Fascino da pantera mai doma, padrona
della scena, arredata dagli strumenti della tradizione tunisina, il qanun, l'oud, la ladaburka, che si accompagnano al basso e alla batteria, stretta
stretta al suo “ensemble”, con Giosi Cincotti, Corrado Paonessa, Michele
Maione, Arcangelo Michele Caso, che per lei compiono ogni giorno miracoli
musicali, M'barka Ben Taleb è salita sabato sera sul palco del Cinema Teatro
San Marco, “cover set” d’emergenza per il concerto più atteso del Forum
Universale delle Culture di Benevento, dopo che i tempi incerti avevano
convinto gli organizzatori ad abbandonare la location iniziale dell’Arco del
Sacramento. Non una scelta peregrina, in verità, che forse ha reso più godibile
ancora l’esibizione dell’artista, grazie al clima raccolto.
“Il concerto di stasera – ha sottolineato
Gennaro Del Piano, organizzatore dell’evento – è un “unicum” e porta in scena, infatti,
accanto alla cantante e musicista tunisina, Raiz degli “Almamegretta” ed Enzo
Gragnaniello”, testimoni delle sonorità popolari e poi funk, raggamuffin, che
ben si sposano al mondo di ‘Mbarka Ben Taleb e ne completano l’affresco sonoro.
L’attesa di un’ora o quasi,
rispetto all’orario di inizio, è presto dimenticata. Avvolti dall’atmosfera,
gli spettatori si lasciano sedurre dalle
sonorità mediterranee che emergono dalla potente vocalità di M'barka, ricca di
sfumature sempre più intense nelle varie interpretazioni, in un crescendo
coinvolgente, che si tinge di rosso, di verde, di azzurro intenso, di stelle
luminose, che si muovono vorticose sulle pareti della sala.
I ritmi incalzanti delle
canzoni, che lei stessa traduce in lingua araba o in francese, “perché la vera
cultura – dice –non la tieni solo per te, ma la doni a tutti”, lasciano poi
spazio alle sonorità dolcissime di “Dicitincelle vuje” e “Indifferentemente”.
Fino alla “Luna rossa” in francese, interpretata per il film di John Turturro “Gigolò
per caso”, che l’ha voluta nel cast come “Mimou”, dopo l’esperienza in “Passione”.
C’è, poi, tempo e voglia per
interpretare ben due canzoni di Marcello Vitale, il musicista sannita con il
quale l’artista tunisina ha stretto un lungo sodalizio. Lui non c’è, ma è come
se fosse presente, evocato dalle parole di lei, che più volte ne celebra il
genio, ricordando che “è uno di voi, un vostro “paesano”, cammina per le strade
della vostra città, è bravissimo e va apprezzato, ma lui è timido…” Del resto
anche lei, dice, “mi sento una di voi”.
L’allegra sensualità di M'barka,
di verde lungo vestita, coinvolge il pubblico, che segue la melodia, cantando
con lei e seguendone il ritmo con le mani. Ma sono le note suadenti di “Besame Mucho” a
rapire le menti degli appassionati . Fino al brano “ex-voto”, dedicato da lei,
credente, ma non praticante, al suo “Islam”, che vuol dire “pace”, “perché Dio
è uno ed ha creato noi tutti uguali, e dobbiamo vivere nel rispetto reciproco”.
Sale Raiz sul palco ed
interpreta due brani da solista ed uno con la “sorella mediterranea” M'barka, quel
“Nun te scurdà” eseguito da lui,
con l’artista tunisina e Pietra Montecorvino, ancora una volta per John
Turturro, in “Passione”.
La struggente intensità delle esecuzioni di Enzo
Gragnaniello, anche lui sul palco per tre interpretazioni con l’amica artista,
tocca il culmine in “Vaseme”.
C’è spazio per la commozione di M'barka, infine, nell’interpretazione
di “ ‘O sole mio”, in arabo (“Sto per lasciare questa città, ma vi porterò
sempre nel cuore…”, dice) e, naturalmente, per tentare di condurre con sé, nel
suo mondo, Raiz e Gragnaniello, nell’intento di esaltare il legame profondo tra
le due culture musicali mediterranee, quella tunisina e quella napoletana,
combinandole con sonorità neo-melodiche. Missione compiuta. Applausi.