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19/04/15

TEATRO - Se Bukowski diventa "Hank" per una notte, "smontando" il mito e ritrovando il sé perduto

Applausi per la rilettura insolita della vita randagia dell' "autore maledetto" al Magnifico Teatro

di Maria Ricca

“Il  mito di Bukowski è nato dopo. Non volevamo né esaltarlo né demolirlo. Magari solo rileggerlo, mostrando al pubblico un modo diverso di intendere il personaggio, oggi che il facile citazionismo impera su Facebook.” Così Francesco Nikzad, autore di “A Night with Hank”, affresco, "tutto in una notte”, sulla vita randagia dello scrittore maledetto, nel commentare la sua opera andata in scena lo scorso week-end per la rassegna “Magnifico Teatro” del “Magnifico Visbaal” a Benevento, diretta ed interpretata da Roberto Galano.
Sullo sfondo una “vasca”,  prima piena di vino e poi di acqua, in cui Bukowski affoga se stesso ed i propri dispiaceri, il suo difficile rapporto con la vita e con gli esseri umani, soprattutto con le donne, in un “odi et amo” di grande impatto verbale ed emotivo. Hank si muove al centro di una messinscena molto forte e claustrofobicamente avvolta in pareti tappezzate dalla carta commerciale, all’interno della quale bastano un telefono, una macchina da scrivere ed alcune bottiglie di vino, per confezionare, a mo’ di pacco regalo,  il “personaggio”. Quello che piace al pubblico, che appassiona il pubblico, a cui il pubblico non rinuncerebbe mai. E poco importa se il vero Bukowski non è quello, se dentro di sé ha un angelo azzurro che preme, una parte sensibile, evocata dal rapporto con la sua Linda Lee, l’unica che gli suscita emozioni, non solo fisiche, com’era accaduto fino ad allora con altre donne. La parte migliore di sé  “non  vende” e ai  lettori non piace. Meglio continuare così, e lasciare che  venga fuori solo di notte.”
 "Certo non è uno che le manda a dire “Hank” - conferma l'attore e regista Galano -  è molto sicuro di quello che accade,  non ha paura di riferire le cose dal suo punto di vista anche se impopolare, è un provocatore che non crede a niente e a nessuno, tantomeno al “sogno americano” di Walt Disney e del suo Topolino, di un mondo in cui tutto può accadere se lo si desidera, panna sul cibo, che serve a nascondere i cattivi sapori”. “ Ma volevamo raccontare  - dichiara - anche un aspetto poetico dell’uomo, il meno conosciuto, in una sceneggiatura che non fosse solo “pulp”. Non si redime, certo, tuttavia, Bukowski, alla fine, se di “redenzione” si può parlare, piuttosto resta consapevole che, pur non volendo appiattirsi ed aspettare il destino,  non si può uscire dall’immagine di un certo “sé”, che piace a tutti, tranne che al suo legittimo proprietario.  
Quanto tempo ci vuole per costruire una messinscena come questa,  un personaggio come questo? “Innanzitutto – racconta  Galano – occorre uno studio di base sull’Autore. Abbiamo lavorato molto sui “non detti”, su tutto quello che ci sembrava trasparisse tra le righe, su passaggi intensi e poetici.” 
La pièce fa parte di una sorta di “trilogia dei perdenti”, con due opere, su Charlie Chaplin e Van Gogh, ancora messe in scena da Nikzad e Galano.

Prossimo appuntamento con la rassegna “Magnifico Teatro”, il 24 e 25 aprile, con “Il più grande.  Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo”, drammaturgia di Simone Caputo, Ilaria Delli Paoli e Rosario Lerro con Roberto Solofria, regia Rosario Lerro. 
Uno spettacolo che va significativamente, per i suoi contenuti,   in scena nei giorni della festa della Liberazione. 
Il bilancio conclusivo della manifestazione, conferma il direttore artistico della rassegna e del Magnifico Teatro, Peppe Fonzo, è estremamente positivo: “La scelta degli spettacoli è stata tutta all’altezza delle aspettative, hanno comunicato belle emozioni, in verità, con tanta forza ed energia. Frutto delle scelte artistiche ancora più accorte e selettive, forse anche più rischiose, indubbiamente, che abbiamo condotto quest’anno, che sono state molto apprezzate dal pubblico. "