PARLIAMO DI...


08/06/23

BENEVENTO - BCT 2023, dal 21 al 25 giugno: fra i protagonisti Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti e Marco Bellocchio

di Emilio Spiniello

Si svolgerà dal 21 al 25 giugno 2023 la settima edizione del BCT - Festival Nazionale del Cinema e della Televisione di Benevento, manifestazione ideata e diretta da Antonio Frascadore e che unisce e celebra il mondo del piccolo e del grande schermo con ospiti, anteprime, incontri, proiezioni ed eventi diffusi nei luoghi simbolo della città: Piazza Roma, Piazza Santa Sofia e Piazza Federico Torre.
Quest’anno sono 196 le opere giunte, tra cortometraggi, lungometraggi e documentari  da ben 78 diversi Paesi del mondo e che verranno proiettate in streaming sul sito ufficiale del festival. Il Bct Festival renderà poi omaggio a una grande attrice italiana Anna Magnani, grazie all’attrice Micaela Ramazzotti durante la prima serata dell’evento.
Tra i nomi internazionali, il regista americano Abel Ferrara con la proiezione del suo ultimo film internazionale “Padre Pio”; per il piacere del mondo giovanile arriverà l’attore internazionale ed imprenditore impegnato nel sociale, il modello turco Can Yaman, noto anche per diverse popolari soap.
Fresco di David di Donatello il regista Marco Bellocchio, il quale porterà il suo ultimo film “Rapito”, presentato a Cannes 2023.
Un sannita vero, Mimmo Paladino, sarà in Piazza Federico Torre, ore 22.00 il 21 giugno, per presentare la sua ultima pellicola, girato anche nel capoluogo sannita, dal titolo La Divina Cometa.

A Palazzo San Domenico il Sindaco Clemente Mastella, il rettore UniSannio Gerardo Carfora, il consigliere provinciale Antonio Capuano e il direttore artistico Frascadore hanno presentato il “cartellone che accontenta fasce varie di pubblico, anagrafico e culturale”.
Saranno altresì presenti Marco Bocci, Alessia Mancini,  Benedetta Parodi, Ludovica Nasti, il cast della serie tv “Mare fuori”, Fabio Caressa, Kim Ross Stuart. Invece per il BCT MUSIC FESTIVAL, sono stati annunciati i cantanti Tananai ed Alessandro Mannarino. 
I biglietti potranno essere ritirati nella sede di via Erchemperto 15, solo per i residenti, da lunedi 12 giugno alle 10.30 (soltanto per gli eventi di ingresso di piazza Roma).
Per i residenti da fuori provincia basterà inviare una email a info@festivalbeneventocinematv.it allegando il documento di riconoscimento.

07/06/23

BENEVENTO - Nella serata al Teatro Romano è Rosella Pastorino in "pole position" nella cinquina del Premio Strega


RICONOSCIMENTI - (m.r.) Ancora una volta la magia della letteratura italiana contemporanea approda al Teatro Romano di Benevento, con il Premio Strega, per scegliere la cinquina dei finalisti, che il 6 luglio prossimo, al Ninfeo di Villa Giulia, si contenderanno il prezioso riconoscimento.  A presentare gli ospiti dinanzi ad un pubblico di appassionati, per nulla intimiditi dalla variabilità del tempo, sempre Stefano Coletta, direttore Intrattenimento Prime Time di Raiuno. La regia è stata di Renato Giordano. 
Rosella Postorino con "Mi limitavo ad amare te" (Feltrinelli) è stata la prima classificata della cinquina finalista, con 217 voti. Quindi la compianta Ada D'Adamo con "Come d'aria" (Elliot), Maria Grazia Calandrone con "Dove non mi hai portata" (Einaudi), Andrea Canobbio con "La traversata notturna" (La nave di Teseo) e Romana Petri con "Rubare la notte" (Mondadori).

Prima della conversazione con ciascuno dei dodici prescelti, per illustrare i contenuti e i temi dei romanzi proposti, l'intervento del Sindaco Mastella, che ha proposto alla Fondazione Belllonci, promotrice del Premio, di ospitare ciascuno dei dodici finalisti dell'edizione 2023 nelle scuole di Benevento. Sarebbe un'occasione per avvicinare il pubblico dei più giovani alla lettura. 

S. GIORGIO A CREMANO (NA) - Torna il Premio Troisi a Villa Bruno. Dal 26 giugno al 1 luglio in scena Massimiliano Gallo, Mario Biondi, Tony Tammaro




di Maria Ricca

RASSEGNE - Presentata questa mattina a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania la XXIII Edizione del Premio Massimo Troisi – osservatorio sulla comicità, in programma a San Giorgio a Cremano dal 26 giugno al 1 luglio, in Villa Bruno, ancora con la direzione artistica dell’attore e regista Gino Rivieccio.  Con lui ad introdurre il programma, realizzato con il contributo della Regione Campania, e alla presenza del Governatore De Luca, c‘erano il Sindaco di San Giorgio Zinno, il vicesindaco ed assessore alla Cultura De Martino.

