“Woman”, tele in mostra dal 1 al 3 dicembre, alla Rocca dei Rettori
di Maria Ricca
BENEVENTO - “Woman”.
Semplice e diretto l’appellativo, per indicare, con la forza della lingua
moderna di riferimento universale, la compiutezza dell’ “eterno femminino”, un
femminile profondo, fisso, saldo, non disgiunto dall’ amore totale per la vita
e da quella spinta all'elevazione, ben raccontata dal mondo della cultura in
senso lato.
Parte da qui la
riflessione artistica di Mariella Perifano (nella foto), avvocato ed artista a tutto tondo,
che il 1 dicembre, alla Rocca dei Rettori, in Benevento, inaugura la sua mostra
“Woman”, appunto, ponendo ancora una volta le donne al centro del suo progetto
artistico. “Una caratteristica – sottolinea la Perifano - ribadita con convinzione, perchè tutte le tele in mostra raffigurano
donne. Donne in varie situazioni della vita quotidiana e rappresentate nei
variegati stati d'animo che appartengono a ciascuno.”
- Coloratissime sono le immagini, che proponi,
in particolare nei capelli, forse a
simboleggiare la diversità di ciascuna di noi? L'abbigliamento è essenziale, a
volte scompare. Qual è il senso che dai a questa rappresentazione del
femminile?
“Le donne che
raffiguro sono per lo più donne semplici ed essenziali. Quello che mi piace
curare è il particolare, dal più insignificante a quello più evidente, proprio
con la convinzione di rappresentare la normalità . I capelli delle mie donne
sono volutamente "poco naturali" e tutti colorati e diversi. Gli
abiti - a tratti di sapore antico - rievocano le sensazioni nostalgiche di un
tempo trascorso. Se vogliamo, una normalità nel "surreale". Il senso
profondo delle mie raffigurazioni è la ricerca di un ordine e di una compostezza
dei gesti semplici“.
- Sei
appassionata di pittura sin da ragazzina. Passi dalla tecnica materica a quella figurativa. Qual è
il senso di questo alternarsi di stili?
“Dipingo da
quando avevo 13 anni. Dipingevo senza avere neanche il cavalletto, nei modi più
improvvisati ed ovunque. Ho cominciato a sperimentare i colori in forma
astratta. Dopo un percorso alla ricerca di qualcosa di indefinito (nel vero
senso del termine) sono approdata al figurativo in modo naturale, sono andata
nella direzione che più mi gratificava. Dopo qualche tempo ho sentito l'esigenza
di sperimentare innesti materici e con essi ho scoperto un nuovo modo di
raffigurare, decisamente più estemporaneo , immediato, di getto. Non trovo sia
un'alternanza di stili, (materico e figurativo) quanto piuttosto un
completamento, o, almeno, io lo avverto come tale.”
- Quanto porti
della tua professione, in termini di emozioni, impressioni, gioie e dolori
nella tua arte?
“Nelle mie tele
porto tutto di me. Le mie donne sono prevalentemente "tristi", non
sorridono, sono pensierose, a volte angosciate e, tuttavia, questi stati
d'animo contrastano in modo evidente con i colori accesi, allegri e gioiosi.
Ecco, questa sono io. Guardare le mie tele significa entrare nel mio mondo, nel
mio animo. Della professione... porto la pignoleria, La ricerca del risultato,
L'attenzione ai dettagli e la logica delle situazioni.”
- Prossime tappe?
A cosa stai lavorando?
“Dopo la mostra
forse mi riposo un pò, ma sul mio cavalletto già c'è la solita tela bianca con
la quale ho cominciato ad "amoreggiare". Spero di conservare sempre
lo stesso entusiasmo che mi pervade ogni volta che immagino e sogno prima di
passare alla fase operativa e di riuscire a provare quelle emozioni - difficili
da descrivere - ogni volta che resto sola con le mie tele. Ringrazio per la collaborazione
a questo progetto Alessandro Rillo,
amico e collega, che mi ha aiutato ad allestire la mostra insieme alla carissima amica Angela De Santis.