano a teatro con empatia e delicatezza
Il malessere e le storture della società al centro del suo racconto intimo con cui ha perlustrato l’animo dei protagonisti delle storie più assurde, di coloro che vengono emarginati e non aiutati.
Non mancano, però , come contraltare, le storie belle, quelle rivoluzionarie, fatte di gesti d’amore semplici, come la dottoressa che a Trieste cura i piedi dei profughi disperati, ma anche la perseveranza del gestore del Museo Agostinelli di Dragona, dove un simpatico anziano abruzzese salva dalla distruzione e dall'oblio oggetti e testimonianze del passato.
26/04/23
SALERNO - Eugenio Bennato e Pietra Montecorvino, il fascino delle sonorità mediterranee illumina il Teatro Verdi
17/04/23
CAPUA - Successo per "Le sedie", farsa tragica di Ionesco, "ripensata" e riletta da Antonio Iavazzo, con Gianni Arciprete e Licia Iovine
di Maria Ricca
TEATRO - “Facciamo conto che il mondo
siamo noi”. Settantacinque anni di matrimonio sono più di una vita per un uomo
e una donna, che si riflettono l’una nell’altro, in quell’alternarsi di ricordi
che non è solo nostalgico, ma qualcosa di più, è essenza stessa della loro
condizione. E sentono il bisogno di raccontarla al mondo la propria esistenza,
che confluisce nel messaggio prepotente della vita e di quanto ha insegnato
loro, avvertendo l’impulso irresistibile di comunicarlo all’umanità. Solo poi
potranno lasciarlo, questo mondo, insieme, naturalmente, come sono vissuti
finora, nella certezza di aver compiuto il proprio percorso.
E’ il tema de “Le sedie”, adattamento dall’omonimo testo di Eugène Ionesco, realizzato da Antonio Iavazzo, regista, drammaturgo ed autore di testi, con Gianni Arciprete, anche interprete principale, insieme a Licia Iovine, dell’allestimento proposto in scena nell’ambito della rassegna “Fazio Open-Theatre”, diretta dallo stesso Iavazzo, al Palazzo Fazio di Capua. Quest’ultimo testo chiude la sua reinterpretazione della trilogia di Ionesco, l’esponente più rappresentativo, con Beckett, del teatro dell’assurdo.
“Le sedie” è “una farsa tragica”
come la definì lo stesso Autore, e come
ha ribadito Iavazzo, in sede di presentazione in sala e nell’incontro conclusivo
con gli attori al termine dello spettacolo, aperto alle domande degli
spettatori, ovvero “un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni
su cui si basa la nostra quotidianità.” .
Ed infatti c’è una tragica
allegria nei protagonisti, vestiti di tutto punto, lei, Semiramide, vezzosa
vestale dell’intimità domestica, nella sua frivola vestaglia rosa, con
pantofole abbinate, lui più solenne, elegante, ma pure sbarazzino nei modi,
certamente disincantato. Tocca innanzitutto
al marito, “maresciallo d’alloggio” e non di più, come avrebbe voluto la
moglie, ambiziosa, avviare i flusso dei
ricordi, sulle note dei balli da entrambi preferiti in gioventù. Di lì è uno
scorrere infinito di memorie, da quelle più allegre a quelle più dolorose, come
la tragica perdita della madre di lui, compensata dall’affetto di lei, che si
fa “mammina”, come molte mogli diventano, per colmare il vuoto di una genitrice
scomparsa fra i sensi di colpa. E poi il figlio desiderato e mai davvero posseduto…Quanto
hanno imparato insieme e quanto vogliono condividere con i propri “invitati” al
simposio immaginario, che pure sanno costituire, arricchito persino dalla
presenza di un sovrano potente a cui rivolgere il dovuto omaggio servile ! Una
costruzione di linguaggio e di emozioni, perfettamente architettata da Antonio
Iavazzo, che rilegge criticamente il testo di Ionesco, ridandogli vita ed attualità, fondando certo sull’arguzia e
la sensibilità di Gianni Arciprete, co-autore e regista, il quale anima con la
consueta amabilità la figura del marito, conferendogli di volta in volta
tragica austerità e moderna leggerezza e sulle sfumature interpretative di
Licia Iovine, “stralunata” moglie, che sa però riportare, ogni volta, il
coniuge sui binari della vita reale, ricordandogli le sue qualità, mai troppo
sfruttate in gioventù, ma anche i suoi difetti. Perfetta la sintonia fra i due,
che ricostruiscono, fra mottetti e battute, una quotidianità appena appena
caratterizzata da accenti partenopei, in un confronto serrato fra se stessi e
gli “altri”, ospiti immaginari, ma resi
vivissimi nel rivolgersi dialogante a loro, e nelle reazioni provocate.
