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20/11/21

TEATRO - "Così parlò Bellavista", l'edizione "gold" al Teatro Augusteo, fra rilettura scenica ed inevitabile amarcord



 



di Maria Ricca

 NAPOLI - Applausi e consensi per la rinnovata “prima” al Teatro Augusteo, di “Così parlò Bellavista”, versione “gold edition”, l’adattamento teatrale realizzato da Geppy Gleijeses dell’immortale testo di Luciano De Crescenzo, che seppe raccontare nel 1984,  con pungente ironia ed amaro disincanto l’anima verace del popolo napoletano.  Il regista ed attore raccoglie l’eredità dell’amico, che lo volle sul set, in una delle parti più significative di quel film, quella del genero Giorgio, titolato professionista, destinato ad emigrare per trovare lavoro, e ben sceglie, fior da fiore, i siparietti più gustosi della produzione cinematografica, non facendo rimpiangere l’originale. Gentiluomo partenopeo, affabile ed acuto, Bellavista rivive così nell’interpretazione di Gleijeses sulle tavole del palcoscenico, restituendo al pubblico l’immagine dell’amabile filosofo da condominio e dei suoi originali adepti, in perfetto stile socratico.

Spicca fra tutti i validi comprimari un Benedetto Casillo in stato di grazia, che tiene le fila dell’anima popolare della messinscena, in perfetta aderenza al personaggio del Salvatore che fu suo nel film, con Antonella Cioli energica ed efficace nella sua Rachelina, domestica vivace ed intraprendente. L’antagonista Cazzaniga è Gianluca Ferrato, che ben regge il confronto con Gleijeses, sooprattutto nella famosa scena dell’ascensore, chiave di volta della vicenda. 

“C’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro. Distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale”, dichiarò al debutto di questo allestimento, il regista, che però, nella sceneggiatura resta profondamente fedele al testo dell’autore, pur giocando abilmente sulle soluzioni sceniche, che danno incisività alla recitazione.

Credibile Marisa Laurito, nei panni della moglie di Bellavista, padrona di casa cinica e fatalista, ma tradizionalista quanto basta per conservare l’uso antico delle conserve di pomodoro fatte in casa ed il rispetto verso l’anziano genitore, trattato però, sostanzialmente, come un soprammobile e infine liquidato, dopo la dipartita, come un ferro vecchio, alla stregua della lavatrice, renitente al lavoro.

Un’ovazione, infine per Gigi De Luca, nei panni dell’uomo col “cavalluccio rosso”, indimenticabile ed efficace interprete di certo compiacimento e gustoso gigioneggiare, tutto partenopeo.

Quindi l'omaggio ed il ricordo, in chiusura di spettacolo, per Luciano De Crescenzo. 

L’opera resta in scena fino al 28 novembre 2021.