Il presidente De Luca ha sottolineato come la scelta politica culturale della Regione sia democratica, nel segno della valorizzazione del maggior numero possibile di espressioni del territorio, come mostre e grandi teatri, ma anche ai quartieri e alle iniziative innovative come il Premio Troisi, organizzato in onore di un artista, simbolo del Sud e della sua umanità. Evento diventato simbolo della stagione turistica della Regione Campania. Per il Sindaco Zinno il Premio rappresenta uno degli appuntamenti estivi più attesi, in quanto oltre ad essere un vero e proprio osservatorio sulla comicità e ad ospitare artisti nazionali e internazionali, valorizza una delle più belle ville del Miglio d’Oro, “Villa Bruno “che è uno dei gioielli storico-artistici di tutta l’area vesuviana”. Il direttore Rivieccio nell’illustrare il programma, adatto ad ogni fascia d’età e pensato anche in virtù di quello che sarebbe piaciuto a Massimo Troisi, ha annunciato gli ospiti principali: Mario Biondi, Stefano De Martino, Massimiliano Gallo, Paolo Conticini, Rocco Barocco, Lina Sastri, i Dik Dik e Tony Tammaro. Ingrediente essenziale il concorso per nuovi aspiranti comici, valutati da una giuria di qualità. La rassegna prevede ingresso libero su prenotazione e fino ad esaurimento posti. La prenotazione dei biglietti sarà possibile da sabato 10 giugno mediante la piattaforma EventBrite, raggiungibile direttamente dal portale www.e-cremano.it nella sezione dedicata al Premio Massimo Troisi. Inizio spettacoli ore 21.15.

Di seguito il programma completo.


04/06/23

TORRE DEL GR. (NA) – “La ragazza d’oro” ai “Racconti per Ricominciare”, tra tensione emotiva e paralisi dell’essere

 


di Maria Ricca

Sospese tra la tensione al fare e l'incapacità di mettere in atto ciò che si desidera, chiuse in una paralisi involontaria dell'essere, che è metafora di certa condizione umana sono le donne protagoniste de "La ragazza d'oro", atto unico, firmato dalla regia di Mario Gelardi, testo di Sebastien David, per i "Racconti per Ricominciare", la rassegna di Vesuvioteatro, che all'imbrunire offre in questi giorni pièces d'autore negli spazi storici all’aperto agli appassionati dell'arte del palcoscenico.


Sullo sfondo di Villa delle Ginestre, a Torre del Greco, nell’ambito di “Racconti per Ricominciare”, di Vesuvioteatro, consulenza di Giulio Baffi, direzione artistica di Claudio Di Palma, completamente immersi nel verde, gli spettatori hanno incontrato nell’interpretazione di Federica Aiello, Francesca Borriero, Gioia Miale, Francesca Muoio, figure femminili  dolenti, ma ironiche, al medesimo tempo. Increduli, hanno 
conosciuto una giovane defunta, tornata in vita per diventare, suo malgrado, fenomeno da baraccone con tanto di foro di proiettile in pancia, ed inevitabilmente, poi, infelice modello per adolescenti inquiete. Poi una giovane ed intraprendente madre separata, bloccata in Internet, con l’impossibilità di comunicare concretamente con il mondo e soprattutto con la propria figlia, alla quale regala soltanto, e non è poco, le sue nostalgie di gioventù, la voglia di rompere con le convenzioni e di mettere le ali, ispirata da quel Kurt Cobain che pagò a

caro prezzo le proprie inquietudini. Quindi il perdersi tra mille identità, condizione simile a molti di noi, dell’autrice teatrale incompresa, incapace di godersi fino in fondo il proprio successo, quando questo finalmente arriva, e tormentata da pensieri e ripensamenti. Infine, a suggello di tutto, la

donna, che proprio al culmine della propria carriera professionale, si accorge che ogni cosa che tocca si trasforma in oro e dunque, paradossalmente, la rende impossibile da godere. Non resta che evitare ogni contatto con chiunque ancora non sia stato da lei contaminato e rassegnarsi a vivere quel che resta in una discarica, dove l’oro che metaforicamente è certo “monnezza”, spazzatura, sembra avere solo, per quel luogo,
 diritto di cittadinanza. Che non siano già “morte” tutte le protagoniste, che si dibattono nella sospensione di un limbo, impossibile da attraversare? Probabile. Resta negli occhi e nell’animo un’opera composita e molto coinvolgente, ricca di citazioni non solo letterarie e di emozioni particolari, che ha affascinato il pubblico e convinto la critica.

03/06/23

PORTICI (NAPOLI) - I "Racconti per Ricominciare" di Vesuvioteatro, nel segno dell' "Amicizia", firmata da Eduardo

 di Maria Ricca

TEATRO - L'amicizia, si sa, è fra i beni più preziosi. E la retorica sull'argomento si spreca. "Chi trova un amico, trova un tesoro!", recita il vecchio adagio, e non stupisce che anche Eduardo volle celebrarne il valore nell'atto unico "Amicizia", appunto, in scena in questi giorni a Villa Fernandes di Portici, nell’ambito della rassegna “Racconti per Ricominciare”, di Vesuvioteatro, direzione artistica di Claudio Di Palma, consulenza di Giulio Baffi, organizzazione di Geppi Liguoro e Dora de Martino. 

Un’opera che scivola lentamente dalla commedia alla farsa, per svelare il rovescio della medaglia di un legame che può nascondere, anche dietro il suo volto migliore, mille impreviste insidie...

