PARLIAMO DI...


27/08/23

BENEVENTO CITTÀ SPETTACOLO 2023 - Peppe Fonzo, "cantattore" e cantastorie, viaggia fra musica, testi ed emozioni

 


di Maria Ricca

L'emozione si fa voce con Peppe Fonzo, attore e regista, a Città Spettacolo 2023, che prende per mano il suo pubblico e lo porta in giro, attraverso le sue sensazioni e i suoi pensieri, che sono quelli di chi li ascolta, in un coincidere terribile ed incredibile insieme. E così, il "Cantattore", in un'unione che pare essere l'anima più vera dell'interprete sannita, "disegna" in scena al Comunale, ritrovato e rinnovato, un percorso suggestivo di  impressioni, raccontando delle storie e coniugandole ad altrettante poesie in musica, quali sono le  produzioni dei cantautori italiani. E lo fa costruendo un "one man show",come gli artisti di strada di un tempo, quelli più veri, proponendosi in scena con un armamentario di strumenti antichi, dalla chitarra all'ukulele, fino all'armonica, lasciandosi sedurre però dell'elettronica, che gli consente di riproporre in loop l'utile sottofondo alle sue interpretazioni e conferma il suo talento multiforme. E così, ad ogni storia raccontata corrisponde una gemma della produzione cantautorale italiana, tutte scelte apposta ed in maniera intelligente fra quelle non conosciutissime, a conferma della voglia di approfondire e sottolineare, attraverso  aspetti non convenzionali, gli eventi della vita.

Così, una dopo l'altra, si rincorrono le storie scritte ed interpretate da Fonzo, intervallate via via da "Che cosa sarà" di Dalla e De Gregori, per raccontare di chi sale, si affanna, si arrampica, senza giungere ad una meta, a "Un giorno dopo l'altro" di Luigi Tenco e l'uomo piccolo, talmente piccolo, che tende a scomparire, fino a "Con le mani" di Sergio Endrigo, che tutto muovono. E poi la storia dell'impenetrabile "Donna Cuncetta", ritmo ipnotico e canzone di Pino Daniele, per raccontare di chi ormai vive solo di ricordi e parla con le anime dei propri morti, aspettando di ricongiungersi a loro, perché il proprio mondo è finito. La struggente "Lettera a mio figlio sulla felicità" di Sergio Bambaren è lo spunto per raccontare che l'unica cosa che ci appartiene sono i sogni, tutto il resto lo prendiamo solo in prestito e per questo occorre vivere dando valore al tempo, ma inseguendone la qualità, non la quantità. Di qui, "L'abbigliamento di un fuochista"  e "Raggio di sole" di Francesco De Gregori. Si chiude con l'ironia di Lucio Dalla e il suo "Quale allegria", per sottolineare la storia di un improbabile incontro, in un corso Garibaldi beneventano (ma si potrebbe essere ovunque), con una sconosciuta donna fatale, meteora che rivela tutte le fragilità del protagonista. O forse no, perché la chiusura vera Peppe Fonzo l'affida alle struggenti sensazioni evocate da "Storia d'amore" di Celentano, trionfo della razionalità sulla passione, ma non senza rimpianti.