L'attore e regista partenopeo, di casa a Benevento, a settembre andrà in scena in Toscana e poi nella capitale d'Oltralpe
di Maria Ricca
Ancora
un successo per Roberto Azzurro, attore, autore, regista partenopeo,
beneventano d’adozione, da quando ha scelto di aver dimora anche nel capoluogo
sannita.
Approda,
infatti, prima in Toscana, a Forte dei Marmi, il 10 settembre, alla Villa
Bertelli e poi a Parigi, al Thèȃtre du Gouvernail, il suo apprezzatissimo
allestimento “Oscar Wilde, il processo”, di cui è protagonista principale.
Al
suo fianco Pietro Pignatelli nella parte dell’avvocato Edward Carson e Rebecca Lou Guerra, al
pianoforte. Il primo debutto per lo
spettacolo fu a Napoli. Poi vi sono state messinscene a Roma, Avellino, Salerno, in palazzi storici, cortili
antichi e suggestivi e poi finalmente in una vera Aula Giudiziaria a Napoli.
Azzurro e Pignatelli ripercorrono i momenti
salienti di un interrogatorio, in cui Wilde è costretto a dar conto, com’è
noto, dei propri gusti e preferenze in ambito amoroso e sessuale, per l’epoca
inaccettabili, e lo fa di volta in volta
negando, mentendo, scherzandoci sopra. In questo folle, ma reale dialogo si
intrecciano le note di Chopin eseguite da Rebecca Lou Guerra, terza voce di questo acrobatico “battibecco”,
come fosse una voce dell’anima dei personaggi e dello spettatore
contemporaneamente. E diventa quasi un miracolo poter assistere al genio dell’umorismo
del poeta inglese, nelle vere risposte date al suo inquisitore,
nell’espressione massima della grande ironia di un “gigante” della letteratura
mondiale, di cui il 30 novembre 2016 ricorreranno i 110 anni dalla morte.
- Quando è avvenuto il tuo primo incontro con Oscar
Wilde?
“Ero
in libreria, dove appunto era stato da poco messo in circolazione il libro a cura di Paolo Orlandelli e Paolo
Iorio (ediz. UbuLibri),
che riportava fedelmente gli originali atti processuali che videro protagonista
il grande scrittore britannico. Non ho avuto un attimo di dubbio: prima
o poi dovevo metterli in scena. Nessuno scrittore riuscirebbe mai a scrivere un
processo del genere, solo la vita è in grado di superare qualsiasi
immaginazione, anche la più sfrenata. E più sfrenato di Oscar Wilde non riesco
a immaginare nessuno. Non potevo credere che un uomo che rischiava così grosso
potesse, sotto processo, riuscire ad avere una tale lucidità che gli
permettesse di dire cose che nessuno sarebbe manco riuscito a pensare, in
quella situazione. Era un vero genio, Oscar Wilde, e come lui stesso disse,
fece della sua vita un’opera d’arte. Da quel giorno mi prese la ricerca
febbrile di capire come fare. Certo, essendo un artista completamente
indipendente, slegato da qualunque legame con produzioni ufficiali o Teatri
Stabili o Festival vari, dovevo pensarci io. E dovevo partire dal basso.
Correva
l’anno 2010, e decisi dunque di presentare un piccolo Reading al PinguinCafè di
Napoli, locale di arti e culture, crocevia di artisti e progetti che trovavano
spesso il loro start proprio grazie al suo fondatore Diego Nuzzo. Per cui, in
una versione a tre personaggi prese il via un percorso che oggi mi porta
finalmente addirittura a Parigi
“Parigi
è la città in cui Oscar Wilde, dopo due anni di prigionia e lavori forzati, si
ritirò stanco e malato e dove morì il 30 Novembre del 1900. Credo che l’umanità
non avrà mai abbastanza tempo per pentirsi di aver mandato a morte uno degli
uomini più straordinari che abbia messo piede sulla terra. Dunque il 29
Settembre 2016, anche se soltanto per un’ora, Oscar Wilde ritornerà a vivere
proprio a Parigi, nella città che amò e in cui morì: sul suo letto,
sorseggiando champagne, le sue ultime parole furono: “Sto morendo al disopra delle mie possibilità.”
-
“Wilde” è un progetto ambizioso…
“Wilde” è un progetto ambizioso…
In
tempi in cui accuse, tabù sociali e violenze non cedono ancora il passo ai
valori “dell’accettazione, dell’inclusione e del rispetto reciproci”, l’ironia dissacrante
e lo spirito caustico di Wilde rimarcano l’importanza della libertà e della
salvaguardia dei diritti civili. Oscar Wilde fu protagonista di ben tre
processi, che lo portarono alla rovina. Il primo di questi fu intentato da lui
stesso ai danni del Marchese di Queensberry che, scoperta la relazione tra suo
figlio Alfred e lo scrittore, l’aveva accusato di "posare a
sodomita". A causa delle notizie sulla sua vita privata emerse in questo
primo processo, Oscar Wilde verrà in seguito giudicato colpevole del reato di
“sodomia” e di “gravi indecenze”, e condannato a due anni di lavori forzati. I
verbali dei processi non vennero mai resi pubblici, perché ritenuti scabrosi e
compromettenti. Solo nel 2000,
l 'eccezionale ritrovamento di un manoscritto presso la
British Library ci consente oggi di rivivere parola per parola quell’interrogatorio
in cui Wilde diede prova del suo famigerato acume.
- Com’è costruito lo spettacolo ?
Abbiamo
messo al bando qualsiasi tipo di effetto speciale (scenografie, costumi e tutto
l’apparato tecnologico), “aiuti” che qualcuno ancora indugia a usare in
palcoscenico: non c’è effetto speciale più efficace e necessario di un attore
che entra in scena e ci racconta una storia interessante in modo suggestivo. E’
nell’interregno che c’è tra la parola emessa dall’attore e l’orecchio attento
dello spettatore che “accade il teatro”, in nessun altro luogo e grazie a niente
altro.
Ho
immaginato, dunque, di mettere in piedi le parole. Mi spiego. Su un foglio –
testo teatrale o altro – le parole sono orizzontali, recitarle significa
metterle in verticale. In più, ovviamente: mostrare da quali pensieri e stati
d’animo germogliano quelle parole. Insomma, raccontare una storia vuol dire
trasformare quegli strani segni neri su fondo bianco in vita reale. Potenza del
teatro, che si occupa del tentativo di replicare la vita, così come essa è:
sempre.
Poi
sono arrivate le crome e le biscrome di Rebecca Lou Guerra, che girovagando tra
Metner e Chopin e vari altri compositori classici straordinari, diventa il
contrappunto emotivo e appassionato che, come una voce dell’anima, contrappunta
e sovrasta lo svolgersi di un dialogo processuale avvincente e divertente,
dissacrante e terribile.