di Maria Ricca
All’inizio è solo buio. Perché le parole diventino più forti ed
evidenti, più aggressive, più in grado di trasmettere la propria energia.
E poi esplode l’ironia, che diventa provocazione, voglia di smontare certi
meccanismi.
Dissacrante e profondamente irridente la lettura che ha offerto al
pubblico, anch’esso ritratto nei suoi tipici atteggiamenti, l’attore e regista
Flavio Cortellazzi, compagnia Teatro Magro, nuovo appuntamento
del finesettimana
con il Magnifico Teatro del Magnifico Visbaal, “Senza Niente 4, Il Regista”. Ed è stata una garbata ed efficace
presa in giro di certi modi di approcciarsi all’arte della recitazione, che
arriva dritta allo spettatore, soprattutto a quello, per così dire, “avvertito
fruitore di opere teatrali”, ma soprattutto colpisce al cuore gli addetti
ai lavori, smascherandone tic e comportamenti, reiterati, che diventano
profondamente esemplificativi. E poi le varie tecniche di immedesimazione e di
costruzione delle scene, fino all’applauso e al ringraziamento finale , diverso
a seconda del messaggio che si intende comunicare al pubblico, che fa parte della "catena alimentare
del teatro", fingendo un
coinvolgimento che non si prova,ovviamente. E ritornano in mente,
nell’assistere allo spettacolo, quello strutturare e destrutturare, montare e
rimontare le scene, tipico di certa didattica laboratoriale, che l’attore
riproduce perfettamente quando chiama in scena una giovane spettatrice e la
invita a recitare una poesia, dimostrando come, via via, abbassando il filtro
affettivo, ovvero tranquillizzandola, e indirizzandola ad un preciso obiettivo,
riesce ad ottenere, gradualmente, dei progressi nella sua performance. E
c’è il tempo, poi, per irridere la boria del critico teatrale, che spesso crede
di poter interpretare il pensiero dell’artista, senza tenerne in considerazione
la personalità, ma pretendendo di conoscerne ed intuirne il pensiero meglio di
lui stesso.
Restano,
infine, al centro della performance, i valori fondamentali su cui poggia
l’arte del teatro, che “non si può svolgere in sale polifunzionali, perché non
c’è niente di meno polifunzionale del teatro”: la voce, la parola, che è la
forza stessa dell’attore e del genere. Applausi meritati, infine, per un testo
essenziale e convincente, che non annoia e coinvolge. Prossimo appuntamento con la rassegna
“Magnifico Teatro”, il 20 e 21 febbraio, con “Orlando Bodlero”, studio su
Carmelo Bene, per la regia di Mario Fedeli, Manuela Mosè e Daniele Fedeli,
questi ultimi anche attori, con la Compagnia “Innamorati Erranti”.