di Maria Ricca
TEATRO - Perfettamente
padrone della scena e dei meccanismi comici che l’attraversano, Geppy Gleijeses
ha debuttato all’Augusteo con “Uomo e Galantuomo”, primo spettacolo della
stagione 2023-24 della sala partenopea di piazzetta Duca d’Aosta, riproponendo
quel grande classico che Eduardo De Filippo, suo maestro e mèntore, (al punto
da concedergli di presentare le sue opere al grande pubblico, senza restrizioni)
scrisse a soli ventidue anni. Fino al 19 novembre a Napoli, con il talentuoso
erede Lorenzo Gleijeses ed il valente, intramontabile Ernesto Maieux, l’interprete,
diretto da Armando Pugliese, non costringe gli spettatori a rimpiangere la
versione eduardiana, nota al grande pubblico nella versione televisiva.
L’immortale
vicenda del capocomico, a suo modo visionario e certo velleitario, costretto a
barcamenarsi tra le proprie ambizioni artistiche e l’inevitabile richiamo alla
crudezza della realtà del sopravvivere, è reinterpretata da Geppy Gleijeses con
innovativa verve ed intelligente versatilità, senza sbavature.
Il pubblico, dunque,
anche il più giovane, spesso completamente “vergine” rispetto ai ricordi legati
alle versioni del passato, riesce a farsi prendere dal ritmo della messinscena
e dalle caratterizzazioni attoriali, tutte riuscitissime, in verità, e a lasciarsi
trasportare dall’innescarsi delle situazioni comiche da brillante “pochade”, con
gli inganni, i tradimenti e gli inevitabili incidenti di percorso, con il memorabile disastro della "buatta", che
attraversano l’opera teatrale.
Se menzione a
parte merita la celebre scena metateatrale della “prova generale” prima della
rappresentazione, con l’immortale “ ‘Nzerra chella porta! ” , attraversata da
Gleijeses e dai suoi attori con brillante maestrìa, non si può fare a meno di sottolineare
l’efficace riproposizione dei passaggi comici da commedia degli equivoci, dal
servire la bevanda all’amarena, bevuta da tutti tranne da colui al quale era
destinata, alla messinscena del “Lallaralì, larallalà”, che tutto purifica e
risolve, grazie all’escamotage della finta follia.
Agile ed elegante è
Lorenzo Gleijeses a calarsi nei panni dell’’innamorato gabbato dalla giovane e
falsa nobildonna, incisivo ed acuto Ernesto Maieux, nelle vesti del marito
medico tradito, gentile benefattore, ma infingardo a sua volta, se messo alle
strette. Veramente bravi, infine, a
cogliere le direttive della regia di Armando Pugliese, non nuovo a
rappresentazioni eduardiane, e ad interfacciarsi con i protagonisti sono stati tutti
gli altri attori, Antonella Cioli, Ciro Capano, Gino Curcione, Roberta Lucca, Gregorio Maria De Paola, Irene Grasso, Salvatore Felaco, che hanno
offerto tutti significativi ed irresistibili camei.
In chiusura, applausi affettuosi e sinceri per l’artista, che nella prima napoletana, ha voluto ricordare l’importanza di continuare a mettere in scena i nostri autori, italiani, ma anche partenopei, pure quelli meno conosciuti dal grande pubblico, ma apprezzati sempre dalla critica, e che meriterebbero maggiore conoscenza e diffusione. "L'anno prossimo - ha anticipato Geppy Gleijeses - sarò in teatro con i "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello".