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01/11/23

S. GIORGIO A CREMANO - Luke Slott canta "#OurStoryIsOne", in nome del popolo iraniano e delle martiri bahá’í di Shiraz

 

Da sx la prof. M. Mazzei, la consigl. R. Iuliano, J. Howard, Luke Slott, il Sindaco Zinno, l'ass. Giordano

di Maria Ricca

 L'EVENTO“Siamo tutti gocce di un medesimo, grande oceano ed anche i piccoli atti di gentilezza e di amicizia che compiamo nelle nostre vite nei confronti di chi appartiene a culture diverse fanno la differenza…”. 

Un’attenzione all’altro da sé che si sostanzia perfettamente nel principio stesso della fede Bahá'í e si sublima poi in quella “resilienza costruttiva” che caratterizza chi professa quella religione, quando si trova a dover subire persecuzioni immani in nome di quest’ultima, per l’irremovibilità totale nei confronti di un’eventuale abiura delle proprie convinzioni: “Meglio essere uccisi, che uccidere.” 

Proprio come accadde alle “martiri di Shiraz”, le dieci donne trucidate per non aver voluto negare la propria fede e celebrate nel “dedication tour” di Luke Slott, il cantautore irlandese che in questi mesi porta in Europa il racconto di quel sacrificio ed il dramma del popolo iraniano tutto. #OurStoryIsOne è approdato alcuni giorni fa nel Sud Italia, ospitato alle Fonderie Righetti di  San Giorgio a Cremano (e successivamente a Portici), grazie al patrocinio del Comune e all’accoglienza del Sindaco Zinno, dell’Assessore all’Istruzione Giuseppe Giordano e della consigliera Raffaella Iuliano. Organizzazione dell'evento a cura della professoressa Marta Mazzei del Liceo "Urbani". 


Autore ed interprete di grande sensibilità, una vita dedicata alla musica, influenzata da melodie pop, rock e soul, Luke Slott, dopo aver abbracciato la fede 
Bahá’í,  è approdato a nuove sonorità, che egli definisce caleidoscopiche e profondamente spirituali. E ha scelto di ispirare il proprio racconto, in voce e musica, alla narrazione delle vicende di quelle genti che hanno profondamente sofferto per la repressione dei propri diritti. Di qui il recital che, partito dal ricordo della lungimiranza di Ciro il Grande, l’imperatore persiano che per primo si espresse in favore del principio della libertà di credo e dei diritti individuali, ha poi raccontato, con grande intensità e commozione, le sofferenze del popolo iraniano,  per non averli potuti esercitare compiutamente. 

Dalle imposizioni delle autorità religiose con le Ayattolah  all’attività dell’Università Segreta di fede Bahá’í, dalla vicenda di Mahsa Amini, la 22enne iraniana di orgine curda uccisa dalla polizia di Teheran perché non indossava bene il velo, alla terribile storia di Tohre (" La Pura"), fino alla vicenda più amara e di inspiegabile crudeltà delle “martiri di Shiraz”, Slott ha raccontato le sofferenze nei particolari più crudi, dedicando alla più giovane delle uccise, Mona, la canzone “la donna che baciò il cappio”, estrema accettazione della sofferenza, in vista di uno scopo più alto. Gli spettatori, rapiti dalla commovente esibizione del cantautore, gli hanno tributato applausi sentiti. 

A Luke Slott abbiamo chiesto i motivi profondi della sua scelta artistica.

 - L’attenzione riservata da lei, cantante irlandese, alle vicende delle donne perseguitate, è un riflesso dei contrasti e delle “persecuzioni” vissuti dal popolo irlandese a causa dei suoi contrasti con l’Inghilterra?