Accade così che Alberto Califano (Luigi Russo), giunto a dar sollievo all'amico ammalato Bartolomeo (Francesco Maria Cordella) e alla devota sua sorella Carolina (Irma Ciaramella), si trovi invischiato in una serie di doveri senza fine, al solo scopo di dare un po' di conforto al morente (o pseudo tale). L'abilità interpretativa degli attori ed il ritmo sostenuto degli scambi recitativi offrono allo spettatore una godibile ora di intrattenimento e di immedesimazione nelle ansie dell'amico, che suo malgrado, per pura bontà d'animo o piuttosto per attitudine al martirio, si lascia convincere da un'esasperata ed esagitata Carolina, desiderosa di attenzioni galanti e non solo,  ad immedesimarsi, di volta in volta, nelle persone care a Bartolomeo, di cui quest’ultimo desidera la vicinanza. Arriva così la claudicante zia Matilde, poi il rumorista siciliano, compagno di lavoro a Cinecittà, il ballerino americano di colore, di cui tanto Bartolomeo ammirava le evoluzioni, ed infine il notaio, tutti interpretati da Alberto, conciatosi con panni sempre diversi, appartenuti alla compianta madre dei due fratelli. Pur sfinito dalla mancanza di riposo e di acqua, che per l'avarizia e la ossessività di Carolina, gli sono negati, Alberto non si sottrae al suo dovere di amico. Regge la pièce l'abilità degli attori, coinvolti in un  calembour di travestimenti,  battute, mimiche, giustamente sopra le righe, ma mai ridondanti, in un crescendo grottesco che culmina nella rivelazione finale: l’unico amico che Bartolomeo non vuole incontrare è proprio lui, Alberto, solo “en travesti” vicino al malato, che confessa, infine, di averlo vergognosamente tradito in gioventù, con la moglie, divenendo il vero padre del primo figlio della coppia. E’ troppo: Alberto si accascia dinanzi ai due, incapace di reagire, forse morto sul colpo per un irresistibile attacco di cuore, Eduardo non lo dice.

Ancora una volta, dunque, la realtà supera la fantasia e mai bisogna dire mai. Applausi a tutti, in conclusione, ed il piacere di aver assistito ad una vera “chicca” teatrale, in una rassegna che sa coniugare brevità e qualità delle proposte, offrendosi come una piacevole occasione di cultura agli amanti di un genere, il teatro, che resiste ai tempi e alle mode.

29/05/23

ERCOLANO (NA) - A Vesuvioteatro approda "Salute" della Solot, per rinfrancare cuori e deliziare i palati

 


di Maria Ricca

TEATRO - Brio, ironia, arguzia e tradizione. Hanno attinto a tutto il proprio repertorio di suggestioni culturali, teatrali ed attoriali Michelangelo Fetto ed Antonio Intorcia, fondatori ed operatori della Solot, con Rosario Giglio e Massimo Pagano, per discutere del vino in “Salute”, nuovo appuntamento con la rassegna Vesuvioteatro, a Villa Favorita, Ercolano. Gli interpreti hanno affrontato, in ogni termine e modo,  la storia della bevanda più amata, passando attraverso l’origine etimologica del nome, forse derivante dal sanscrito, nel prologo affidato ad Antonio Intorcia, per arrivare al “grammelot” partenopeo di Rosario Giglio, che ha raccontato a suo modo “Le nozze di Cana” ed il miracolo della trasformazione dell’acqua nel mitico umore rosso, per rallegrare la festa di matrimonio. Hanno "duellato", poi, Antonio Intorcia e Massimo Pagano, riproponendo la famosa disputa fra i vini del territorio, la bianca Falanghina, che volentieri accompagna il pesce e le pietanze più delicate, ed il rosso ed impegnativo Aglianico, che serve i piatti di carne più saporiti.  E se poi Michelangelo Fetto, autore e regista del testo, ha preparato ed offerto al pubblico un sorso di “mulsum” , il vino dei Romani, addolcito col miele, che accompagnava i pasti, si son dilettati gli attori, fra canti, stornelli e danze, ad alternare la recitazione a momenti esilaranti di pura comicità. Ma per apprezzare opportunamente il vino, occorre passare attraverso le tre fasi più importanti dell'assunzione della bevanda, quella visiva, olfattiva,  gustativa. Allegria e nostalgia, nel finale, hanno chiuso la performance, sulle note simpatiche e struggenti del “Brinnesi”, che Libero Bovio dedicò, nel lontano 1922, alla sua ingrata innamorata. Se n'è incaricato Massimo Pagano, con sapiente ironia, riproponendo più volte il motivo in varie interpretazioni. Ma se i vini sono tanti, lo spirito che quell’umore solleva è uno solo, nel segno della vita pienamente vissuta. 

28/05/23

S. GIORGIO A CR. (NA) - Farsa frizzante ed attori affiatatissimi, " 'Na campagnata 'e tre disperate" : applausi a Vesuvioteatro

di Emilio Spiniello

TEATRO - La frizzante farsa del drammaturgo Antonio Petito, NA CAMPAGNATA 'E TRE DISPERATE, è stata messa in scena nei giardini di Villa Bruno a San Giorgio a  Cremano, nell’ambito della quarta edizione della manifestazione "Racconti per Ricominciare" - festival teatrale nei beni culturali,  ideato e realizzato da Vesuvioteatro.org.
In una locanda di campagna una oste rumena prepara il tavolo per i prossimi clienti. Su quella strada si incrociano tre disperati a partire da Adriano La Peruta, detto ‘o Cilentano’, con le movenze del cantante Adriano Celentano:  un giocatore incallito sempre messo in riga da suo fratello, persona agiata economicamente.
Intanto due finti magrebini, in verità cialtroni napoletani che vivono di espedienti, vedendo il soggetto credono di poter scroccare un pranzo gratis.
I tre squattrinati giunti all’osteria ed accolti con sospetto dalla giovane titolare, mangiano a sbafo tra gag e simpatiche scenette. Non avendo i soldi per pagare il conto, tentano e immaginano varie soluzioni escogitando anche una serie di marchingegni, ma la titolare rumena sa bene con chi ha a che fare. 

Con gli attori Giovanni Allocca, Angela De Matteo, Massimo De Matteo, Peppe Miale ed Eduardo Tartaglia si dà luogo ad una gustosa prova attorale, in un autentico trionfo di uno spettacolo “agile e leggero”, di breve durata. Il tema dell’imbroglio e della fame si intrecciano nella storia con ritmi serrati di tre nullafacenti, interpretata da attori affiatati.

