di Maria Ricca
Le “tragedie minimali” delle “Mamme”
di Annibale Ruccello, affidate alla verve delle quattro attrici di “Matremo”, la
compagnia partenopea, ospite della rassegna “Magnifico Teatro” del Magnifico
Visbaal, hanno ritrovato vitalità e confermato la propria attualità, nonostante
siano state scritte e concepite più di trent’anni fa.
Al Piccolo Teatro Libertà, Roberta
Frascati, Caterina di Matteo, Monica Palomby e Angela Garofalo, hanno offerto
una propria rilettura personale dei quattro volti di genitrice immaginati da Annibale Ruccello, il mai fin troppo compianto
attore e drammaturgo napoletano, che aveva provato a rinnovare il percorso
della tradizione, con innesti tratti dalla realtà sempre vivace, tra il duro ed
il grottesco, dell’anima partenopea.
Le attrici, formatesi alla
scuola elementare del teatro di Davide Iodice, nel riproporre la pièce, hanno
scelto di confrontarsi attraverso quattro monologhi, tutti collegati da un filo
conduttore, il volto di un’unica madre, nel segno del dolore e della
frustrazione, spesso dell’inadeguatezza.
Una compagnia tutta al
femminile, unita da grande complicità e forza di carattere, nelle differenti
personalità, per offrire una rappresentazione realistica della figura materna,
dalla madre generosa di Catarinella, che l’aiuta, da morta, a conquistare il
principe, nonostante la figlia stessa l’abbia uccisa, alla folle ospite di un
convento, convinta di essere Maria del Carmelo, passando per la sofferente
genitrice di una ragazza incinta, che ne procura, suo malgrado, il suicidio per
vergogna, fino alla casalinga disperata ante-litteram, circondata da bambini
dai nomi fantasiosi e televisivi, incollata al piccolo schermo e alle faccende
domestiche, con un occhio ai pargoli ed un altro alle eroine delle soap a cui
vorrebbe somigliare, magari portando i suoi bimbi in TV, a quei concorsi canori
che tanto erano (e sono!) in voga.
Al centro, unico elemento
scenico, ad evocare il parto, la sedia di paglia bucata, su un tappeto rosso.
Recitazione efficace, quella
delle attrici, forti di una padronanza linguistica dell’idioma partenopeo, che
certo aiuta, nell’immedesimazione, gli spettatori e soprattutto le spettatrici,
in vicende che però sono universali. Alla base di tutto un lavoro duro sul
testo e sull’interpretazione, realizzato da “performers”, che vivono la propria
realtà in scena, grazie ad un’empatia e ad una complicità, che unisce le loro
forti personalità e le trasforma in quattro cuori ed altrettanti desideri.
Prossimo appuntamento, il 4 e
il 5 dicembre, proprio con la Compagnia ospite, il “Magnifico Visbaal”, che
porta in scena “Fuje Filumena”, reinterpretazione innovativa di “Filumena Marturano”,
a cura di Peppe Fonzo, per l’attore Roberto Azzurro. “La scrittura gioca sul filo del rasoio – si legge
nelle note di regia - guarda il testo di
Eduardo, ma sposta il baricentro mettendo in evidenza la distanza tra due
“signorine” di epoche diverse: quella di oggi che vive in un contemporaneo di
“munnezza”, alienazione, rassegnazione, ignoranza, angoscia; e quella della
favola borghese Eduardiana...”