Il tema di quest’anno a Benevento è dedicato alla “Coreografia dell’assenza” e intende concentrarsi sul ritmo naturale del tempo: il tramonto, la notte e l’alba si confronteranno con la danza, la musica e la poesia in un viaggio, nella bellezza della natura e della storia.
Il programma prevede il 27 settembre alle 19.15 al tramonto: il concerto narrativo “Avrò Cura di Te”, nel ricordo di Adele Zotti. L’antropologa e mediatrice interculturale, scomparsa quest’anno, è stata simbolo di accoglienza sempre in prima linea per i diritti degli immigrati. La performance è stata realizzata in collaborazione con “Casa di Suoni e Racconti” e vede in scena Elisa Zedda (voce/giocattoli sonori) con Andrea Congia (chitarra classica/synth) e le danzatrici del centro studi Carmen Castiello. Il tramonto è il momento in cui la luce si ritira e il mondo sembra sospeso. In questo spazio liminale si colloca Michela Murgia, figura luminosa della cultura italiana, che nel suo pensiero ha saputo attraversare il confine tra vita e morte, tra femminile e politico, tra intimo e universale. Il tramonto rappresenta la consapevolezza della fine, ma anche la forza del pensiero che resta. La danza qui è riflessiva, evocativa, come un corpo che si congeda ma non scompare.
Il quadro notturno, invece, (ore 19.45) prende vita sul palco con le attrici: Miriana Viele, nel ruolo di Oriana Fallaci e Maria Rosaria Preziosi nei panni di Nilde Iotti. Lo spettacolo vede la partecipazione dell’Orchestra del Liceo Musicale Guacci diretta da Debora Capitanio, la voce di Carlotta Pinto e le danzatrici del centro studi Carmen Castiello. Con i testi di Alda Parrella e la regia di Linda Ocone, le donne in scena portano le loro storie indimenticabili e originali. Per giungere all’alba del 28 settembre (ore 6.15) annunciata dalle note del Bolero di Ravel su coreografia di Odette Marucci, dove la vita torna a battere, ostinata, collettiva e incessante. La notte è luogo del silenzio e dell’ombra, ma anche spazio delle donne, custodi di memorie, sognatrici, resistenti. La notte è femminile perché accoglie, protegge, cela e rivela. In questa parte, la danza si fa più intensa, frammentata o viscerale, come i corpi delle donne che portano dentro storie, battaglie, cure e misteri. Le donne diventano protagoniste dell’oscurità, non più temuta ma abitata, trasformata in spazio creativo. Il sole illumina le emozioni che diventano luce di speranza nei raggi caparbi del mattino.