PARLIAMO DI...


08/02/15

BENEVENTO - Al Magnifico Teatro, Flavio Cortellazzi "smonta" e "rimonta"... l'arte del palcoscenico

di Maria Ricca

All’inizio è solo buio. Perché le parole diventino più forti ed evidenti, più aggressive, più in grado di trasmettere la propria energia.  E poi esplode l’ironia, che diventa provocazione, voglia di smontare certi meccanismi.
Dissacrante e profondamente irridente la lettura che ha offerto al pubblico, anch’esso ritratto nei suoi tipici atteggiamenti, l’attore e regista Flavio Cortellazzi,  compagnia Teatro Magro, nuovo appuntamento
del finesettimana con il Magnifico Teatro del Magnifico Visbaal, “Senza Niente 4, Il Regista”. Ed è stata una garbata ed efficace presa in giro di certi modi di approcciarsi all’arte della recitazione, che arriva dritta allo spettatore, soprattutto a quello, per così dire, “avvertito fruitore di opere teatrali”, ma soprattutto colpisce  al cuore gli addetti ai lavori, smascherandone tic e comportamenti, reiterati, che diventano profondamente esemplificativi. E poi le varie tecniche di immedesimazione e di costruzione delle scene, fino all’applauso e al ringraziamento finale , diverso a seconda del messaggio che si intende comunicare al pubblico, che fa parte della "catena alimentare del teatro", fingendo un coinvolgimento che non si prova,ovviamente. E ritornano in mente, nell’assistere allo spettacolo, quello strutturare e destrutturare, montare e rimontare le scene, tipico di certa didattica laboratoriale, che l’attore riproduce perfettamente quando chiama in scena una giovane spettatrice e la invita a recitare una poesia, dimostrando come, via via, abbassando il filtro affettivo, ovvero tranquillizzandola, e indirizzandola ad un preciso obiettivo, riesce ad ottenere, gradualmente, dei progressi nella sua performance.  E c’è il tempo, poi, per irridere la boria del critico teatrale, che spesso crede di poter interpretare il pensiero dell’artista, senza tenerne in considerazione la personalità, ma pretendendo di conoscerne ed intuirne il pensiero meglio di lui stesso.

Restano, infine, al centro della performance,  i valori fondamentali su cui poggia l’arte del teatro, che “non si può svolgere in sale polifunzionali, perché non c’è niente di meno polifunzionale del teatro”: la voce, la parola, che è la forza stessa dell’attore e del genere. Applausi meritati, infine, per un testo essenziale e convincente, che non annoia e coinvolge. Prossimo appuntamento con la rassegna “Magnifico Teatro”, il 20 e 21 febbraio, con “Orlando Bodlero”, studio su Carmelo Bene, per la regia di Mario Fedeli, Manuela Mosè e Daniele Fedeli, questi ultimi anche attori, con la Compagnia “Innamorati Erranti”.