di Maria Ricca
Se sia più nobile godersi le note preferite dall’ Mp3 o dal
Cd, piuttosto che attraverso Spotify o i canali You Tube o gustarsi una serata
di musica dal vivo, animata da professionisti del settore, caratterizzati da passione infinita per la propria arte?
La risposta è negli applausi e nell’entusiasmo, che ha accompagnato
l’esibizione degli “Alti i& Bassi” ,
terzo appuntamento di “Natale Arcobaleno”, sezione concerti , la
rassegna promossa dall’Ept, di concerto con il Comune di
Benevento, sotto la
direzione artistica di Gennaro Del Piano.
“Pedigree” di tutto rispetto, in attività dal 1994, i cinque
musicisti milanesi, Alberto Schirò, Paolo Bellodi, Andrea Thomas Gambetti,
Diego Saltarella e Filippo Tuccimei, hanno percorso, in un’ora e mezzo di spettacolo, i sentieri del gospel, del jazz e della musica italiana
anni Quaranta e Cinquanta, viaggiando attraverso la canzone del Novecento, con l’unico
strumento della voce. Un’esibizione a cappella che, ripartendo appunto dal gospel
della tradizione “bianca”, non ha risparmiato felicissime incursioni nello
standard jazz , passando dalle atmosfere “sacre” a quelle da “night” dei
“roaring twenties”, in maniera felice e credibilissima.
Si è intuita una formidabile preparazione alle spalle del
quintetto, uno studio approfondito delle tecniche vocali e strumentali, che ha
consentito loro di restituire al pubblico un’esecuzione limpida, in
chiaroscuro, che ne ha esaltato il sicuro talento.
Una cura del dettaglio che è risultata evidente sia nelle performances più difficili,
che in quelle solo apparentemente più accessibili, risoltesi dunque in uno
stile personalissimo, che mai ha imposto, però, il discostarsi dalle originali interpretazioni delle canzoni
più note, offrendo così un effetto
godibilissimo all’ascolto, anche allo spettatore “profano”.
Di aneddoto in aneddoto, quindi, la performance, raccontata da ciascuno degli
interpreti a proprio modo, e condita di un umorismo volutamente un po’ retrò, è
declinata via via da un Bach di spessore che, rianimato dalla “chitarra
elettrica” vocale, ha ricordato le
sonorità dei “Procol Harum” fino alle melodie natalizie di “Silent Night” e
“White Christmas”, passando per
“Chattanooga”, senza dimenticare l’omaggio a Virgilio Savona e Lucia Mannucci
del “Quartetto Cetra”, con l’invito in scena di una coppia di coniugi di lunga
data, i beneventani Angelo Miraglia ed Alessandra Verusio, simpaticamente prestatisi al gioco scenico, a cui viene riservato l’umorismo nero di “Però mi vuole bene...”.
Infine, in programma, l’immortale swing di Lelio Luttazzi e l’ironia
di Renato Carosone, con la sua “Tu vuò fa l’Americano”, eseguita in stile
“musical” e, tra l’altro, con perfetto
accento” indigeno”, ad ulteriore testimonianza di quella cura del particolare
di cui si diceva, e che è valsa agli interpreti
il premio a lui intitolato.
Si è chiuso con i fuochi d’artificio di un medley delle
canzoni più belle dai film di Walt Disney, che ha entusiasmato la platea, trasformando gli artisti in eroi da
“cartoons”, prima degli apprezzati due
bis di prammatica e dell’ironico
commento finale, ispirato al palco di “X-Factor” e all’inevitabile crudeltà dei
giudici, con il loro “Le faremo sapere…”, riservato ai concorrenti di turno.
Non resta, infine, che salire su “La nave dei sogni”, unico brano
inedito firmato ed eseguito dal gruppo (premiato anche a Boston, con il secondo
posto per il proprio “Best jazz album” ed ospite protagonista
di stagioni concertistiche importanti in
Italia e all’estero), mai approdata a Sanremo, nonostante
l’apprezzamento del direttore artistico Carlo Conti, ennesima testimonianza
delle imperscrutabili dinamiche che regolano l’approdo al Festival.