di Maria Ricca
Un tema forte, tanto per
cominciare. Per denunciare i delitti di una generazione e rivendicare l’orgoglio
di una dimensione, quella della sordità, che, pur inquadrata nella disabilità,
non toglie né dignità, né forza al pensiero, oltre ogni visione superficiale. “Oltre
gli occhi”, appunto.
Come la pièce teatrale, primo esperimento
di drammaturgia LIS, a Benevento, al Teatro Massimo, dove un foltissimo pubblico
si è ritrovato per esprimere affetto, vicinanza e condivisione per un progetto
che è artistico, culturale e sociale insieme.
Quale modo migliore, dunque,
per denunciare l’ostilità nei confronti delle diversità, che non rievocare gli
orrori del nazismo? E farlo attraverso una messinscena di grande intensità, una
drammaturgia forte sulla follia del Terzo Reich, diretta dal regista Dario
Pasquarella, che ha inteso schierarsi a favore del
riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana come vera lingua, accostata in espressività alle
recitazioni sonore, e non minore in intensità. Interpreti gli attori sordi ed udenti della compagnia Laboratorio Zero di Roma, un gruppo che,
attraverso un lungo percorso creativo, ha dato vita ad uno spettacolo bilingue,
rendendo tutto comprensibile a udenti e non.
Due amiche in scena si ritrovano,
sotto un lampione, ad evocare ricordi e nostalgie, sullo sfondo di una Germania
che non perdona, per la quale l’ “eughenìa”, evocata dalle parole di un ufficiale
nazista, è intesa solo come necessità di “pulire” la razza da ogni elemento che
ne tradisca la purezza e in nome della quale i crimini più efferati sono compiuti.
Occorre resistere, conservando dentro di sé la voglia di vivere da uomini e
donne libere, non uccelli in gabbia. Perché la libertà arriverà… Dal fondo,
così, emergono i personaggi dei deportati che, sguardo fiero e valigia in mano,
sono costretti ad abbandonare i propri effetti personali e ad imbarcarsi per la
più terribile delle avventure. Storie vere, purtroppo. Ma riscattate da tanta
umanità e dalla necessità di una denuncia che non deve mai venir meno.
L'evento è stata promosso
a Benevento dalla Cooperativa sociale Immaginaria, che da alcuni anni è attiva nel
campo del teatro sociale, attraverso progetti di animazione culturale, volti all'integrazione e al sostegno della diversità.
Un impegno che si è ritrovato anche
nelle splendide parole enunciate ad inizio della pièce, prima dell’apertura del
sipario, dal presidente della Cooperativa Claudio D’Agostino e dai responsabili
della Cooperativa Immaginaria, che hanno rivendicato con forza il ruolo del
linguaggio dei segni nell’esprimere e dar vita e voce, a passioni e sensazioni, gioie e tristezze, esattamente
allo stesso modo di qualsiasi altro idioma fatto di parole.
Perché “l’integrazione è alla
base della società”, hanno ribadito, invitando tutto il pubblico, con il linguaggio
dei segni, a riprodurre queste parole e ad applaudire gli attori, con il gesto
tipico dello scuotere le mani, che subito infonde calore e suggerisce
coinvolgimento.