L’epilogo, struggente, ma non
triste, li vede affondare nella profondità di un mare infinito, e tranquillo,
però, nel quale potranno sublimare, come
farebbe ciascuno di noi, i drammi e le gioie della loro esistenza, che assumono
i caratteri dell’universalità.
Il finale resta aperto, come
avrebbe voluto Ionesco, lasciando allo spettatore ogni possibilità di
interpretazione. Ma solo per modo di dire. Infatti, la complicità dei due, che
hanno percorso insieme ben settantacinque anni della loro esistenza, li rende
fortissimi e guerrieri nei confronti del mondo e sembra lasciare la speranza,
ancora, della possibilità di incontri autentici, grazie ai quali affrontare il
percorso della vita, senza necessariamente perdersi o scontrarsi con un muro di
incomunicabilità.
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02/04/23
BENEVENTO - Roberto D'Alessandro presenta "Money", one man show sul dio denaro
di Emilio Spiniello
TEATRO - L’attore in scena strappa una banconota da 50 euro davanti al pubblico. Cosi come Friedrich Nietzsche disse che “Dio è morto”, cosi un giorno il Dio denaro morirà, sostituito da un altro.
L’attore calabrese Roberto D’Alessandro torna a Benevento portando il suo nuovo spettacolo “Money”. Al teatro comunale di corso Garibaldi, accompagnato alle tastiere da Federico Pappalardo, ci mette in guardia da un futuro, come oggi, dominato dai soldi, il motore del mondo.
Dopo una breve sintesi della storia della nascita del denaro, da quando il profitto e il guadagno non esistevano, fino all’età contemporanea, quella “civiltà” nostra che utilizza i soldi in contanti, le carte di credito e altri moderni strumenti di scambio. Per farne cose? Spesso per farne altri e circondarsi di cose inutili.
Il rapporto con il denaro ci dice anche chi siamo, a quale categoria apparteniamo: per questo D’Alessandro interagendo con il pubblico in sala ha messo in campo un divertentissimo quiz.
Viviamo in una società ossessionata dal denaro, - dice l’attore – ricordando la sua infanzia in Calabria ed il rapporto particolare della madre, donna “taccagna”, con i soldi. Ma questi benedetti soldi daranno poi davvero la felicità? Si chiede D’Alessandro, intervallato costantemente da simpatiche musichette.
Un mondo sempre più disuguale ed anche se il divario tra ricchi e poveri nel mondo è sempre più ampio, è sempre la finanza e il mercato a decretare l’equilibrio del rapporto nella società.
Questa distanza è chiaramente esplicitata nell’incontro dal vivo fatto con un riccone in yacht sulla spiaggia di Torvaianica, il quale si dice addirittura invidioso della vita del ceto medio-basso che intravede felici sulla su una spiaggia libera, portandosi da casa panino e la sdraio, non necessariamente mangiando caviale e champagne a bordo di un panfilo, magari definendosi contenti.
Alla fine emerge che il giudizio generale sui soldi, secondo soprattutto le risposte dei giovani, è che sono “tutto”. Poi l’amara considerazione sul nostro Occidente finanziario accumulatore e consumatore , reo di “affamare” il mondo intero scatenando una crisi alimentare e finanziaria globale, e facendo conseguentemente crollare finanziariamente gli Stati più poveri e sfruttati a causa del proprio egoismo.
Un one man show, sicuramente riuscito, con efficace accompagnamento musicale, per riflettere sullo “sterco del diavolo”.
09/03/23
PIETRELCINA (BN) - Donne fra pregiudizi ed emancipazione, dal mondo antico alle moderne conquiste: relatori a confronto e mostra di immagini d'epoca
Promosso e
coordinato, con cura e dedizione, dall’Assessore
Comunale alla Sanità e alle Pari Opportunità Dott.ssa Milena Masone, che ha illustrato
le ragioni dell’incontro e presentato gli ospiti, il convegno ha avuto come
tema “La figura della donna attraverso i secoli, tra pregiudizi ed emancipazione”
ed è stato caratterizzato dall’inaugurazione della mostra fotografica “Donne di
Pietrelcina”, tra passato e presente, a cura della Consulta delle Donne e dell’Archeoclub,
che con la Proloco, il Convento dei Cappuccini ed il Forum Giovani, ha
contribuito alla realizzazione della manifestazione.
Grande
apprezzamento è stato espresso, innanzitutto, in apertura, da parte del Sindaco Salvatore
Mazzone, per la promozione del convegno e la realizzazione della splendida
Mostra di fotografie sul passato e presente delle donne vissute e viventi a
Pietrelcina, costruita grazie al contributo di molte abitanti storiche del
paese, per disegnare il profilo della figura femminile nella cittadina, dagli
anni Trenta in poi, fino all’era moderna, in un susseguirsi di volti e vestiti
d’epoca, segno delle tradizioni di un popolo.
