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06/01/16

L'EVENTO - "Voci di donne", dolenti ed indomite, fra danza, musica e solidarietà, per il Centro Studi Carmen Castiello

di Maria Ricca

Le note di “Libertango” ed è subito atmosfera…Quella giusta, per introdurre le “Voci di donne, tessitrici di storie e di vita”, che un perfetto e sincronico gioco di squadra ha offerto all’attenzione degli spettatori del Teatro Massimo di Benevento, numerosi per lo spettacolo di danza, musica e recitazione, in programma nella sera della Vigilia dell’Epifania.
In apertura il saluto di Carmen Castiello, danzatrice e coreografa, promotrice dell’evento, con il suo Centro Studi,  e del
Sindaco Pepe,che ricorda le due finalità per cui è stato realizzato lo spettacolo, ovvero la raccolta fondi per l’Unicef,  progetto “Bambini in pericolo”, e  la ricostruzione post-alluvione, con l'acquisto di computer per l’Istituto Comprensivo  Scuola “Moscati” : "Straordinaria la solidarietà registrata da parte di tutti - ha sottolineato - ma gravi i danni lasciati al territorio, alle sue strutture e alle sue imprese."
Sfilano, in apertura,  sullo schermo, immagini sofferte di donne dolenti, che stringono i figli al seno o li abbracciano commosse,  ripiegandosi su se stesse, vittime di violenza, o gridando al cielo la propria disperazione.
La scena si sposta a Buenos Aires, nel 1935. I danzatori della Compagnia “Balletto di Benevento”, diretta dalla Castiello, ovvero Giselle Marucci, Odette Marucci, Lucrezia Delli Veneri, Ilaria Mandato, Francesco Panebianco, Sandro Mattera incarnano il popolo
argentino che si commuove nel celebrare la parabola  triste di Evìta Peròn e, dopo il tango, affidato alla protagonista, si muovono sulle note di “Don’t cry for me, Argentina", eseguita mirabilmente da Anna Rita De Pascale, accompagnata dall’Orchestra "Visibili Armonie" dell'Ensemble "Novecento", diretta con passione e professionalità dal M° Debora Capitanio. 
Tocca a Mariella Perifano ricordare nei testi intensi e significativi, scritti dalla regista ed autrice Mariella De Libero, che ha coinvolto nella performances le sue interpreti di "Libero Teatro",   la dedizione della Duarte per i “descamisados” e per il
popolo che la esaltò e la rimpianse.
E’ un attimo e la scena cambia. Siamo ad Amsterdam, nel 1940, come testimoniano le immagini grigie proiettate sul fondo.  Le luci dell’articolato spettacolo sono puntate sulla dolce e triste Anna Frank, interpretata, nei testi recitati da Virginia Storzieriem, cui fanno corolla le ballerine, sempre in abiti d’epoca. Le note di “Beautiful that way”, da “La vita è bella”, servono a sottolineare l’ansia di vivere della giovane ebrea, perita nel campo di concentramento. Le pagine del suo diario scivolano dall’alto sugli spettatori, ricordando il suo amore per l’umanità e la certezza che dopo la tempesta sarebbe tornato il sereno.  
Il tema “Moon River”, da “Colazione da Tiffany”, accompagna le immagini dei film più belli della terza eroina della serata.  E’ la volta di Audrey Hepburn, l’indimenticabile “Sabrina”,  le cui parole sono ricordate da Alessia Pellegrino, che dedicò la seconda parte della sua vita all’Unicef, di cui fu appassionata ambasciatrice, trasformando il suo amore per l’arte nell’amore per i diseredati, meritando così  la Medaglia Presidenziale della Libertà, altissima onorificenza negli Stati Uniti.
Le note di Nino Rota introducono, poi il volto, allegro e drammatico insieme, di Giulietta Masina, adorabile “Gelsomina”, ne “La strada” (interpretazione testi di Maria Rita Bianchini) emblema, con la sua dolcezza ed ingenuità, in qualche modo, di tutte le donne vittime di violenza, che finiscono per sentirsi indegne della vita stessa e della considerazione altrui. 
La narrazione culmina nell’ultima, grande figura rappresentata in scena, quella di Madre Teresa di Calcutta (Emmanuela Antonelli ne interpreta le parole), la “piccola matita nelle mani di Dio”, la cui vicenda umana è raccontata sapientemente nelle coinvolgenti coreografie di Carmen Castiello.
E’ , infine, Maria, Madre di Dio, l’ultima donna rappresentata in scena nello spettacolo, di splendido gusto artistico, (ancora Alessia Pellegrino), che si chiude sulle note di “Somewhere over the Rainbow”, prima di lasciare spazio, nella seconda parte, ai piccoli “Berretti Rossi” del Centro Studi Danza di Carmen Castiello che si esibiscono per l’Unicef. E’ lei l’emblema di tutte le donne che amano, pregano, lottano, sognano, madri dolorose, ma indomite di ogni uomo. 


FOTOGALLERY (a cura di Carmine Pizzella)