12/05/23

BENEVENTO - Quel "Rumore di fondo" dall'amore all'incubo. Il dramma del femminicidio a Obiettivo T della Solot


 di Emilio Spiniello

TEATRO - I piedi, la parte inferiore del nostro corpo, prendono vita e sono i protagonisti dei diversi stati d’animo della persona. Quelli di una donna, ad esempio, saltellanti e gioiosi durante l’innamoramento fino al matrimonio, l’apice dell’amore; con il passare degli anni, invece, quelli di un marito autoritario e possessivo diventano pesanti, prepotenti ed opprimenti. Le denunce alle autorità si susseguono, ma nulla. Nasce anche un bimbo, unico appiglio d’amore in un rapporto malato fatto di morbosità, sospetto e gelosia. Dalla vita serena e luminosa, al terrore nei confronti del proprio partner.  Inizia l’incubo che termina con il femminicidio, meglio dire omicidio di Stato ed una giovane vita rimasta orfana, senza madre. “Rumore di Fondo” è lo spettacolo con Gea Martire e Antonella Ippolito, andato in scena al Teatro Mulino Pacifico, nell’ambito di Obiettivo T - XXIX edizione stagione teatrale.


Alla base del racconto viscerale la storia vera di  Carmine Ammirati e sua mamma Enza Avino, uccisa nel 2015 dall'ex compagno, dopo dodici denunce, rivelatesi inutili. Un monologo duro, vibrante, che ci scuote tra metafora e comicità, con un “sottofondo” di sofferenza crescente. Il sopravvissuto è Carmine, che ci tocca profondamente con la sua registrazione vocale  di una lettera scritta a sua madre che lo guarda da lassù.

La regia è di Nadia Baldi. Le musiche, eseguite dal vivo, sono state composte da Ivo Parlati.

07/05/23

"Che ci faccio qui", Iannacone e le storie degli ultimi approdano a teatro con empatia e delicatezza


di Emilio Spiniello

Un nome di respiro nazionale torna nel suo territorio d’origine e fa sold out. 
Sul palco del Teatro del Loto di Ferrazzano, in provincia di Campobasso,  lo spettacolo “Che ci faccio qui In scena”, prodotto  da TeatriMolisani insieme a ITC 2000 con il volto Rai Domenico Iannacone.
“Un grande narratore e giornalista”, lo ha definito Stefano Sabelli, patron della manifestazione, il quale con foga si è scagliato contro la gestione della Fondazione Molise Cultura. Il numero uno della cooperativa TeatriMolisani, unica impresa teatrale riconosciuta dal Ministero della Cultura e sostenuta dal Fus, ha chiesto le dimissioni dei vertici della Fondazione per una gestione pessima dei fondi. 
Iannacone ha aperto la sua scatola del tempo, dinanzi ad una foltissima platea, portando a teatro emozioni e storie intime, già presentate sul piccolo schermo dal 2019 con l’omonimo programma tv.
Avvio dalla sua infanzia a Torella del Sannio “ dove ero – ha detto – un uomo liberissimo fin da piccolo pur vivendo in un paese sperduto del Molise, grazie al primo vocabolario avuto in dono”. 
E quindi l’importanza delle parole “cosa potremmo fare se non ci fossero?” e dello sguardo, il guardarsi negli occhi: azione oramai perduta nella società. La sua formazione, con una grande passione per la poesia ed una  nuova visione della vita grazie al film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.


Il malessere e le storture della società al centro del suo racconto intimo con cui ha perlustrato l’animo dei protagonisti delle storie più assurde, di coloro che vengono emarginati e non aiutati. 
Dietro di noi solo macerie, persone ai margini, miseria negli occhi degli invisibili: chi dorme in auto dopo una triste separazione, una vecchia fabbrica farmaceutica popolata soltanto da tossicodipendenti senza futuro, fino al grido di dolore della Madre Terra, rovinata dal consumismo eccessivo e dalla produzione di rifiuti, come le inquinanti ecoballe di Taverna del Re o i disastri ambientali della Terra dei Fuochi, nel Casertano, senza dimenticare l’inferno dell’ex Ilva di Taranto.

Non mancano, però , come contraltare,  le storie belle, quelle rivoluzionarie, fatte di gesti d’amore semplici,  come la dottoressa che a Trieste cura i piedi dei profughi disperati, ma anche la perseveranza del gestore del Museo Agostinelli di Dragona, dove un simpatico anziano  abruzzese salva dalla distruzione e dall'oblio oggetti e testimonianze del passato. 
Lo spettacolo di Iannacone, facendo il pieno di applausi e partendo dal Molise, dopo Guglionesi e Ferrazzano, toccherà tutto lo Stivale.

26/04/23

SALERNO - Eugenio Bennato e Pietra Montecorvino, il fascino delle sonorità mediterranee illumina il Teatro Verdi

di Emilio Spiniello

MUSICA - Festa del 25 aprile al teatro Verdi di Salerno per Eugenio Bennato, accompagnato dall’ensemble vocale “Le Voci del Sud” ( Laura Cuomo, Francesco Luongo, Angelo Plaitano, Daniela Dentato) e dalla voce graffiante di  Pietra Montecorvino, già compagna di vita del fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. "Vento Popolare" è lo spettacolo presentato con  Ezio Lambiase (chitarra classica e elettrica), Mujura (chitarra acustica e basso), Sonia Totaro (voce e danza), Francesca Del Duca (voce e percussioni). Special Guest l’esplosiva voce di Pietra Montecorvino. Quest’ultima ha proposto il brano “Murì” tratta dall'album Sud e ancora "Malagente", composta  insieme al cantante rap napoletano Ivan Granatino.