Padre Fortunato
Grottola, superiore del Convento dei Cappuccini, ha sottolineato l’importanza
del ruolo della donna nella famiglia e dell’unione tra sposi, nell’ottica del
Vangelo, che dev’essere vero matrimonio
e non solo convivenza.
L’Avvocato
Stefania Glielmo, Presidente della Consulta delle Donne di Pietrelcina, ha,
poi, , voluto sottolineare che non certo di una festa
si parla, nel ricordare l’8 marzo, ma
piuttosto di una celebrazione dedicata al ricordo della conquiste che le donne
hanno compiuto, distinguendosi nei vari campi. Il suo pensiero è andato subito a
Lidia Pöet, prima a
rivestire i panni di avvocato e alla sua biografia, nella convinzione che non
vi dovesse essere antagonismo fra i due sessi, nonostante le difficoltà da lei affrontate
e l’aver potuto accedere formalmente alla professione solo a 62 anni. Fra i
punti dell’agenda 2030, ha ricordato l’Avvocato Glielmo, vi è del resto anche l’
“uguaglianza di genere” e dobbiamo essere pronti dunque ad accogliere la sfida
che ci si presenta, ben consapevoli di essere estremamente fortunate, tuttavia,
ad essere nate e a vivere in un Paese libero, nel quale ci è stato consentito
di ereditare il frutto di tante battaglie di libertà.
Sull’importanza di
un’educazione sentimentale rivolta ai più piccoli, ai “maschietti”,
innanzitutto, perché imparino a rispettare, sin da piccoli, il ruolo della
donna, si è soffermata la docente e vicario dell’Istituto Comprensivo
San Pio da Pietrelcina, Prof.ssa Rosella Belinda, c he ha ricordato l’importanza
dell’azione della Scuola, in tal senso, e l’opportunità, una volta non così
scontata, e solo oggi offerta a tutte, di poter studiare ed esprimersi. E poi la consapevolezza che occorra, sin dalla
scuola dell’infanzia, far prendere coscienza ad allievi ed allieve delle
proprie peculiari potenzialità, per non spegnere i loro sogni.
Dalla lirica di Alda Merini, infine, “Sorridi, donna”, è stato ispirato l’intervento
della docente e giornalista, Prof.ssa Maria Ricca, che ha ricordato l’invito rivolto
alle donne dalla poetessa dei Navigli , a far buon viso alle difficoltà della
vita, nonostante tutto, anche se quest’ultima non sempre ricambia, per
coltivare non l’egoismo del “selfie” fine a se stesso, così di moda oggi sui
social, ma piuttosto l’empatia con gli altri. E dunque è sempre necessario,
continuare a celebrare questa Giornata, per ricordare i diritti di chi ancora
subisce violenze e soprusi, in un Paese in cui si registra un alto numero di
femminicidi e in cui forse sarebbe il caso che le mimose, più che donate, venissero
depositate sulle tombe di chi non c’è più, in segno di omaggio a coloro, che con
il sacrificio della vita, hanno osato opporsi al maschio-padrone di turno.
In chiusura gli
interventi del pubblico, in particolare quello del professor Vincenzo
Verdicchio, presidente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Unisannio, che ha
ricordato come difficile sia stato per le donne il cammino verso l’affermazione
nei ruoli della magistratura, anche se tante sono adesso le giudici, eppure, poche sono ancora quelle al
vertice degli organismi giudiziari, segno che i cambiamenti sono sempre lenti
e complessi a realizzarsi. La serata è stata sottolineata anche dai gradevoli
ed indovinati interventi musicali in tema di Miriam Allegretta della Scuola
Fantasy Music Academy, diretta dalla Maestra Mina Minichiello.
Photogallery
05/03/23
PIETRELCINA - La donna fra pregiudizi ed emancipazione: convegno e mostra per celebrare l'8 marzo
CONVEGNI - “La figura della donna attraverso i secoli, tra pregiudizi ed emancipazione”.
Questo il titolo del convegno, promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pietrelcina, l’8 marzo 2023, alle 18.30, presso il Palazzo De Tommasi Bozzi della cittadina sannita, con la Consulta delle Donne, l’Archeoclub, la Proloco, il Convento dei Cappuccini ed il Forum Giovani.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Pietrelcina Salvatore Mazzone e di padre Fortunato Grottola, Superiore del Convento dei Frati Cappuccini, la serata sarà introdotta dall’avvocato Stefania Glielmo, presidente della locale Consulta delle Donne e moderata dalla dottoressa Milena Masone, assessore comunale alla Sanità e Pari Opportunità.
In apertura, l’inaugurazione della mostra fotografica “Donne di Pietrelcina tra passato e presente”, a cura della Consulta e dell’Archeoclub , realizzata con il contributo di preziose immagini storiche e popolari.
