Lo spettacolo della Solot, in scena al Forum delle Culture, anche nei prossimi week-end
di Maria Ricca
Quell’umore che pizzica nella
gola, che si fa quasi amaro-piccante, per apprezzare il quale bisogna prima sorseggiarlo
e poi, assaporarlo in bocca e solo alla fine…sputarlo via. L’intera operazione,
tra il riscaldamento, l’odorare, la lenta aspirazione, la degustazione (con
aria ispirata!), lo “strippaggio”, deve durare almeno quindici minuti e dev’esser
fatta alle prime luci dell’alba.
Roba da intenditori veri,
sopraffini. Saper apprezzare l’olio, l’ “oro” delle terre del Sud, della nostra
di sicuro, non è da tutti. Del resto “L’olio è alimento millenario e l’assaggio
va fatto con criterio”.
Ne sanno qualcosa, ne sanno
molto, gli attori della Solot Michelangelo
Fetto, Antonio Intorcia, Massimo Pagano, in scena, dopo lo scorso week end,
anche sabato, 31 Maggio (18:30 - 20:30), Venerdì,
6 Giugno (18:30 - 20:30), Sabato, 7 Giugno 2014 (18:30 - 20:30), al Mulino Pacifico,
con “Pane e olio”, appunto, allestimento
curato da Michelangelo Fetto, per il Forum Universale delle Culture.
E in poco più di un’ora di
spettacolo, hanno cucito insieme, sapientemente, un pout-pourri di ricordi,
detti popolari, colte affermazioni da specialisti ed altre di semplice buon senso, fingendosi “campagnoli”, “gente
alla buona”, intorno ad una tavola apparecchiata, per dar vita ad una briosa pièce sull’importanza
di uno degli ingredienti fondamentali della nostra cucina, in ossequio al tema
della “Dieta Mediterranea”, fulcro intorno al quale dovevano concentrarsi tutti
gli interventi attoriali, relativi al Forum.
E allora, a “ ’O Milanese” (Antonio
Intorcia) è toccata la parte colta della messinscena : “L’oliva è “drupa”
carnosa di forma ovoidale, di colore verdastro e poi violaceo.” E poi: “Mercante
di vino, mercante poverino, mercante d’olio, mercante d’oro”. E ancora, citazioni
in merito vi sono anche nell’ “Odissea”, giacché Ulisse accecò Polifemo col
tronco d’ulivo, dice Omero, e con quel legno aveva costruito il suo talamo nuziale, e via discorrendo…
Per “’U bizuoc’ “ (Massimo
Pagano), le citazioni bibliche sono d’obbligo. L’olio, il “crisma”, infatti, è
presente in tutti i Sacramenti, dal Battesimo all’Estrema Unzione. E si
piegarono su se stesse le piante d’ulivo, nell’orto del Getsemani, per non
fornire il legno alla Croce del Cristo. L’Ulivo è il simbolo della pace per
eccellenza e veniva piantato sui confini delle terre fra contadini per
preservare l’accordo fra i proprietari dell’una e dell’altra parte.
A Michelangelo Fetto è toccato
ricordare che la prima merenda fatta è sempre stata quella con “pane ed olio”,
piatto povero delle campagne, e che c’erano delle donne che andavano, nei tempi andati, a raccogliere le olive e si
spaccavano le mani. Per cui “diffidate – ha detto – dell’olio venduto a buon
mercato, anche se di marca, perché è quello dei sylos delle grandi aziende, non
quello delle olive, lasciate spesso sugli alberi dai contadini, giacché cosa
troppo, davvero troppo, spremerlo ed
imbottigliarlo e quindi ha poco mercato, se non quello degli intenditori: ma,
come si dice, “chi cchù spenn’ meno
spenn’ ”.
Pillole di saggezza che
conquistano gli spettatori, coinvolti nella messinscena, anche in siparietti,
come quello con l’ “assaggiatrice” d’olio
Anna Caserta. Infine, il ricordo della “nonna” o della “zia”, rievocato da
Massimo Pagano, naturalmente “en travesti”, con tanto di fazzoletto e scialle, e del “malocchio” tolto con il piatto d’acqua
in cui venivano fatte cadere le gocce d’olio, rimedio casalingo contro il mal
di testa. L’affiatamento fra gli attori, la capacità di improvvisare, la
naturalezza nel recitare, la voglia di riappropriarsi delle tradizioni del
territorio, nel solco di una ricerca storica che si fa teatro e che la Solot va compiendo ormai da qualche
anno, sono stati altrettanti ingredienti della buona
riuscita del “piatto” servito.
Applausi e gran finale,
naturalmente, con tanto di bruschette e buon vino per tutti, e pane, olio e
pomodoro, “piatto peccaminoso per eccellenza – ha concluso Antonio Intorcia –
alternativo a tutto ciò che è trascendente, ottimo anche…dopo l’amore.”