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Maria RiccaL'INTERVISTA - Storie di migranti, storie d'amore e di sofferenza, di tenerezza e di rimpianto. Ma anche di riscatto, di voglia di farcela e di dimostrare che nessuna condizione è per sempre, se si vuole emergere. Anche contro chi vuole che tu resti nella dimensione in cui sei, senza speranza di riscatto. Perché il cambiamento è sofferenza, ma è vita. Storie vere, vissute, storie universali, che ciclicamente si ripetono e ritornano, perché la condizione umana non muta, nel tempo e nello spazio.
Sentimenti controversi che prova a raccontare al pubblico l'Ensemble Heliopolis, in scena domani, venerdì 7 febbraio, alle 20,30, per la rassegna "Obiettivo T" della Solot, al Mulino Pacifico, nello spettacolo"E io lasso 'a casa mia", canzoni di migranti e immigrati, ideato da Gennaro Del Piano, musicista e studioso, promotore e curatore di eventi artistici e culturali, canto e voce recitante.
Con lui in scena Valentina Clemente (canto e voce recitante), Francesco Natale (chitarra e banjo), Sergio Prozzo (mandolino e mandola) e Peppe Timbro (contrabbasso) .
- Com'è nato, Gennaro, il progetto di questo spettacolo?
"In realtà il germe dello spettacolo è nato diversi anni fa, e negli intenti avrebbe dovuto avere una natura multimediale con interviste video a nostri emigrati di ritorno ed altri contenuti riferiti a varie culture del Mediterraneo. Data la complessità della realizzazione rimase soltanto sulla carta. Più recentemente invece mi sono focalizzato in modo più specifico sulla ricerca dei brani musicali dell'epoca della grande migrazione dal sud Italia tra fine '800/ inizio '900, ovviamente di area partenopea, esaminandone più di un centinaio fino a scegliere quelli che fanno parte della proposta."
-Che ruolo pensi che la musica possa avere nel raccontare storie di emigrazione e di sofferenza?
"La musica è uno degli aspetti più evocativi di quella epopea, perché attraverso le canzoni ritroviamo sia la sofferenza degli emigrati che le differenze culturali con gli abitanti del Nuovo Mondo e relativa produzione di brani ironici e divertenti."
- Ci sono particolari tradizioni musicali o generi che hai voluto includere, per dare una rappresentazione autentica dell'epoca?
"I generi musicali sono quelli propri della tradizione musicale napoletana ma ad esempio c'è anche un brano di origine anglosassone riscritto nel nostro dialetto. E soprattutto ricorre un linguaggio, un pidgin che rappresenta un punto di passaggio tra la cultura di origine e quella nuova con cui relazionarsi."
- Come hai selezionato i brani che verranno eseguiti? C'è qualche canzone che ha un significato speciale per te o per il gruppo ?
"Come già detto, c'è stato un lungo lavoro di selezione dei brani con una progressiva cernita delle scelte che ci ha portato anche a riarrangiare delle canzoni successivamente messe da parte. C'è molto materiale assolutamente poco conosciuto e pertanto abbiamo limitato a pochi elementi l'esecuzione di canzoni più note relative a questa tematica."
- Qual è la reazione che ti attendi dal pubblico? C'è chi fra noi ha conosciuto, attraverso i ricordi dei nonni o degli zii, il dramma dell'emigrazione nel '900 ...
"Dal pubblico mi attendo come sempre la necessaria curiosità per poter apprezzare contenuti poco o per nulla noti, e possibilmente l'opportuna empatia con la problematiche relative al fenomeno dell'immigrazione - tra sofferenza ed integrazione - di ogni tempo e di ogni Paese."
- Progetti futuri: continuerà la tua ricerca in tal senso o esplorerai nuovi percorsi musicali, affrontando altri periodi storici?
"Non so se la ricerca sul tema continuerà... Ciò che conta per me è aver riscontrato l'interesse dei bravissimi musicisti che fanno parte a pieno titolo di questo progetto e che di fatto ne costituiscono l'aspetto sostanziale ed ineludibile."