di Maria Ricca
“Il mito di Bukowski è nato dopo. Non volevamo né
esaltarlo né demolirlo. Magari solo rileggerlo, mostrando al pubblico un modo diverso
di intendere il personaggio, oggi che il facile citazionismo impera su Facebook.” Così
Francesco Nikzad, autore di “A Night with Hank”, affresco, "tutto in una notte”, sulla vita randagia dello scrittore maledetto, nel commentare la sua opera
andata in scena lo scorso week-end per la rassegna “Magnifico Teatro” del “Magnifico
Visbaal” a Benevento, diretta ed interpretata da Roberto Galano.
Sullo sfondo una “vasca”, prima piena di vino e poi di acqua, in cui
Bukowski affoga se stesso ed i propri dispiaceri, il suo difficile rapporto con
la vita e con gli esseri umani, soprattutto con le donne, in un “odi et amo” di
grande impatto verbale ed emotivo. Hank si muove al centro di
una messinscena molto forte e claustrofobicamente avvolta in pareti tappezzate dalla
carta commerciale, all’interno della quale bastano un telefono, una macchina da
scrivere ed alcune bottiglie di vino, per confezionare, a mo’ di pacco regalo, il “personaggio”. Quello che piace al pubblico, che appassiona il pubblico, a
cui il pubblico non rinuncerebbe mai. E poco importa se il vero Bukowski non è
quello, se dentro di sé ha un angelo azzurro che preme, una parte sensibile,
evocata dal rapporto con la sua Linda Lee, l’unica che gli suscita emozioni, non
solo fisiche, com’era accaduto fino ad allora con altre donne. La parte migliore di sé “non vende” e ai lettori non piace. Meglio continuare così, e lasciare che venga fuori solo di notte.”
"Certo non è uno che le manda a
dire “Hank” - conferma l'attore e regista Galano - è molto sicuro di quello
che accade, non ha paura di riferire le cose dal suo punto di vista
anche se impopolare, è un provocatore che non crede a niente e a nessuno,
tantomeno al “sogno americano” di Walt Disney e del suo Topolino, di un mondo
in cui tutto può accadere se lo si desidera, panna sul cibo, che serve a
nascondere i cattivi sapori”. “ Ma volevamo raccontare - dichiara - anche
un aspetto poetico dell’uomo, il meno conosciuto, in una sceneggiatura che non
fosse solo “pulp”. Non si redime, certo, tuttavia, Bukowski, alla fine, se di “redenzione” si può parlare, piuttosto resta consapevole che, pur non volendo appiattirsi ed aspettare il destino, non si può uscire dall’immagine di un certo “sé”, che piace a tutti, tranne che al suo legittimo proprietario.
Quanto tempo ci vuole per costruire una messinscena come
questa, un personaggio come questo? “Innanzitutto – racconta Galano
– occorre uno studio di base sull’Autore. Abbiamo lavorato molto sui “non detti”,
su tutto quello che ci sembrava trasparisse tra le righe, su passaggi intensi e
poetici.”
La pièce fa parte di una sorta di “trilogia dei
perdenti”, con due opere, su Charlie Chaplin e Van Gogh, ancora messe in scena
da Nikzad e Galano.
Prossimo appuntamento con la
rassegna “Magnifico Teatro”, il 24 e 25 aprile, con “Il più grande. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore
ebreo”, drammaturgia di Simone Caputo, Ilaria Delli Paoli e Rosario Lerro con
Roberto Solofria, regia Rosario Lerro.
Uno spettacolo che va significativamente,
per i suoi contenuti, in scena nei
giorni della festa della Liberazione.
Il bilancio conclusivo della manifestazione,
conferma il direttore artistico della rassegna e del Magnifico Teatro, Peppe
Fonzo, è estremamente positivo: “La scelta degli spettacoli è stata tutta all’altezza
delle aspettative, hanno comunicato belle emozioni, in verità, con tanta forza
ed energia. Frutto delle scelte artistiche ancora più accorte e selettive, forse anche
più rischiose, indubbiamente, che abbiamo condotto quest’anno, che sono state
molto apprezzate dal pubblico. "