Durante il concerto, omaggio ai classici “Brigante se more” e “Vulesse addeventare nu brigante” e le grandi canzoni che hanno segnato la sua quarantennale carriera: Che il Mediterraneo sia, Mon père et ma mere, Grande sud, Ritmo di contrabbando, Ninco Nanco, Questione meridionale, Si va!.
Vento Popolare, anche nome dell’ultimo album, approderà  in estate anche all’estero, in India e Marocco, portando il suo carico di fascino delle culture mediterranee.

17/04/23

CAPUA - Successo per "Le sedie", farsa tragica di Ionesco, "ripensata" e riletta da Antonio Iavazzo, con Gianni Arciprete e Licia Iovine

 


di Maria Ricca

TEATRO - “Facciamo conto che il mondo siamo noi”. Settantacinque anni di matrimonio sono più di una vita per un uomo e una donna, che si riflettono l’una nell’altro, in quell’alternarsi di ricordi che non è solo nostalgico, ma qualcosa di più, è essenza stessa della loro condizione. E sentono il bisogno di raccontarla al mondo la propria esistenza, che confluisce nel messaggio prepotente della vita e di quanto ha insegnato loro, avvertendo l’impulso irresistibile di comunicarlo all’umanità. Solo poi potranno lasciarlo, questo mondo, insieme, naturalmente, come sono vissuti finora, nella certezza di aver compiuto il proprio percorso.


E’ il tema de “Le sedie”, adattamento dall’omonimo testo di Eugène Ionesco, realizzato da Antonio Iavazzo, regista, drammaturgo ed autore di testi, con Gianni Arciprete, anche interprete principale, insieme a  Licia Iovine, dell’allestimento proposto in scena nell’ambito della rassegna “Fazio Open-Theatre”, diretta dallo stesso Iavazzo, al Palazzo Fazio di Capua. Quest’ultimo testo chiude la sua reinterpretazione della trilogia di Ionesco, l’esponente più rappresentativo, con Beckett, del teatro dell’assurdo.

“Le sedie” è “una farsa tragica” come la definì lo stesso Autore,  e come ha ribadito Iavazzo, in sede di presentazione in sala e nell’incontro conclusivo con gli attori al termine dello spettacolo, aperto alle domande degli spettatori, ovvero “un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità.” .

Ed infatti c’è una tragica allegria nei protagonisti, vestiti di tutto punto, lei, Semiramide, vezzosa vestale dell’intimità domestica, nella sua frivola vestaglia rosa, con pantofole abbinate, lui più solenne, elegante, ma pure sbarazzino nei modi, certamente disincantato.  Tocca innanzitutto al marito, “maresciallo d’alloggio” e non di più, come avrebbe voluto la moglie, ambiziosa,  avviare i flusso dei ricordi, sulle note dei balli da entrambi preferiti in gioventù. Di lì è uno scorrere infinito di memorie, da quelle più allegre a quelle più dolorose, come la tragica perdita della madre di lui, compensata dall’affetto di lei, che si fa “mammina”, come molte mogli diventano, per colmare il vuoto di una genitrice scomparsa fra i sensi di colpa. E poi  il figlio desiderato e mai davvero posseduto…Quanto hanno imparato insieme e quanto vogliono condividere con i propri “invitati” al simposio immaginario, che pure sanno costituire, arricchito persino dalla presenza di un sovrano potente a cui rivolgere il dovuto omaggio servile ! Una costruzione di linguaggio e di emozioni, perfettamente architettata da Antonio Iavazzo, che rilegge criticamente  il testo di Ionesco, ridandogli vita ed attualità, fondando certo sull’arguzia e la sensibilità di Gianni Arciprete, co-autore e regista, il quale anima con la consueta amabilità la figura del marito, conferendogli di volta in volta tragica austerità e moderna leggerezza e sulle sfumature interpretative di Licia Iovine, “stralunata” moglie, che sa però riportare, ogni volta, il coniuge sui binari della vita reale, ricordandogli le sue qualità, mai troppo sfruttate in gioventù, ma anche i suoi difetti. Perfetta la sintonia fra i due, che ricostruiscono, fra mottetti e battute, una quotidianità appena appena caratterizzata da accenti partenopei, in un confronto serrato fra se stessi e gli  “altri”, ospiti immaginari, ma resi vivissimi nel rivolgersi dialogante a loro, e nelle reazioni provocate.

L’epilogo, struggente, ma non triste, li vede affondare nella profondità di un mare infinito, e tranquillo, però,  nel quale potranno sublimare, come farebbe ciascuno di noi, i drammi e le gioie della loro esistenza, che assumono i caratteri dell’universalità.

Il finale resta aperto, come avrebbe voluto Ionesco, lasciando allo spettatore ogni possibilità di interpretazione. Ma solo per modo di dire. Infatti, la complicità dei due, che hanno percorso insieme ben settantacinque anni della loro esistenza, li rende fortissimi e guerrieri nei confronti del mondo e sembra lasciare la speranza, ancora, della possibilità di incontri autentici, grazie ai quali affrontare il percorso della vita, senza necessariamente perdersi o scontrarsi con un muro di incomunicabilità.

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02/04/23

BENEVENTO - Roberto D'Alessandro presenta "Money", one man show sul dio denaro


 di Emilio Spiniello

TEATRO - L’attore in scena strappa una banconota da 50 euro davanti al pubblico. Cosi come Friedrich Nietzsche disse che “Dio è morto”, cosi un giorno il Dio denaro morirà, sostituito da un altro.

L’attore calabrese Roberto D’Alessandro torna a Benevento portando il suo nuovo spettacolo “Money”. Al teatro comunale di corso Garibaldi, accompagnato alle tastiere da Federico Pappalardo, ci mette in guardia da un futuro, come oggi, dominato dai soldi, il motore del mondo.

