di Maria Ricca
Scene (grottesche?!) da un matrimonio, con accenti di
pochade ed “happy end” finale. Sembrerebbe questo il taglio, volutamente ed
estremamente ironico, che Crescenzo Autieri, con la sua Compagnia, al Magnifico Teatro del Magnifico Visbaal il 13 e 14 marzo, ha voluto dare ad "Anniversario di Matrimonio", la sua analisi della vita di coppia, logorata dalla noia, dall’abitudine,
da un modo inevitabilmente troppo realistico e convenzionale di spendere l’esistenza
insieme.
E così l’Autore, attore e regista, mette in scena quattro disperazioni e due coppie due, in cui
la parola fine è sempre alla svolta del primo angolo. Ma per evitare che ciò
accada, occorre inventarsi ogni volta qualcosa.
La leggerezza dei toni che accompagna la performance non
nasconde la drammaticità della situazione. Matteo attende a casa Giulia, in
compagnia di un collega docente universitario, inetto e burlone, e di sua moglie. E’ il loro
decimo anniversario e l’uomo le prepara una festa a sorpresa. La donna non
rientra alla medesima ora, come d’abitudine, e l’ansia si impadronisce della
mente del marito. Mille supposizioni si affacciano alla mente di lui, che
appare integerrimo custode della fedeltà coniugale e che mai si “perderebbe
nemmeno negli occhi di un’altra donna”, pur avendone l’opportunità. Né è di
conforto, anzi, semmai, peggiora la situazione, l’eterno, ridicolo scherzare
dell’amico, che evoca amori clandestini per la moglie del collega, inutilmente
rimproverato dalla consorte, che lo invita ad una maggiore sobrietà.
Quando Giulia finalmente rientra è in compagnia di un
sedicente pittore di strada, che si è portato a casa, “per offrirgli un’opportunità
diversa”, perché solo lui ne ha capito l’animo. Anche la donna dipinge e lo fa
da una vita, ritraendo di volta in volta le fasi dell’amore che attraversa con
Matteo, dall’idillio iniziale alla quiete del tran tran, fino al buio della
noia.
Man mano la trama si svela agli occhi dell’incredulo
spettatore. Il pittore altri non è che un improvvisato killer, prezzolato dal
marito, che attende solo il momento giusto per farla fuori. E’ un attimo e il
pubblico comprende che l’uomo è protagonista di un doppio gioco: anche la donna
lo ha pagato per la stessa “missione”. Utile contorno alla disperazione di
coppia sono gli amici, ciascuno all’insaputa (o almeno così pare!) dell’altro,
intendono avvalersi degli stessi servigi.
L’unico incredulo resta il timido e goffo “killer”, che sfugge alle
pressioni di tutti, scappando via appena possibile, ma non senza il “malloppo”.
E’ tutto previsto, però. Ognuno sa dell’altro, in questa “commedia
nera”, in cui c’è spazio per raccontare ogni difficoltà di certe scelte, del
puntare tutto su una donna ("Questo è il matrimonio, e chi non è sposato non può
capire, mentre chi lo è non può che condividere!"), accettando di passare con
lei, dall’idillio romantico, sottolineato opportunamente dalla colonna sonora
dello spettacolo, con “La prima cosa bella” , emozionante versione di Malika Ayane, alla prosaicità del sesso, primo
contatto con la realtà.
Non resta che uccidersi, reciprocamente, puntandosi la pistola
contro in simultanea, come accadde tanti anni fa ad una coppia simile, che non
riuscì a ritrovare il proprio percorso. Perché, se stare insieme è impossibile, "lo è altrettanto immaginarla fra le braccia di un altro l’uomo", confessa lui.
Così la coppia decide di darsi un’altra possibilità e lei di
indossare idealmente di nuovo quelle ali attraverso le quali lui la fa librare
nel cielo ideale di un amore in fondo mai sopito. E’, dunque, tempo di
spegnere insieme, contemporaneamente, la candelina del decimo anniversario. L’anno
prossimo, certo, bisognerà trovare
ancora un altro inganno a cui aggrapparsi. Chissà…
Applausi, infine, per una pièce divertente,
finalmente lontana da certi stilemi “criptici”, che sembrano tanto di moda
oggi. “E’ così – conferma l’autore e regista Autieri, napoletano d’origine,
formatosi all’Accademia, protagonista di film con Leo Gullotta, all’attivo
collaborazioni per la Tv con Elvio Porta, al vertice di un gruppo teatrale
consolidato, di cui cura progetti e testi inediti. “Solo partendo da strutture
classiche consolidate – dice - si può
poi arrivare alla destrutturazione degli schemi ed ad evolverli, magari
smontandoli e rimontandoli. In giro, tuttavia, c’è tanta confusione, molti non sanno davvero da dove cominciare e
si lanciano in improbabili avventure. Ma poi, lo spettacolo rischi di “godertelo”
da solo, se non riesci a coinvolgere lo
spettatore e a dargli qualcosa. Detto questo, però – conclude Autieri - sono aperto a nuove drammaturgie e a nuove
sperimentazioni, sempre. L’importante è che siano giustificate da un percorso.” Prossimo appuntamento con il “Magnifico Teatro”, il 17 e 18 aprile, con “Bukowski. A Night with Hank”, di Francesco Nikzad, diretto e interpretato da Roberto Galano.