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30/04/15

PREMIO STREGA - L'ironia dissacrante di Dario Vergassola, conduttore "anti kermesse" , alla corte del "mito" dei riconoscimenti letterari

Vinicio Capossela, Dario Vergassola, Stefano Petrocchi
Affollata serata di presentazione dei 12 finalisti, al San Marco

 di Maria Ricca

Vinicio Capossela
E’ arrivato trafelato Dario Vergassola alla serata beneventana di presentazione dei dodici finalisti al Premio Strega, con trentacinque minuti di ritardo sulla tabella di marcia, ma si è fatto  presto perdonare da giornalisti e pubblico per la simpatia e la disponibilità con la quale ha accolto le domande della stampa, che l’ha atteso  schierata dinanzi al San Marco, anni luce lontano dalla spocchia di Vinicio Capossela, candidato con “Il paese dei coppoloni”, grande affabulatore ed intelligente prosatore sul palco, ma refrattario  ad ogni forma di attenzione da parte degli spettatori…Giustificato, perché “inseguito e perseguitato”  solo dall’editrice della misteriosa Elena Ferrante, lo pseudonimo dietro cui si nasconde l’ autrice (o l’autore) di  “Storia della bambina perduta” quarto e ultimo volume dell’ “Amica geniale”.
Melania Petriello
E hanno sfilato via via sulla scenografia di  Fabio Melillo e Italo Mustone ,i diversi autori, introdotti da Stefano Petrocchi della Fondazione Bellonci , a cui è stata affidata la “pars costruens” della presentazione, mentre della “pars  destruens”, o meglio del l’ironico commento,  si è incaricato appunto il Vergassola, sfoggiando consapevolmente i panni del  giullare e del “fool”, per “desacralizzare” l’atmosfera. I
l pubblico si è diviso così tra chi ha rimpianto lo stile rispettosamente cordiale di Paola Saluzzi, conduttrice dell’anno scorso e quello brillante, ma a tratti un po’ troppo  banalizzante, adottato dall’attore ligure. Che però nei premi letterari ci crede, tant’è vero che più di una volta, ha dichiarato nel corso della serata, avrebbe voluto parteciparvi in concorso. E quindi, a suo modo, apprezza il mito. Segno dei tempi.
Le presenze istituzionali del sindaco Pepe e dell’Assessore Del Vecchio hanno riportato l’attenzione sul ruolo che Benevento ha avuto, da otto anni a questa parte, nella suite di eventi collegati al prezioso riconoscimento letterario, con l’arrivo in città degli scrittori in concorso, ogni anno,  a presentare i propri libri  e sul fatto che occorre investire nella cultura, anche se è sempre più difficile.   In mezzo gli interventi del Presidente nazionale di Slow Food, Nino Pascale e del Presidente di Strega Alberti, Alberto Foschini.  Piacevole ed interessante, poi, il momento affidato alla giornalista Melania Petriello, nel ruolo di speciale “cantastorie”,  per  raccontare alla platea la storia del “salotto affamato” di cultura che Maria Bellonci  aprì negli anni Cinquanta  alle migliori intelligenze letterarie del tempo. Del resto, ha detto  “non si vive di sola pancia” e questo è un “Paese di nutrimenti”, poiché la Cultura è cibo per la mente e “avremo vinto la battaglia dell’Expò se faremo tutto questo, perché la cultura è dovere morale.” Vergassola l’ha abbracciata e non ha potuto fare altrimenti, rinunciando per una volta, e finalmente,  all’ennesima battuta.
Interessanti le presentazioni di “La sposa” di Mauro Covacich, che ha ricordato la tragedia dell’artista Pippa Bacca, stuprata ed uccisa lungo il suo percorso de lla la performance itinerante Spose in Viaggio”, con cui si proponeva di attraversare, in autostop, 11 paesi teatro di conflitti armati, vestendo un abito da sposa, per promuovere la pace e la fiducia nel prossimo. “Il genio dell’abbandono” della napoletana Wanda Marasco, su una Napoli vivace e popolare,  e di “Come donna innamorata” di Marco Santagata, su un Dante Alighieri  privato, quello dell’amore irrisolto per la scomparsa Beatrice. Si è chiuso dopo “Zerocalcare”, la vera novità di quest’anno, con la sua graphic novel in concorso, “Dimentica il mio nome”, per accogliere il quale cui il regolamento del Premio Strega è stato cambiato.
Un’ultima considerazione da parte del comico-presentatore, questa sì, davvero azzeccata: “I libri sono di chi li legge, di tutti” e la loro interpretazione cambia a seconda dello stato d’animo…"