BENEVENTO - La realtà artistica “in fieri” più interessante,
il serbatoio di talenti musicali più
potente in città si chiama Conservatorio Statale “Nicola Sala”. A confermarlo,
una volta di più, la splendida performance che ha chiuso “Benevento Città
Spettacolo”, nell’ultima sera tiepida di questa estate ballerina, il 31 agosto,
cominciata fra “distinguo” e precisazioni del Sindaco Mastella, a proposito di
un futuro presunto riconoscimento accademico "honoris causa", da parte dell'Istituto Musicale a Gigi
D’Alessio, in realtà solo la proposizione di una collaborazione progettuale, complice la vocazione della
struttura cittadina ad affrontare tutti i generi, dal classico, al pop, al jazz.
Poi i saluti del presidente
Caterina Meglio (“E’ questa l’ultima mia Città Spettacolo, il mandato è in
scadenza”) e del direttore Giuseppe
Ilario (“Applaudite questi ragazzi, che hanno goduto solo di pochissimi giorni
di ferie, per proporre alla città l’allestimento di stasera”!).
Loro, i protagonisti della “Cavalleria Rusticana” di Pietro
Mascagni, scelta per concludere la kermesse di fine estate, ce l’hanno messa
tutta davvero, per offrire al pubblico un saggio della loro promettente
professionalità, affiancati dai docenti, impegnati nell’ottica di dare giusta
attualizzazione agli studi teorici, che si vanno compiendo giorno dopo giorno
nelle aule di via Mario La Vipera.
Lo spirito è stato
quello giusto, l’entusiasmo indescrivibile, la cornice di piazza S. Sofia indubbiamente
suggestiva, con gli spettatori (non sempre disciplinati quanto avrebbe richiesto un allestimento del genere) a contendersi le sedie bianche e nere a disposizione , riprendendo e
condividendo con gli smartphones ogni momento possibile di una performance
piccola, ma significativa, certo da ricordare, in chiusura di sette giorni
interessanti, che hanno provato ad incontrare i gusti di ogni pubblico. Ovviamente, distaccandosi dalla formula originaria del Festival di
ricerca, nato da un'idea di Ugo Gregoretti, che voleva diventare punto di riferimento per le nuove produzioni
teatrali italiane, e che è divenuto, in questi anni più
attento ad intercettare l'attenzione della piazza e i gusti popolari. Segno dei tempi, certo, per una formula completamente diversa, quella attuale, che
appartiene ad un modo differente di concepire l’arte, non per questo, però, da
derubricare a semplice e sterile intrattenimento.
Se è la città, infatti, a divenire spettacolo, questa deve
necessariamente aprirsi a tutti i generi, come si è fatto, dal teatro di
riflessione a quello brillante, dal cinema “nel cassetto” alla letteratura, con le
importanti presenze di Claudio Cerasa, di Paolo Giordano e dell’ultimo Premio
Strega Helena Janeczek. Trovano ragion d'essere, quindi, tutte le proposte, anche quelle di puro intrattenimento, come il concertone finale dell’acclamato Gigi D’Alessio, forte di un “mestiere” e di un
inossidabile fan cub, trasversale nelle generazioni, dopo l’apertura di una
raffinata e sensibile Fiorella Mannoia.
Scelte utili, però, a coccolare ogni pubblico e
a predisporlo consapevolmente all’accettazione di ogni altra forma d’arte. Perché un Festival artistico moderno deve
necessariamente intercettare quello che è nuove tendenze artistiche in Italia,
conservando certamente l’attenzione al teatro (ottima la scelta “off”, a cura di Peppe Fonzo, attore e regista del Magnifico
Visbaal), ma non dimenticando, tuttavia, il fenomeno, ad esempio, dei “rapper” , che
raccontano la realtà delle periferie, come Luchè, Tedua, Geolier .
Che ne sarà di “Città Spettacolo”? Intanto l’anno prossimo saranno quarant’anni
dalla prima edizione, mutata come si è visto, nella formula e nei
contenuti, e si comincerà a lavorare da subito per celebrare l’anniversario,
quasi certamente con la direzione artistica di Renato Giordano, ancora al
vertice, professionista da anni e, nonostante ciò, spesso vittima anche lui del "nemo propheta in patria". Fra i suoi intenti quello di valorizzare più che mai, come già fatto quest'anno, i validi talenti del territorio. Vedremo…