Dopo una breve sintesi della storia della nascita del denaro, da quando il profitto e il guadagno non esistevano, fino all’età contemporanea, quella  “civiltà” nostra che utilizza i soldi in contanti, le carte di credito e altri moderni strumenti di scambio. Per farne cose? Spesso per farne altri e circondarsi di cose inutili.

Il rapporto con il denaro ci dice anche chi siamo, a quale categoria apparteniamo: per questo D’Alessandro interagendo con il pubblico in sala ha messo in campo un divertentissimo quiz. 

Viviamo in una società ossessionata dal denaro, - dice l’attore – ricordando la sua infanzia in Calabria ed il rapporto particolare della madre, donna “taccagna”,  con i soldi. Ma questi benedetti soldi daranno poi davvero la felicità? Si chiede D’Alessandro, intervallato costantemente da simpatiche musichette.

Un mondo sempre più disuguale ed anche se il divario tra ricchi e poveri nel mondo è sempre più ampio,  è sempre la finanza e il mercato a decretare l’equilibrio del rapporto nella società.

Questa distanza è chiaramente esplicitata nell’incontro dal vivo fatto con un riccone in yacht sulla spiaggia di Torvaianica, il quale si dice addirittura invidioso della vita del ceto medio-basso che intravede felici sulla su una spiaggia libera, portandosi da casa panino e la sdraio, non necessariamente mangiando caviale e champagne a bordo di un panfilo, magari definendosi contenti.

Alla fine emerge che il giudizio generale sui soldi, secondo soprattutto le risposte dei giovani, è che sono “tutto”. Poi l’amara considerazione sul nostro Occidente finanziario accumulatore e consumatore ,  reo di “affamare” il mondo intero scatenando una crisi alimentare e finanziaria globale, e facendo conseguentemente crollare finanziariamente gli Stati più poveri e sfruttati a causa del proprio egoismo.

Un one man show, sicuramente riuscito, con efficace accompagnamento musicale, per riflettere sullo  “sterco del diavolo”.

09/03/23

PIETRELCINA (BN) - Donne fra pregiudizi ed emancipazione, dal mondo antico alle moderne conquiste: relatori a confronto e mostra di immagini d'epoca

 

CONVEGNI E MOSTRA - Una serata di cultura ed emozioni si è svolta a Pietrelcina, per celebrare la “Giornata Internazionale della Donna”, l'8 marzo 2023, attraverso un percorso storico-sociale condotto da relatori provenienti dal mondo della Scuola, agenzia educativa per eccellenza e dunque luogo ove è più necessario educare ad un'equilibrata visione del mondo con le sue contraddizioni e le sue risorse di speranza.

Promosso e coordinato, con cura e dedizione,  dall’Assessore Comunale alla Sanità e alle Pari Opportunità Dott.ssa Milena Masone, che ha illustrato le ragioni dell’incontro e presentato gli ospiti, il convegno ha avuto come tema “La figura della donna attraverso i secoli, tra pregiudizi ed emancipazione” ed è stato caratterizzato dall’inaugurazione della mostra fotografica “Donne di Pietrelcina”, tra passato e presente, a cura della Consulta delle Donne e dell’Archeoclub, che con la Proloco, il Convento dei Cappuccini ed il Forum Giovani, ha contribuito alla realizzazione della manifestazione.


Le frasi più belle e significative di donne forti e celebri e di uomini illustri, vergate su pannelli,  hanno accolto gli ospiti al convegno, nel corridoio d’ingresso alla struttura.

Grande apprezzamento è stato espresso, innanzitutto,  in apertura, da parte del Sindaco Salvatore Mazzone, per la promozione del convegno e la realizzazione della splendida Mostra di fotografie sul passato e presente delle donne vissute e viventi a Pietrelcina, costruita grazie al contributo di molte abitanti storiche del paese, per disegnare il profilo della figura femminile nella cittadina, dagli anni Trenta in poi, fino all’era moderna, in un susseguirsi di volti e vestiti d’epoca, segno delle tradizioni di un popolo.


Ed è infatti Pietrelcina, ha sottolineato il Sindaco, molto viva anche grazie all’associazionismo, che suscita fermento e vivacità culturale, esprimendo poi un pensiero di grande solidarietà per le donne afgane e iraniane, costrette a lottare per i propri naturali diritti, e mortificate nella loro esigenza di vita e cultura.  

Padre Fortunato Grottola, superiore del Convento dei Cappuccini, ha sottolineato l’importanza del ruolo della donna nella famiglia e dell’unione tra sposi, nell’ottica del Vangelo,  che dev’essere vero matrimonio e non solo convivenza.

L’Avvocato Stefania Glielmo, Presidente della Consulta delle Donne di Pietrelcina, ha, poi, ,   voluto sottolineare che non certo di una festa si parla, nel ricordare l’8 marzo,  ma piuttosto di una celebrazione dedicata al ricordo della conquiste che le donne hanno compiuto, distinguendosi nei vari campi. Il suo pensiero è andato subito a Lidia Pöet, prima a rivestire i panni di avvocato e alla sua biografia, nella convinzione che non vi dovesse essere antagonismo fra i due sessi, nonostante le difficoltà da lei affrontate e l’aver potuto accedere formalmente alla professione solo a 62 anni. Fra i punti dell’agenda 2030, ha ricordato l’Avvocato Glielmo, vi è del resto anche l’ “uguaglianza di genere” e dobbiamo essere pronti dunque ad accogliere la sfida che ci si presenta, ben consapevoli di essere estremamente fortunate, tuttavia, ad essere nate e a vivere in un Paese libero, nel quale ci è stato consentito di ereditare il frutto di tante battaglie di libertà.

