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05/04/19

LIBRI - "Napoli velata e sconosciuta", l'anima di Partenope rivelata da Maurizio Ponticello


di Maria Ricca

Serata di riflessioni e suggestioni alla Libreria Guida di Benevento, in compagnia di Maurizio Ponticello, scrittore, storico e giallista, appassionato indagatore di miti, riti e tradizioni della splendida Partenope, che mai completamente si svela. Organizzazione a cura della giornalista Elide Apice, per l'associazione Culture e Letture.
“Napoli è pudica”. Ecco, questo è la prima definizione, fra mille altre,  che profondamente colpisce nel volume di Maurizio Ponticello
Pudica, ovvero, virtuosa, costumata, morigerata, casta, come reciterebbe qualsiasi “thesaurus”, in qualsiasi risorsa digitale o dizionario telematico.
Com’è conciliabile questa definizione di “compostezza”, con l’immagine che quotidianamente ci rimandano i mezzi di comunicazione e non solo?
Sabato e domenica sera, nel cuore della città, poco distante dall’universo allegramente caotico di Piazza Bellini, uno spettacolo, più volte riproposto dal suo autore, l’attore Roberto Azzurro, dal titolo “Una lampa”, "urla" che bisogna
bruciare tutto, di Napolo.
E in sette canti l'attore, con Fabio Brescia, declina quello che di Napoli non va: la violenza verbale e la maleducazione di giovani e meno giovani, i disservizi che ben conosciamo, il dramma della criminalità e gli episodi della cronaca recente, fino al matrimonio “illustre” di Tony e Tina, per così dire, dell’universo neo-melodico, santificato da cortei  grotteschi per le vie della periferia e anticipati da flash mob in Piazza del Plebiscito, addirittura al centro, di cui  tutti fingono di non sapere niente.
E allora ti dici che sì,  forse ha ragione chi vorrebbe fare di Partenope, “Una lampa”, un’unica vampata, per distruggere tutto e ricominciare daccapo.
Poi, però, ti ritrovi a partecipare, da docente, nell’ambito di un progetto Unesco, alla riscoperta dei luoghi più significativi della città…
Magari leggi le pagine di “Riscetamento” dello scrittore Luca Delgado, che sceglie di vivere e lavorare a Napoli, pur avendo la possibilità di andare ben oltre il proprio territorio, e aderisci al suo progetto di riscoperta della profondità e della bellezza dell’appartenere  ad una comunità così particolare e così appassionata…
E ti viene voglia di ripensarci, di ritrovare quelle motivazioni che ti hanno fatto innamorare della città.
Anche per difenderla da chi la vorrebbe ormai “perduta”. E sono tanti, e nemmeno per quel desiderio di “affossare” il Sud, come molti pensano, ma proprio perché ne sono convinti.
Poi leggi il libro di Maurizio Ponticello, “Napoli velata e sconosciuta” e il volume ti appare  come una sorta di “epifanìa” , alla Joyce, sulla natura vera della città e finalmente comprendi perché ne sei irresistibilmente  affascinata. Ben prima di Ozpetek, che adotta il titolo del libro, ma non sa svilupparne i contenuti, Ponticello racconta i misteri della città
E’ vero, Napoli è “pudica” e “ rimossi i primi veli intrisi di sangue – dice l’Autore -  e quelli avvizziti dai luoghi comuni che le mozzano il fiato, in barba a come la si vede, in fondo al tunnel c’è una luce che abbaglia. E però, più si crede di averla messa a nudo e più spuntano vesti e pepli inimmaginati. E così via, forse all’infinito.”
Una dama guerriera, di evi immemori, sottolinea Ponticello, un mosaico composto da migliaia di tessere, tutte variopinte.
Quindi l’Autore ci conduce attraverso un viaggio che definisce “funambolico ed interdisciplinare”, realizzato con il Metodo Tradizionale, che consente un approccio totalmente differente rispetto ad uno studio di genere e può portare quindi a conclusioni diametralmente opposte a quelle correnti.
Viene in mente il “metodo mitico” di Thomas Stearns Eliot, che raccontava l’aridità della  realtà attuale, ne “La terra desolata”, mettendola in contrapposizione con la fertilità del passato.
Ma qui è tutt’altro: attraverso la riscoperta dei miti incarnati nella realtà partenopea, che l’Autore ripropone, l’anima della città è svelata a chi la contesta.
“Un’anima ce l’ha questa città da primati”, dice Ponticello, e però  non basta narrarla.
E allora, l’Autore decide, con provocazione intellettuale, di dare un senso a queste storie.
E racconta…
Napoli sarebbe una  Sirena su cui poggerebbe la città tutta, una figura femminile distesa da Capo Napoli, ad est della città, con le membra nel centro storico, adiacente via Nilo, e ad occidente i piedi, Piedigrotta o piede della grotta, Pederotta.
Un grande corpo da vivere , un organismo mitico, ricorda l’Autore, che ritorna nelle espressioni verbali: sopra il Vomero, fuori alla Caracciolo, giù Napoli, su Napoli,   da Posillipo. C’è sempre l’idea di muoversi su di un corpo, entrare e uscire da un corpo vivo e vivente,  percorrendolo in ogni direzione.
Napoli sarebbe  un’ immensa scacchiera urbana, quindi, speculare agli avvenimenti, che  riproduce il mondo nei suoi “opposti complementari”, il bianco e il nero, appunto, con alternanza di luce e di ombre, di pieno e di vuoto, di fuoco e di acqua, di secco e di umido, forze fauste e forze  infauste.
Il simbolo della tavola degli scacchi indica l’eterno confronto tra le forze del bene e quelle del male.
Il viaggio di Ponticello prosegue, realizzando, attraverso queste trattazioni, tanti libri in un unico, stesso  libro.
Un cofanetto prezioso, uno scrigno, com’è stato detto, praticamente, che racchiude Pitagora e Vitruvio, il mito di Virgilio Marone che a Napoli sarebbe  sepolto, e poi  “ ’O scarpunciello da’ Maronna”, “Priapo e l’estasi divina”,  “Gli antri e il sesso del Satyricon”, “La Madonna dal pede rotto”, la Madonna di Piedigrotta, I Segni della Festa delle feste,  Orge e tarantelle ai piedi di Giano.
E, quindi, dice l’Autore, Napoli, oltre ad avere dignità da regina, è un labirinto in cui perdersi, ed è così straordinariamente ricca da non avere fondo. Anche di un solo luogo di Napoli preso a modello, dice Ponticello, si può discutere, sezionando il capello in quattro senza trovare approdi o certezze.
Insomma, conclude l’Autore, “Napoli si nasconde, e recita a soggetto nel suo immenso teatro, il luogo delle visioni che è la città stessa in cui le divinità si rappresentano: la indiscussa capitale della cultura sapienziale dell’intero bacino del Mediterraneo.”