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24/05/17

L'EVENTO - Il "Premio Strega" vince la pioggia ed illumina l'Arco e la città

Daniela Vergara, conduttrice impeccabile


di Maria Ricca

BENEVENTO - La pioggia non ha fermato  il Premio Strega. Se gli ombrelli in avvio di serata hanno fatto la propria comparsa fra gli spettatori di via Traiano, mentre stoicamente Daniela Vergara, giornalista e conduttrice,  tentava di resistere ai capricci del tempo atmosferico, arrendendosi infine al parapioggia, poco è durato l’imbarazzo per l’avverarsi dell’odiosa previsione. E  forse per il rimpianto di non aver conservato la sede del Massimo, scelta quale cover set, dopo aver consultato le previsioni degli ultimi giorni.
Umidità tanta, dunque, ma clima più mite poi, quello che ha consentito alla presentatrice di portare diligentemente a termine il compito assegnatole, invitando uno via l’altro sul palco, in un ordine alfabetico non sempre rispettato, i dodici scrittori finalisti al Premio Strega: Teresa Ciabatti, Paolo Cognetti, Marco Ferrante, Wanda Marasco, Chiara Marchelli, Monaldi&Sorti (in coppia), Matteo Nucci, Ferruccio Parazzoli, Nicola Ravera Rafele, Alberto Rollo, Marco Rossari, Vanni Santoni.
Gli attori Emi Martignetti e Giovanni Di Silvestro dalla Good Academy, hanno interpretato con intensità le pagine più belle di ogni romanzo prescelto.  
Una conduzione asciutta ed elegante ha offerto la cronista politica del Tg2, restituendo  finalmente il tono giusto, colto e garbato, ad un incontro che negli ultimi anni era stato forse fin troppo caratterizzato dall’ironia grottesca di Dario Vergassola, smitizzante, certo, ma forse non sempre opportuna.  Giacché sempre di letteratura , di vita, di scelte meditate su temi importanti e drammatici si parla al Premio Strega che la Vergara si è detta  subito orgogliosa di presentare, sperando di esserne all’altezza: “Benevento – ha ricordato  – merita moltissimo, ma il fatto che non sia ancora ben inserita nei circuiti forse la rende meta di un turismo ancora più colto e d’élite.” 
La speranza, però,  è, naturalmente, che la città si apra sempre più ai visitatori che vogliano apprezzarne cultura e bellezze, anche attraverso appuntamenti culturali di questo tipo. E che la finale del Premio, tradizionalmente ospitata al Ninfeo di Villa Giulia, possa un giorno approdare a Benevento.
Desiderio ribadito dal primo cittadino  Mastella, invitato sul palco, che preferisce l’appellativo di Sindaco a quelli legati al suo passato politico lontano e recente, (“perché ormai – ha sottolineato  – è questo il ruolo davvero più vicino alla gente e più sentito ”).  “Bisogna fare un patto con . . . la Strega”, ha sorriso la Vergara.
Gli interventi del Presidente e del Direttore della Fondazione Bellonci, convocati sul palco dalla conduttrice,  sono tutti sul tema della fortuna che ancora oggi accompagna il riconoscimento letterario, i cui vincitori, “quadruplicano o quintuplicano le vendite, dopo averlo conquistato”.
Interessante anche la sinergia con il Conservatorio cittadino, sempre più protagonista dei momenti culturali beneventani, qui con gli interventi musicali a cura dell’orchestra "Nicola Sala Jazz Combo", su temi di Pino Daniele.
L’istituto universitario serio e qualificato, ha confermato  il direttore Giuseppe Ilario, offre formazione competente e spendibile: “Le cose fatte bene sono quelle che offrono un futuro ai giovani meritevoli.” L’Assessore comunale alla Cultura Picucci ha ricordato gli appuntamenti che attendono la città in questa prossima estate, dal BCT, a  “West Side Story” e “Rigoletto” al Teatro Romano, a luglio, fino a Città Spettacolo, con il concerto conclusivo di Renzo Arbore a fine agosto e la “Cena in Bianco”.
Ha ribadito poi  il desiderio di portare la finale dello “Strega” a Benevento: “E’ ancora troppo poco avere qui solo la semifinale. Occorre unire il nome della città e quello del riconoscimento, in un binomio vincente. In questa linea si iscrive la scelta di realizzare all’aperto questa serata, per ridurre la distanza fra gli eventi cittadini  e la gente.”

A sera inoltrata, l’Arco illuminato di rosso e poi d'azzurro, che da millenovecento anni è testimone delle vicende beneventane, è l’ultima immagine che resta nel cuore, fra suggestione e speranza.