Fiaccole colorate, omaggio di grandi e piccoli, nel segno della spiritualità
di Maria Ricca
Il rito collettivo è compiuto. La folla del Venerdì Santo non tradisce la sua Processione di Gesù Morto, celebratasi anche quest’anno lungo il corso Garibaldi, con la statua custodita nella Chiesa di S.Anna uscita a ricevere, figura del Creatore, l’omaggio infinito dei cittadini , grandi e piccoli, in mano, numerosissimi, le fiaccole bianche, azzurre ed arancione, distribuite dalle giovani volontarie. Sfilano i Cavalieri e le Dame del Santo Sepolcro, con i loro manti color avorio ed i veli neri. Sfilano gli alpini, i carabinieri, i vigili urbani, i politici cittadini (in misura minore quest’anno), ma soprattutto tanta, tanta gente.
Davanti l’Arcivescovo Mugione, tutt’intorno un silenzio irreale e devotissimo, che si fa commozione quando l’effigie di Gesù Morto si ricongiunge con la “Mater Dolorosa” che l’attende, vestita di nero, come sempre, nella statua che vien portata fuori dalla Chiesa di Santa Sofia.
Una tradizione che è un tramandarsi di memorie da una generazione all’altra, con mamme che spingono passeggini e nonni che sollevano in braccio i nipotini, incuranti della folla che schiaccia piedi e spinge tutti oltre il consentito. Ma non c’è tempo per lamentarsi, solo per godere della suggestione infinita del momento, forse per pregare.
E’ un lunghissimo saluto, quello della folla, che brucia però, incredibilmente, in un momento, insieme alle candele delle fiaccole sollevate dai bambini. E’ già tempo di andare, non senza aver atteso che la Processione risalga dal Corso a via Perasso e poi ritorni giù, per esaurire il proprio percorso.
Resta la voglia di commentare l’ancora incredibile bisogno di spiritualità che percorre una città, “papalina” certo, e legatissima alle proprie tradizioni, ma, pur disillusa, sempre partecipe di un sentire comune, sicuramente ancora ispirato dalla recente ascesa al soglio pontificio di un Religioso che ha riportato l’attenzione sulla naturale semplicità dell’aspirazione all’Infinito.