di Maria Ricca
IL GRUPPO DEGLI ATTORI |
LE DANZE INTORNO AL NOCE |
Raccontare la storia. Difficile farlo senza incorrere in
momenti di noia, di lunghe disquisizioni. Ma anche in Teatro, si rischia di
scivolare in tempi morti, in ricostruzioni tediose. Se poi il Teatro diventa
commedia musicale, è quello un genere ancora più difficile da apprezzare.
Specialmente ove esiste l’amore per la musica, ma non l’abitudine culturale
alla fruizione di questo tipo di proposta. E’ perciò che l’esperienza de “Il Santo e la Strega”,
l’opera andata in scena al Calandra, in questo fine settimana, dal 18 al 20
ottobre, per la regia di Claudio Insegno e scritta da Antonio Coppolaro, è stata tanto più interessante.
Su uno sfondo essenziale, su immagini proiettate dei
monumenti più importanti della città e degli interni di
palazzi e case, si è snodata la vicenda
del vescovo Barbato, incaricato di convincere il terribile Costante a non
assediare Benevento, occupata dai Longobardi e nel frattempo di vedersela con le “streghe”, che affascinano anche le
fanciulle perbene, le quali trovano il tempo di innamorarsi di soldati dabbene
anche loro, mentre madri apprensive,ma colpevoli per le frequentazioni
“equivoche” di donne malsane,le “janare”, appunto, cercano di salvare il salvabile.
DONATELLA LOFFREDO e IRENE VERDINO |
Impossibile non romanzare una vicenda storica, per renderla
più appetibile al pubblico, certo, ma difficile renderla credibile. L’impresa è
riuscita ad Antonio Coppolaro, che ha saputo dare tensione e ritmo alla narrazione
e ha creato momenti di grande suggestione
nelle interpretazioni andate in scena.
Rino Principe è stato un convincente Vescovo Barbato, autorevole ed
affettuoso, nel rievocare la figura del religioso che si impegnò in prima
persona per sconfiggere i riti maledetti del Noce, potente nell’interpretazione
vocale. Appassionata l’interpretazione di Donatella Loffredo, “mater dolorosa”
e consapevole, ancorché strega.
Di grande impatto
scenico e fortemente incisiva la recitazione di Bruno Pedro Petretti,
spaventoso Costante, nell’energica vocalizzazione dell’attore. Spiritoso e geniale Pierpaolo Palma, nei panni
di Andò, il servitore devoto tenero e divertente di Barbato. Molto
particolari le scene di danza,
sapientemente orchestrate, specialmente intorno al Noce, perfetta unione tra
movimento ed espressione canora, sulle coreografie di Carmen Castiello. Nel
foyer tante foto di scena e soprattutto uno stand di “Benevento Longobarda”di
Alessio Fragnito, trait d’union tra passato e presente.
BRUNO PETRETTI |