Quindi, le testimonianze vive di antiche cittadine, nate e cresciute nel paese di Padre Pio, raccolte dalla giornalista Maria Ricca.
Sull’argomento si confronteranno, poi, i docenti Riccardo Valli, Paola Glielmo, Rosella Belinda, portando ciascuno il proprio contributo culturale e la propria esperienza, nel giorno in cui si celebra la la “Giornata internazionale dei diritti della donna”, ricordando quanto sia stato e sia ancora faticoso e difficile il percorso per l’affermazione di pari diritti per il mondo femminile.
BENEVENTO - Michele Placido conquista il pubblico e fa"sold out", per "La bottega del caffè"
di Emilio Spiniello
TEATRO - Il noto attore Michele Placido è stato il protagonista de “La bottega del caffè”, la commedia capolavoro di Carlo Goldoni, che ha registrato un sold out al teatro comunale “Vittorio Emmanuele” di Benevento. Due serate con la regia di Paolo Valerio, dove tutto è ‘giuoco’ e divertimento nella Venezia del ‘700.
In una delle tante piazzette della città il signor Ridolfo gestisce una caffetteria in compagnia del suo aiutante Trappola in modo garbato e accogliente.
Di fianco alla sua attività, un viavai di disperati e ludopatici frequenta la bisca dell’usuraio messer Pandolfo, lì dove il giovane mercante Eugenio, marito di Vittoria e super dipendente dal gioco d’azzardo, perde fior di quattrini non sapendo poi come onorare i suoi debiti. La moglie di quest’ultimo, ignara di tutto, è costantemente in pena.
Altro giocatore e fascinoso rubacuori il conte Leandro, un furfante che tradisce la moglie Placida con la bella ballerina Lisaura.
Tra storie, pentimenti, falsità ci si ficca quello spione di Don Marzio, interpretato dal 76enne Michele Placido, un nobile napoletano che presenzia, ascolta, riferisce, smaschera e crea disordini.
Ogni personaggio si interfaccerà con lui, credendo inizialmente di ricevere sollievo e benefici, ma ben presto proprio don Marzio sarà causa di rovina, disagi e caos manipolando tutto e tutti, sempre dinanzi alla centrale bottega a seminare zizzania.
Non mancano i colpi di scena, dove le ambiguità dei personaggi in scena si alterano alle loro passioni e ai loro vizi.
Questo classico di Goldoni, ruota intorno al denaro, che trascina i protagonisti nella tristezza.
Lo spettacolo è interpretato da Michele Placido, con Luca Altavilla, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Anna Gargano, Armando Granato, Vito Lopriore, Francesco Migliaccio, Michelangelo Placido, Maria Grazia Plos. Prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production, Fondazione Teatro della Toscana.
27/02/23
POZZUOLI - "T'ho aspettata da una vita", il thriller psicologico di James La Motta, regista impegnato nel sociale
04/02/23
MONTESARCHIO - La famiglia Principe concede l'uso della sua cappella gentilizia alla parrocchia S. Giovanni B.
Gennaro Principe, tenendo fede anche alla volontà dei compianti fratelli Biagio, noto e conosciuto sindacalista, Candido e Delia, nell'attesa di perfezionare la donazione, ha concesso in comodato gratuito, alla parrocchia San Giovanni Battista di Montesarchio, parroco monsignor Antonio Raviele, l'uso della cappella gentilizia dedicata alla Madonna della Vittoria, che si trova a Montesarchio, in via Santo Spirito, per la celebrazione delle Messe, per lo svolgimento delle funzioni religiose e delle attività che il parroco riterrà opportune.
L'antichissima cappella fu costruita nel 1600 e presenta all'interno numerosi affreschi, costituendo in tal modo un prestigioso bene anche storico. Come affermato anche nel volume sulla parrocchia San Leone, sui luoghi di culto, tra le cappella private fatte costruire dalle famiglie nobili ed afferenti alla giurisdizione parrocchiale di San Leone, vi è anche quella della Madonna della Vittoria, così detta in ricordo della battaglia di Lepanto, combattuta il 5 ottobre 1571 fra la flotta turca e la "sacra lega"con cui i cristiani intesero debellare gli infedeli.
A seguito della vittoria dei cristiani, Papa Pio V, avendo posto la sua flotta sotto la protezione della Madonna, vide nella vittoria un segno di benevolenza di Maria, istituendo così la festa del Rosario.
A seguito di tutto ciò, cita anche il volume, la famiglia Principe fece costruire la cappella privata per soddisfare i propri bisogni spirituali.
Ora i discendenti hanno deciso di donare il piccolo luogo di culto alla chiesa per fare in modo che torni ad essere vivo dal punto di vista spirituale.