 


Le disparità fra uomini e donne hanno origini lontane, lontanissime. E' stato il saggista e studioso Prof. Riccardo Valli a condurre l'uditorio per mano, con intervento brillante ed ironico, pieno di contenuti, attraverso i costumi e le usanze del mondo greco e latino, spesso caratterizzato da una sorta di misoginia, che induceva a considerare la donna nei soli tre ruoli ad ella concessi, “moglie”, “concubina”, “etèra”, citando poi San Paolo, che invocava l'unione fra uomo e donna per evitare tentazioni al di fuori della coppia, per arrivare poi ai giorni nostri, solo apparentemente liberi e moderni.

 


Al centro dell'intervento della Prof.ssa Paola Glielmo, docente presso il Liceo Scientifico “G. Galilei” di Benevento, anglista e promotrice di progetti scolastici internazionali, è stato, poi, il carattere profondamente innovativo delle opere letterarie delle sorelle Brönte, vissute nell'austera epoca vittoriana, eppure promotrici, soprattutto con la “Jane Eyre” di Charlotte, delle prime rivendicazioni in termini di pari opportunità fra uomini e donne, ma anche della necessità di potersi abbandonare alla forza del sentimento.

 

Sull’importanza di un’educazione sentimentale rivolta ai più piccoli, ai “maschietti”, innanzitutto, perché imparino a rispettare, sin da piccoli, il ruolo della donna, si è soffermata la  docente e vicario dell’Istituto Comprensivo San Pio da Pietrelcina, Prof.ssa Rosella Belinda, c he ha ricordato l’importanza dell’azione della Scuola, in tal senso, e l’opportunità, una volta non così scontata, e solo oggi offerta a tutte, di poter studiare ed esprimersi.  E poi la consapevolezza che occorra, sin dalla scuola dell’infanzia, far prendere coscienza ad allievi ed allieve delle proprie peculiari potenzialità, per non spegnere i loro sogni.

Dalla lirica di Alda Merini, infine,  “Sorridi, donna”, è stato ispirato l’intervento della docente e giornalista, Prof.ssa Maria Ricca, che ha ricordato l’invito rivolto alle donne dalla poetessa dei Navigli , a far buon viso alle difficoltà della vita, nonostante tutto, anche se quest’ultima non sempre ricambia, per coltivare non l’egoismo del “selfie” fine a se stesso, così di moda oggi sui social, ma piuttosto l’empatia con gli altri. E dunque è sempre necessario, continuare a celebrare questa Giornata, per ricordare i diritti di chi ancora subisce violenze e soprusi, in un Paese in cui si registra un alto numero di femminicidi e in cui forse sarebbe il caso che le mimose, più che donate, venissero depositate sulle tombe di chi non c’è più, in segno di omaggio a coloro, che con il sacrificio della vita, hanno osato opporsi al maschio-padrone di turno.

In chiusura  gli interventi del pubblico, in particolare quello del professor Vincenzo Verdicchio, presidente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Unisannio, che ha ricordato come difficile sia stato per le donne il cammino verso l’affermazione nei ruoli della magistratura, anche se tante sono adesso le giudici, eppure, poche sono ancora quelle al vertice degli organismi giudiziari, segno che i cambiamenti sono sempre lenti e complessi a realizzarsi. La serata è stata sottolineata anche dai gradevoli ed indovinati interventi musicali in tema di Miriam Allegretta della Scuola Fantasy Music Academy, diretta dalla Maestra Mina Minichiello.

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05/03/23

PIETRELCINA - La donna fra pregiudizi ed emancipazione: convegno e mostra per celebrare l'8 marzo


CONVEGNI -  “La figura della donna attraverso i secoli, tra pregiudizi ed emancipazione”.

 Questo il titolo del convegno, promosso dall’Assessorato  alle Pari Opportunità del Comune di Pietrelcina, l’8 marzo 2023, alle 18.30, presso il Palazzo De Tommasi Bozzi della cittadina sannita, con la Consulta delle Donne, l’Archeoclub, la Proloco, il Convento dei Cappuccini ed il Forum Giovani. 

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Pietrelcina Salvatore Mazzone e di padre Fortunato Grottola, Superiore del Convento dei Frati Cappuccini, la serata sarà introdotta  dall’avvocato Stefania Glielmo, presidente della locale Consulta delle Donne e moderata dalla dottoressa Milena Masone, assessore comunale alla Sanità e Pari Opportunità. 


In apertura, l’inaugurazione della mostra fotografica “Donne di Pietrelcina tra passato e presente”, a cura della Consulta e dell’Archeoclub , realizzata con il contributo di preziose immagini storiche e popolari. 

Quindi, le  testimonianze  vive di antiche cittadine, nate e cresciute nel paese di Padre Pio, raccolte dalla giornalista Maria Ricca.  


Sull’argomento si confronteranno, poi,  i docenti Riccardo Valli, Paola Glielmo, Rosella Belinda, portando ciascuno il proprio contributo culturale e la propria esperienza, nel giorno in cui si celebra la la “Giornata internazionale dei diritti della donna”, ricordando quanto sia stato e sia ancora faticoso e difficile il percorso per l’affermazione di pari diritti per il mondo femminile. 


BENEVENTO - Michele Placido conquista il pubblico e fa"sold out", per "La bottega del caffè"




di Emilio Spiniello

TEATRO - Il noto attore Michele Placido è stato il protagonista de “La bottega del caffè”, la commedia capolavoro di Carlo Goldoni, che ha registrato un sold out al teatro comunale “Vittorio Emmanuele”  di Benevento. Due serate con la regia di Paolo Valerio, dove tutto è ‘giuoco’ e divertimento nella Venezia del ‘700.

In una delle tante piazzette della città il signor Ridolfo gestisce una caffetteria in compagnia del  suo aiutante Trappola in modo garbato e accogliente.

