La Solot e i Musicalia celebrano il sacrificio de “La Partigiana”, nel segno del 25 aprile
di Maria
Ricca
BENEVENTO - “Maria…E’
piccolina, Maria. Ma è agile, scattante,
intelligente, infaticabile lavoratrice e madre appassionata, moglie e compagna
fedele. Ed è soprattutto coraggiosa e
leale…E’ una “partigiana”…”. Pochi, significativi tratti, per descrivere “La partigiana” beneventana Maria Penna, figura
scelta dalla Solot Compagnia Stabile e dai Musicalia, con Amerigo Ciervo,
presidente dell’Anpi, il fratello Marcello ed i giovani della “Bottega” di
famiglia, per celebrare degnamente il 25
aprile , in chiusura di stagione della
rassegna “Obiettivo T”.
Un racconto
coinvolgente ed appassionato, proposto
in scena dall’attore Antonio Intorcia, che su testo e regia di Michelangelo
Fetto, sa disegnare, senza retorica, la
figura semplice, ma forte, aspra e decisa, di Maria Penna.
Il freddo
riferimento iniziale all’esame autoptico, che testimonia le sofferenze della
donna, barbaramente trucidata, lascia spazio, poi, all’emozione del narratore
in scena, per raccontarne, con tratti significativi ed essenziali, il percorso
umano.
Ed i Musicalia scelgono “ ‘E spingule francesi”,
per ricordare, con deliziosa tenerezza, l’incontro fra la giovane sannita ed il
napoletano Rocco, in giro, nelle nostre terre, per vendere la sua merce.
E’ amore,
matrimonio, quattro figli. Poi la decisione di trasferirsi al Nord, per far
fortuna. Ma non sono “emigranti” qualsiasi quei due sposi meridionali, che a
Firenze continuano la propria attività politica. Il loro negozio è solo una
copertura per l’attività politica antifascista, che li renderà perno importante
e punto di riferimento fra coloro che alla rivendicazione della libertà non
rinunciano, a costo della vita.
Basterà una
“spiata”, per soldi o favori, e la parabola di Rocco e Maria arriverà alla
parola fine.
Se il marito sarà trucidato in breve, nelle vie di Firenze, la donna, invece, verrà prelevata con forza dalla sua abitazione, davanti agli occhi esterrefatti dei quattro figli bambini, che mai più rivedranno la propria madre.
Sannita era
Maria, ma sanniti, ironia della sorte, erano anche Arturo Bocchini, stretto
collaboratore di Mussolini, e soprattutto lo spietato Pietro Koch.
In una notte
di infami torture, come immaginata e ricostruita dall’autore della pièce,
l’ottuso e laido gerarca, interpretato da Michelangelo Fetto, avrà ragione della vita della piccola,
determinata Maria. L’eroismo della giovane, che non farà mai i nomi dei
compagni, si rivela in tutta la sua determinazione nell’interpretazione forte e
significativa di Concetta Affannoso Amicolo, piccola “mater dolorosa”, che non
si lascerà sedurre dalle proposte del persecutore, per aver salva la vita.
L’addio ai
figli è affidato ad una struggente
missiva, che li raggiungerà dopo la sua morte (“Immaginate che sia partita per
un lungo viaggio…”, dice) , con parole di significativa forza emotiva.
Il “Pianto
di Maria”, eseguito dai Musicalia, con intensità e passione, sottolinea il
sacrificio più grande, quello compiuto in nome della libertà e conclude la
pièce.
Moltissimi
applausi, infine, e la commozione dei pronipoti di Maria Penna, Carmine Pizzella e Alfredo Nazzaro, presenti in
sala. L’ultimo appello a non dimenticare è di Amerigo Ciervo, che con l’ANPI,
ricorda il progetto condotto nelle scuole di ogni ordine e grado, per
ricominciare dai giovanissimi. Saranno loro a non dover lasciar cadere il
testimone. “Spes contra spem”, ricorda Ciervo, e la voglia di continuare a credere in futuro migliore.