di Maria Ricca
Amore e morte, Eros e Thanatos, una passione estrema che
diventa sete di vendetta e scatena
reazioni imprevedibili. …Ma la “Medea” alla rovescia, che uccide, pazza
di dolore e rabbia, gli innocenti figli dell’amante, si chiama “Filumena”, come
la protagonista dell’immortale opera eduardiana.
L’attualizzazione del dramma
borghese dell’autore partenopeo, che negli anni Cinquanta affascinò il
pubblico, non può che ritrovare vigore così, nella potente reinterpretazione,
firmata dall’autore e regista Peppe Fonzo, “Fuje Filumena”, andata in scena per la rassegna “Magnifico Teatro”,
al Piccolo Teatro Libertà, nei panni grottescamente tragici, ma potentemente
realistici del classico “femmeniello”, affidati alla versatile ed intensa interpretazione di
Roberto Azzurro, drammaturgo ed attore partenopeo di lungo corso.
Straordinaria la sua capacità di evocare, passo dopo passo,
esperienza dopo esperienza, il percorso
dolente del “ragazzo di vita”, che inizia a tredici anni, in una casa di
malaffare, e prosegue,
ininterrottamente, raffinando la propria “ars amatoria”.
Fino all’incontro
fatale con Domenico, sciupafemmine e pregiudicato,che imprevedibilmente perde
la testa per lui. Ma non al punto di rinunciare a moglie e figli. E a “Filumena”,
che se ne innamora perdutamente, iilludendosi di diventare l’unica, non restano
che le briciole amare della prigione dorata di un appartamento ricco di ogni
confort, tranne che di ogni puro sentimento…E se le “gira la testa”, per una sera, fra le braccia
dell’amatissimo amante, a quest’ultimo non rimangono che rabbia e vergogna, invece, e la
voglia di dimenticare per sempre ogni attimo di abbandono. Confortato, lui sì,
dalla nascita dell’ultimo figlio, e pronto a dare una lezione terribile ed umiliante a "Filumena", quando lei l’affronterà davanti a tutti, svelando l’accaduto.
E allora non basterà la fede nella Madonna delle Rose, per
distogliere colei che "non è nessuno", se non "malacarne", dall’atto di vendetta estremo. E allora tornerà maschio, solo
per una volta, per ammazzare e poi farla franca, impunito, protetto dalla sua
vera identità sempre rinnegata…
Un testo intenso, quello di Peppe Fonzo, che sa dare colore e connotati diversi ad ogni
espressione nota del testo eduardiano, reinterpretandone ed attualizzandone in maniera realistica ed efficace il mito, forte di un
teatro di parola e dell’arte di un attore sopraffino, quale Roberto Azzurro,
a cui non servono effetti speciali per
raccontare un’immortale vicenda, che ha i tratti della tragedia greca ed insieme
della farsa tragica.