Seduce il suggestivo allestimento all'Arcos, per il "Forum internazionale delle Culture"
di Maria Ricca
“Cos’è il vino? Un umore
speciale, un nettare sublime, un concentrato filosofico di amore e di luce, uno
“statu quo, un antesignano del “global world”. Quel che è certo è che agli astemi va tutta la nostra
solidarietà…” . Così “Vinicio” - Peppe Fonzo, nell’introduzione allo spettacolo
proposto questo week-end nell’ambito del Forum Internazionale per le Culture,
sezione di Benevento, con i suoi attori de “Il Magnifico Visbaal”, su musiche scelte da Dario Miranda..
E’ lui a condurci, novello
Virgilio, suonando la fisarmonica, attraverso i corridoi “ incantati” del Museo
Arcos. E così, in un’atmosfera
raccolta e suggestiva, evocate progressivamente dal buio, figure
emblematiche idealmente prendono per
mano i docili e collaborativi spettatori, che si lasciano volentieri sedurre.
“Si può ascoltare il suono del vino solo se si separa il cuore dalla mente”,
sussurra una fanciulla in bianco (Katiuscia Romano) lasciando che gli astanti ricordino con lei
le mille avventure de “il sangue delle divinità”, noto fin dalla notte dei
tempi. Ne parla la mitologia antica, con
Bacco e gli effetti del vino sui suoi seguaci, dapprima allegri e canterini,
poi tonti come un asino, ma anche la storia, con Erodoto, che narra come “i
Persiani, prima di prendere qualsiasi importante decisione” si ubriacassero e
persino la Bibbia, poiché la prima sbronza in assoluto, forse forse, se la prese proprio Noè, durante il diluvio
universale, del che è narrazione nel sesto capitolo del libro della Genesi.
Dal suono al profumo.
Tocca poi ad un’attraente fanciulla in rosso vinaccia (Giusy De Rienzo), tra petali di fiori, essenze di frutta ed aromi dei più vari, comporre in diversi calici, dopo aver pestato gli ingredienti in un mortaio, il succo amabile delle diverse qualità di vino, che porge di volta in volta all’odorato degli spettatori. Ma l’amabile sacerdotessa in un attimo si trasforma in strega, e rivela la parte più nascosta di sé, tra i fumi dell’alcool. E compone non vino, ma aceto.
Tocca poi ad un’attraente fanciulla in rosso vinaccia (Giusy De Rienzo), tra petali di fiori, essenze di frutta ed aromi dei più vari, comporre in diversi calici, dopo aver pestato gli ingredienti in un mortaio, il succo amabile delle diverse qualità di vino, che porge di volta in volta all’odorato degli spettatori. Ma l’amabile sacerdotessa in un attimo si trasforma in strega, e rivela la parte più nascosta di sé, tra i fumi dell’alcool. E compone non vino, ma aceto.
Come fosse facile, ottenere il
vino…Ci vuole fatica, altroché, quella che ogni giorno, per un tempo che si
direbbe infinito, chi lo produce deve compiere per giungere al massimo risultato. Lo sa chi pigia (Newton Fusco), come si
faceva una volta, l’uva nei tini e poi attende che fermenti e si trasformi da
acino in succo. Sì, ma “ ‘o profum’ d’’a fatica t’o scuord’”, quando sei preso
nell’opera, anzi “quando fai il vino tuo, non la senti proprio!”.
C’è tempo, infine, per lasciarsi
rapire da un’altra suggestione: stavolta è il vino stesso a parlare, a
raccontare la danza sublime, un tango, naturalmente, e non c’è altro per
sedurre, e la gioia immensa che compie nello scendere nella gola di un uomo
sfinito, e ridargli le forze. Meglio che il freddo delle cantine, il caldo
avvolgente del corpo umano.
“Un buon sorso di vino e la vita
cambia. Perché il vino è come musica – conclude Vinicio – e il suo ritmo può
essere piano, adagio, lento e forte e legarsi a differenti melodie di
altrettanti autori, che lo caratterizzano.”
Tutto è compiuto, non resta che
gustare insieme, infine, seduti su panche bianche nel buio, lo splendido umore
rosso. “Bevilo tutto, bevilo qua”, esortano gli attori, offrendo i calici agli
spettatori, in un “baccanale” conclusivo, in cui c’è spazio per aneddoti,
battute, risate, canti allegri e tristi e per il brindisi più famoso: “Aiza
aiza aiza, acala acala acala, accosta accosta accosta, ‘a saluta nostra…”
Uno spettacolo che è stato
davvero un’apprezzatissima “chicca”, che
rivela uno studio attento dei particolari, e una cura speciale, dalla scelta delle musiche a quella dei testi,
alla sapienza delle interpretazioni, in cui ciascun elemento contribuisce e
partecipa al risultato finale ed è inscindibile dagli altri. Applausi convinti
e la speranza di poterlo rivedere presto in scena.