Lello Serao |
di
Maria Ricca
Il
Teatro come “forum”, strumento di denuncia sociale. Per un invito, senza moralismi, a riflettere
sui
meccanismi
della convivenza umana. Accade a “Città Spettacolo”, con “Garage”, l’opera che
va in scena, in “prima nazionale”, sabato 7 settembre, alle 20, al Mulino
Pacifico.
Scenario
è uno stabile borghese, ove si tiene una riunione di condominio. Il “casus” è
lo stupro che viene consumato ai danni di una ragazzina di 17 anni da parte di
cinque ragazzi del palazzo.
La
ragazzina è figlia di una donna egiziana semiclandestina. L’amministratore ha
convocato la riunione per permettere l’incontro dei genitori dei ragazzi
interessati con un avvocato, che dovrà trovare la soluzione meno compromettente
al “problema”. I partecipanti hanno, ognuno
per ragioni diverse, la necessità che la riunione convocata porti ad una
soluzione che non intacchi lo status e preservi da indagini ulteriori.
L’evoluzione drammaturgica degli eventi è resa con una lingua contemporanea
spedita e sagace senza fronzoli. Del lavoro, scritto da Marco Zannoni, parliamo
con il regista Lello Serao.
-Da
dove deriva l’idea di “Garage”?
“Nasce
durante la scorsa tournée di “Libera Scena Ensemble”, da una serie di discussioni e riflessioni. E da
un laboratorio sulle “regole”. Eravamo reduci da un incontro con il magistrato
Gherardo Colombo. Riflettevamo insieme sul fatto che l’Italia, il nostro Paese,
sebbene si sia dato delle regole, in sostanza queste non sono mai state
completamente rispettate e la nazione in
questo non è mai diventata adulta, fino a stravolgere in qualche modo il senso
etico del Paese:”
-Quindi
nella pièce gli stupratori in sostanza si “autoassolvono”…
“Beh,
nessuno ne esce in modo positivo, né genitori, né ragazzi. Tutti i protagonisti
al negativo sono “di buona famiglia”. Nella
riunione condominiale in scena,
più che condannarli, si tenta in
effetti di stabilire quale linea di
condotta tenere, insomma come
comportarsi nei confronti della madre della clandestina violata, che vive nello
stabile, per evitare guai. Alla fine la soluzione viene come se fosse una
questione condominiale, quasi per legge. Certo, fra i condomini le posizioni
sono le più diverse, ma vince la necessità del “quieto vivere”.
-Di
chi sono le responsabilità se in Italia le regole non sempre si rispettano o si
tenta di metterle in discussione?
“Sicuramente
se il sistema Paese è viziato è perché nella famiglia, sua prima cellula, si
sono rotti dei meccanismi. Non c’è una borghesia consapevole come in
Francia, si cerca sempre di modificare
le regole stabilite. Nella pièce, una sorta di “teatro-forum” si tenta, invece, di aprire una discussione sulle regole. Se
esistono e sono state fatte, bisogna rispettarle e basta. Poi si
può discutere se andrebbero cambiate, ma se ci sono vanno rispettate.”
Il programma completo della rassegna, giorno per giorno, è sempre disponibile su www.cittaspettacolo.it
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