Quando sono venuto a conoscenza della campagna #OurStoryIsOne (ourstoryisone.bic.org) e del movimento "Woman Life Freedom", mi sono commosso per l'esperienza delle donne in Iran e del popolo iraniano in generale. Ho a cuore la libertà che ho qui in Europa: la libertà che ho come artista di esprimermi apertamente nella mia musica e nei miei testi, la libertà di parlare di questioni importanti nel mondo e di cose che sono importanti per me personalmente. Se oggi vivessi in Iran, non avrei la stessa libertà di esprimermi liberamente come artista. Ho incontrato artisti iraniani che mi hanno descritto come devono censurarsi per paura di essere arrestati o addirittura uccisi. Credo che questo soffocamento dell’espressione umana sia molto malsano dal punto di vista psicologico. La libertà di espressione creativa è molto importante per me e il mio cuore va ai miei colleghi artisti in Iran e al popolo iraniano in generale. Oggi le donne in Iran non hanno nemmeno la libertà di scegliere come vestirsi e credo che questo sia un aspetto fondamentale della libertà di espressione. Le donne sono costrette ad indossare l’hijab sotto la minaccia della violenza. Se le persone non hanno nemmeno le libertà più elementari, come la scelta del vestito, come potranno mai esprimere ciò che hanno nel profondo del cuore? 

Per quanto riguarda la mia nazione, fortunatamente, dopo una lunga storia di conflitti e violenze, oggi c’è una grande pace tra Irlanda e Inghilterra. C’è stato un processo di guarigione tra i nostri due Paesi, grazie agli sforzi di molte persone, sia irlandesi che inglesi. I cambiamenti che ho visto nel mio Paese da quand’ero bambino mi ricordano che c’è sempre speranza di cambiamento. Credo che il popolo irlandese sia un esempio di un popolo un tempo oppresso, ma ora libero. Spero che il popolo iraniano sperimenti la stessa libertà di cui godo nel mio Paese. ”

 - Perché la comunità internazionale è così restia a prendere una posizione decisa contro le persecuzioni al popolo iraniano ?

“È una domanda difficile e delicata. L'Iran è un Paese molto influente sulla scena mondiale. Molti ministri di governi di varie parti del mondo, Irlanda compresa, hanno già iniziato a parlare pubblicamente delle violazioni dei diritti umani in Iran, in particolare per quanto riguarda l'oppressione delle donne e la persecuzione delle minoranze religiose. A poco a poco, il mondo intero sta prendendo coscienza delle violazioni dei diritti umani in Iran. Credo che con la crescita della consapevolezza globale aumenterà la pressione sulle autorità iraniane affinché cambino le loro politiche. È importante diffondere la consapevolezza e continuare a parlare dell'oppressione di persone innocenti in Iran.”

- Quanto possono incidere la cultura e la musica nel far conoscere tali problemi a vasti strati di popolazione, soprattutto ai giovani ?

“La musica, e l'arte in generale, è stata una forza potente nella mia vita, soprattutto in gioventù. L'arte ha contribuito a formare i miei valori e i miei pensieri sul mondo. La musica è stata spesso una fonte di coraggio per me e mi ha ispirato a compiere passi importanti nella mia vita. Bahá'u'lláh, il fondatore della Fede Bahá'í, egli stesso iraniano, ha descritto la musica come "una scala per l'anima". Mi piace questa immagine perché mi ricorda che la musica e l'arte possono elevare i nostri pensieri e le nostre prospettive e aiutarci a vedere le cose con maggiore chiarezza - come salire su una scala per avere una visione migliore del mondo. I giovani hanno un’energia creativa molto speciale. Quando questa energia viene indirizzata verso atti costruttivi di servizio all’umanità, i giovani possono apportare enormi cambiamenti positivi nel mondo, cambiamenti che possono durare per generazioni. Una canzone potente può essere come un fiammifero che accende un fuoco nel cuore dei giovani e una grande fonte di energia e di motivazione ad agire.

- Quale sarà il prossimo progetto di Luke Slott ? Vi sta già lavorando?

 “La campagna #OurStoryIsOne continuerà per un anno intero: dal 18 giugno 2023 (40° anniversario dell'esecuzione delle dieci donne bahá'í di Shiraz che furono impiccate per essere bahá’í) al 18 giugno 2024. Il mio attuale tour in Europa terminerà a dicembre, ma ho intenzione di iniziare un altro tour nel 2024 e di continuare a cantare della campagna #OurStoryIsOne e del popolo iraniano. Ho scritto una nuova canzone dedicata alle dieci donne di Shiraz, intitolata "To Die With You" ("Morire con te"), che intendo registrare e pubblicare durante la campagna. Per il tour #OurStoryIsOne in Europa, sono affiancato da una meravigliosa musicista brasiliana, Jasmine Olinga Howard. Sono molto onorato di avere la sua voce e la sua presenza nel tour e speriamo di collaborare a progetti musicali in futuro.”