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02/02/16

LIBRI - Il Ventennio Democratico 1943-1963 a Benevento. Il racconto del saggista Bruno Menna, fra ricostruzioni storiche ed emozioni personali

Cosa accadde tra il 1943 e il 1963, a Benevento e nella sua provincia?
A costo di quali sacrifici, la città e l’intero contesto sannita, il capitale umano e la classe dirigente, seppero uscire dal buio della guerra e dalla miseria, per giungere al fulgore degli anni sessanta?
Quali furono i personaggi che, più degli altri, seppero ispirare la rinascita, morale e materiale, di una terra sconfitta e, più volte, funestata da calamità?
Prova a raccontarlo (con l’aiuto di documenti inediti e dando la parola ai protagonisti di allora) "1943-1963. Il Ventennio democratico. Benevento e il Sannio dalla guerra e dalla miseria agli anni del benessere economico" (eDimedia). 
Un libro di Bruno Menna, incentrato sulle dinamiche istituzionali, politiche ed elettorali del capoluogo, senza, tuttavia, trascurare le altre realtà: dal Fortore all’Alifano, dall’Alto Sannio all’area Titernina e Telesina, dalla cintura collinare alla Valle Caudina; da San Bartolomeo in Galdo a Sant’Agata de’ Goti, da Baselice a Foglianise, da Morcone a Montesarchio, da Colle Sannita a Solopaca, da San Giorgio del Sannio ad Airola, da Pago Veiano a Cerreto Sannita, da San Giorgio la Molara a Melizzano.
Furono - è scritto in premessa - quattro lustri segnati da avversità e ripartenze, ma che passarono velocemente e significativamente.
Non c’è un anno zero, perché il momento più drammatico (l’occupazione tedesca, i bombardamenti e la carneficina della popolazione) non fu causa, ma effetto delle rovine determinate dal conflitto.
E non c’è, probabilmente, neanche un anno particolarmente mirabile, vista la lunga teoria di avvenimenti epocali e conquiste sociali che ebbero eco anche qui, lungo il crinale di un Ventennio carico di bardature novecentesche e lacerazioni ideologiche, ma anche di slanci generosi verso un futuro migliore che ognuno desiderava con forza per sé ma che, con spirito solidale, tentava di plasmare con visione d’assieme.
I punti fondamentali dello storytelling possono essere così elencati: la tenuta dello Stato e il ruolo-guida della Chiesa; l’imbarazzante ma necessario shadowing Alleato; la decantazione del passato per il tramite della defascistizzazione, dell’epurazione e della ricostituzione dei meccanismi della rappresentanza, politica e sindacale; il passaggio dal centralismo corporativo alle logiche di mercato; il coraggio di uscire da una paralizzante condizione di bisogno, abbracciando la modernità e il progresso; l’incedere dell’istruzione diffusa e l’affermazione della Scuola quale elemento, non complementare, di crescita civile; la capacità, infine, di essere, tutti o quasi, protagonisti, e non semplici spettatori, dello sviluppo economico, che, nei primi anni Sessanta, ebbe risvolti inimmaginabili anche lungo le sponde del Sabato e del Calore.
E’ un lavoro rivolto a tutti: a chi quegli anni li ha vissuti e interiorizzati; a chi non c’era e ne ha sentito solo parlare; a chi, ancora oggi, ne vuole sapere di più; a chi crede che condividendo nel social network della memoria il vissuto di nonni e genitori, si possa leggere o meglio interpretare quel che accade ora. Soprattutto a chi è convinto che non bastino un post o un tweet, un ask o un hastag a custodire il patrimonio emozionale di una comunità.
Per realizzare il libro, sono state consultate le seguenti fonti: Archivio di Stato, Museo del Sannio, Biblioteca ed emeroteca provinciale, Curia arcivescovile, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Benevento
Il libro di Bruno Menna (1943-1963. Il Ventennio democratico. Benevento e il Sannio dalla guerra e dalla miseria agli anni del benessere economico, eDimedia) non è una “vecchia storia” ma un “racconto nuovo” di Benevento e della sua provincia nel Ventennio che seguì quello fascista, restituendo il potere di scelta al popolo e consegnando all’intera comunità la facoltà della riscossa civile.