di Maria Ricca
“Arracuntm”. Sì, raccontami di quella volta che…Di quella
persona, di quel luogo, di quell’emozione…Va dritta al cuore la poesia delle
parole di Grazia Luongo, che narra, con passione e speranza, la sua Benevento, nel volume edito per i tipi
di Arturo Bascetta Editore, presentato lo scorso giugno in città, nella
rassegna “StregArti” della Pro Loco Samnium.
Una dichiarazione d’amore, che si anima nello sguardo
penetrante, che già in copertina, sullo sfondo dell’immortale Rocca dei
Rettori, chiarisce l’intento dell’autrice, “artista poliedrica”, appassionata
di pittura, di teatro e del sociale.
E così, via via, in un volume che si legge tutto d’un fiato,
Grazia Luongo, “Razi”, in arte, tocca
l’animo di chi si avvicina alle sue liriche, frutto di una passione
ereditata da Pellegrino, suo padre, e
nel tempo profondamente radicatasi in lei.
Il dialetto beneventano, l’idioma, da cui le quarantaquattro
liriche prendono vita, è qui “nudo e crudo”, in queste poesie “sciolte”, dice
l’Autrice, e pertanto profondamente
incisivo. Il guizzo emotivo alla radice di queste poesie ritorna tutto negli affreschi vivaci, che
la Luongo disegna della realtà e riporta dai suoi occhi su carta, anzi su
Internet, da cui nascono quei post su Facebook, che ne testimoniano la
genialità.
“Che v’è ‘na poesia? E’ ‘n’amica ca te vol bben…E’ nu cammin
‘e condivisione…”, dice la Luongo. con le persone del cuore. Come papà
Pellegrino, “ ‘a scrittura toja, i m’arricord’, scriviv’, scriviv’, scriviv’.
Addò capitava.” Per non perdere il filo
e “P’ chi nun sapev leggr, a vita e a verità:” (“Resilienza”). L’amore per il
Teatro, ritorna nell’omonima lirica: “’O teatro, ‘a vita è vita: è teatro”, “Ma
che v’aggia spiegà, che v’aggia dì,…sul chi prov e pel ‘nguoll, oppò capì…”,
ricordando l’esperienza artistica vissuta qualche anno fa e conclusasi con la realizzazione del video “Le
trenta sorelle”, sulla leggenda delle janare, per la regia del video maker
Fabrizio Martini. E, ancora,
l’attenzione al sociale: “Nun zò ciuciuliarie…E’ nuie chi simm, è nuie ca
simm…S’adda tuccà chian’, co’ delicatezza, pecché stat’ tuccann l’anima e a
fragilità…”. ”.
Infine,l’amore per la città delle Streghe e dell’ “Sdrega”,
che, una volta, “Ir aspettà a Dicembre, p puté assaggià”: “ Quant’ è nbella Bnvient, quand a vuard cu
l’uocchie divers, cu l’uocchie n’anmmurat…quand da copp u cors t truov e facc a
DURMIENT, cu sol ca t rir e chillu fil e vient, ca’ dic: chiur l’uocchie io
stong ancora cca…”. La Bella Dormiente, simbolo immortale di Natura e Cultura…