di Emilio Spiniello
BENEVENTO - Un monologo
racconto serrato di due ore che ha reso bene quelle vite intense, raccontate
nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia. La tappa beneventana è stata
affidata all’attrice, regista e drammaturga Laura Curino, la quale ha portato
in scena all’ Hortus Conclusus lo spettacolo “Santa Impresa”. Si è parlato di
santità, in particolare delle vicendedei cosiddetti “Santi Sociali” piemontesi,
tra l’Ottocento e il Novecento. Giuseppe Cafasso, Giuseppe Cottolengo, Giulia
di Barolo(l’artistocratica amica dei poveri), Giovanni
Bosco (uno dei primi
santi fotografati della storia), Leonardo Murialdo e Francesco Faà di Bruno, ci
sono stati presentati come eroi del quotidiano. Il loro impegno civico ha
riempito la Torino di quell’epoca: chi dà riparo ai poveri, chi si dedica ai
figli dei proletari, chi cerca di ottenere il meglio da giovani sbandati, chi
si mette al servizio delle ultime, delle serve e delle prostitute. Una
narrazione senza pause, ricca di ritratti crudi di una città dove regnavano le
iniziative caritatevoli, dove “i soldi non corrodevano l’animo delle persone”.
Appartenenti a tutti gli
strati sociali, ognuno di loro si è impegnato per
risolvere i problemi con una forte umanità. La loro, una storia di
‘imprenditorialità’, che ha avuto una svolta nel momento di crisi e
disperazione delle loro vite ed hanno saputo trovare una via d’uscita entrando
in contatto con i più deboli ed emarginati con passione e fede cristiana. Alcuni
di loro fondarono noti istituti di carità come: la Piccola Casa della Divina
Provvidenza, i Salesiani, gli Oblati di San Giuseppe, i Missionari della
Consolata. Buona partecipazione di pubblico per la pièce di Laura Curino con la
regia di Simone Derai.