Di fianco alla sua attività, un viavai di disperati e ludopatici frequenta la bisca dell’usuraio messer Pandolfo, lì dove il giovane mercante Eugenio, marito di Vittoria e super dipendente dal gioco d’azzardo, perde fior di quattrini non sapendo poi come onorare i suoi debiti. La moglie di quest’ultimo, ignara di tutto, è costantemente in pena.

Altro giocatore e fascinoso rubacuori il conte Leandro, un furfante che tradisce la moglie Placida con la bella ballerina Lisaura.

Tra storie, pentimenti, falsità ci si ficca quello spione di Don Marzio, interpretato dal 76enne Michele Placido, un nobile napoletano che presenzia, ascolta, riferisce, smaschera e crea disordini.

Ogni personaggio si interfaccerà con lui, credendo inizialmente di ricevere sollievo e benefici, ma ben presto proprio don Marzio sarà causa di rovina, disagi e caos manipolando tutto e tutti, sempre dinanzi alla centrale bottega a seminare zizzania. 

Non mancano i colpi di scena, dove le ambiguità dei personaggi in scena si alterano alle loro passioni e ai loro vizi.

Questo classico di Goldoni,  ruota intorno al denaro, che trascina i protagonisti nella tristezza. 


Lo spettacolo è interpretato da Michele Placido, con Luca Altavilla, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Anna Gargano, Armando Granato, Vito Lopriore, Francesco Migliaccio, Michelangelo Placido, Maria Grazia Plos.  Prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production, Fondazione Teatro della Toscana.

27/02/23

POZZUOLI - "T'ho aspettata da una vita", il thriller psicologico di James La Motta, regista impegnato nel sociale

È stato Palazzo Migliaresi (Rione Terra) Pozzuoli, il 24 febbraio scorso, ad ospitare la presentazione dell’ultima opera filmica di James La Motta,  dal titolo “T’ho aspettata da una vita”, un thriller psicologico che ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultimo frame il pubblico, che entusiasta sin dall’inizio ha seguito attentamente ogni singola parola, espressa durante la proiezione. Una manifestazione che ha visto all’apertura i saluti istituzionali del vicesindaco ed Assesore alla cultura Filippo Monaco, che si è complimentato con il regista per il suo impegno nel  sociale e di portare lustro alla città di Pozzuoli e le sue bellezze,  in giro per il mondo attraverso il suo short movie. A seguire è stata la volta della presentazione del cast,  con alcuni componenti della Scuola della Pace e l’intervento  del presidente, Annalisa Paolillo che ha espresso grande gioia, nel vedere il coinvolgimento dei “suoi ragazzi”, all’interno di una pellicola ma,  soprattutto che James , “nonostante le distanze c’è sempre” . Ed insieme a lui, hanno proprio durante la stessa serata,  lanciato un appello per avere uno spazio per i ragazzi della comunità della pace,  perché in questo momento ne sono sprovvisti. La serata è proseguita prima con il collegamento con gli Stati Uniti con la protagonista, Simona Mangiante e dopo presentando le  sorprese tanto attese delle sorelle Talarico e del brand Quartieri Spagnoli Official . Che hanno omaggiato, di un ombrello fatto a mano, con il dipinto dei volti delle due attrici protagoniste  e messo all’asta insieme alle magliette con la stampa della locandina e il logo del brand quartieri spagnoli official.  Al fine di  poter poi, raccogliere fondi destinati alla scuola della pace. La manifestazione si è conclusa con il taglio della torta, simbolo di un coronare  la nascita di nuovi progetti da parte del regista, che  soddisfatto della serata, ha concluso dicendo: “anche questo piccolo tassello è stato aggiunto al grande mosaico della nostra vita,  che ci vede uniti e pronti ad affrontare nuove missioni,  per aiutare il prossimo”.

04/02/23

MONTESARCHIO - La famiglia Principe concede l'uso della sua cappella gentilizia alla parrocchia S. Giovanni B.

STORIA E CULTURA - 
Un atto di fede e di amore.
Gennaro Principe, tenendo fede anche alla volontà dei compianti fratelli Biagio, noto e conosciuto sindacalista, Candido e Delia, nell'attesa di perfezionare la donazione, ha concesso in comodato gratuito, alla parrocchia San Giovanni Battista di Montesarchio, parroco monsignor Antonio Raviele, l'uso della cappella gentilizia dedicata alla Madonna della Vittoria, che si trova a Montesarchio, in via Santo Spirito, per la celebrazione delle Messe, per lo svolgimento delle funzioni religiose e delle attività che il parroco riterrà opportune.
L'antichissima cappella fu costruita nel 1600 e presenta all'interno numerosi affreschi, costituendo in tal modo un prestigioso bene anche storico. Come affermato anche nel volume sulla parrocchia San Leone, sui luoghi di culto, tra le cappella private fatte costruire dalle famiglie nobili ed afferenti alla giurisdizione parrocchiale di San Leone, vi è anche quella della Madonna della Vittoria, così detta in ricordo della battaglia di Lepanto, combattuta il 5 ottobre 1571 fra la flotta turca e la "sacra lega"con cui i cristiani intesero debellare gli infedeli.
A seguito della vittoria dei cristiani, Papa Pio V, avendo posto la sua flotta sotto la protezione della Madonna, vide nella vittoria un segno di benevolenza di Maria, istituendo così la festa del Rosario.
A seguito di tutto ciò, cita anche il volume, la famiglia Principe fece costruire la cappella privata per soddisfare i propri bisogni spirituali.
Ora i discendenti hanno deciso di donare il piccolo luogo di culto alla chiesa per fare in modo che torni ad essere vivo dal punto di vista spirituale.