Giovedì 30, in scena gli allievi di Teatro Studio, in "Se c'è un attore in scena..."
di Maria Ricca
E’ il giorno di Cechov, quello di giovedì
30 giugno, al Mulino Pacifico di Benevento, per gli allievi di Teatro Studio. In scena alle
20,30, offriranno saggio del proprio anno accademico, riflettendo sulle pagine
ironiche ed intense dell’Autore, disincantato interprete della società russa di
fine Ottocento, che divengono espressione più generale ed ampia della temperie
dell’epoca.
Al regista Michelangelo Fetto, l’onere dell’adattamento
dei passi scelti del drammaturgo e la direzione di “Se c’è un attore in
scena…”, con l’assistenza di Assunta Maria Berruti e gli allievi Anna Chiara Benedetto, Antonella Diglio,
Marco Orlando, Marika Porcaro, Martina Puzo, Benedetta Russo, Enrico Torzillo,
Paolo Cubelli, Giovanni Mirra, Martina Travia. Organizzazione generale di Paola
Fetto ed Antonio Intorcia . Segreteria Organizzativa di Riccardo Intorcia.
Ufficio Stampa di Celeste Mervoglino
Lo spettacolo si articola su alcuni atti
unici del Cechov meno conosciuto, ma non per questo meno affascinante e si
inserisce nell’ambito delle attività previste dal progetto “Cum grano salis”, a
cura dell’ ATS Motus – Solot, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale,
vincitore dell’avviso pubblico del 30 ottobre 2012 “Giovani per la
valorizzazione dei beni pubblici”.
Secondo Cechov ogni elemento è essenziale
alla performance teatrale e, dunque, ogni attore, esattamente come ogni oggetto
di scena, ha una sua funzione precisa ed imprescindibile. Dalla parafrasi di
questo detto nasce il titolo della
performance di fine anno.
Ne parliamo con Michelangelo Fetto.
- Qual è l’attualità di Cechov e come
hanno accolto gli allievi la scelta di questo autore?
“ L’attualità di Cechov è la stessa di
Euripide, di Sofocle, ma con una freschezza di linguaggio e di temi
sorprendente ed unica; la scelta dell'Autore è strettamente connaturata al
percorso intrapreso tre anni fa con questi giovani, che hanno preso contatto con i grandi della
scena, con i loro testi e quando possibile con i grandi attori che hanno avuto
modo di applaudire dal vivo ...Per esempio quando porto i "miei"
ragazzi a contatto con Enrico Bonavera, Ferruccio Soleri o con la compianta
Judith Malina offro loro la migliore lezione di recitazione che mi possa venire
in mente.”
- Come hai costruito lo spettacolo, magari
anche partendo dai loro suggerimenti e dalle loro riflessioni sull'autore?
“L'ossatura dello spettacolo è un mélange,
un voyage nel Cechov meno conosciuto ma non per questo meno affascinante ...Il
disfacimento della classe media, la miseria umana morale e materiale, la
solitudine, il senso del ridicolo, che nemmeno sfiora le classi dirigenti di
questo povero paese, la mentalità bigotta che porta a levare l'indice verso il
diverso e mai verso se stessi sono gli ingredienti principali della poetica
Cechoviana.”
- C'è qualche vero talento fra questi
ragazzi che ha già in animo di proseguire l'esperienza, oltre Teatro Studio e
fare della recitazione la sua professione?
“Il nostro obiettivo non è mai stato quello
di formare attori, ma piuttosto fare del
teatro uno strumento di arricchimento culturale in primis; poi è la storia
della nostra scuola a dire che molti ragazzi che sono passati dalle nostre
"tavole" hanno poi fatto della loro passione la loro scelta di vita
umana e professionale. Alcuni hanno i numeri giusti per questo lavoro, ma tutti
hanno i numeri per essere delle persone migliori anche grazie al teatro.”