di Maria Ricca
BENEVENTO - Raccontare “Il Mercante di Venezia” attraverso le emozioni,
senza l’ausilio di costumi, maschere vistose, infingimenti.
Ma se quella è un’altra storia, profondamente reale, la vicenda, invece, narrata sul palcoscenico, assume contorni onirici,
utilizzando maschere bianche e teli candidi, per simboleggiare gli scrigni che
i pretendenti di Porzia debbono aprire per conquistarne la mano, con giochi di luce
e d’ombra, che indicano le variazioni
degli stati d’animo. Un coro “greco” sottolinea i momenti clou della vicenda e naturalmente corale è la recitazione, da cui emergono solo poche, significative figure. Musiche originali del Maestro Vanni Miele rendono intensa l'atmosfera.
Si duplica, per renderla più inquietante, la figura dell’ebreo Shylock , che si sdoppia in
due loschi individui, due rapinatori, nascosti da occhiali da sole ed armati di
coltello, pretendendo fino all’ultimo la libbra di carne promessa da
contratto. L’epilogo
è felice, com’è noto: Shylock non potrà
esigere il pagamento del suo contratto, a meno di non far versare una goccia di
sangue al generoso Antonio, meritevole di aver posto l’amicizia sincera con il
giovane Bassanio all’origine e alla fine di ogni suo tormento.
Applausi in chiusura e ringraziamenti sinceri al direttore del Napoli Teatro Festival Italia, Ruggero Cappuccio, già al vertice
di Benevento Città Spettacolo, che ha voluto partire dal racconto del sociale e
delle sue esigenze, per questa sua nuova
esperienza artistica, con i “Quartieri di Vita”. Nei teatri campani, in cui si è articolata tale parte della
rassegna, ha coinvolto compagnie teatrali che vivono e lavorano a contatto col
disagio e nel disagio economico, organizzativo e culturale.
Gli interpreti di “Meat”
sono stati, infatti, accanto ad appassionati della recitazione, gli utenti attori del Dipartimento di Salute Mentale di
Benevento, con cui il Magnifico Visbaal
ha attivato da ben quattro anni un laboratorio permanente, nel segno della
crescita relazionale e del senso di appartenenza al mondo civile. Contributo all'organizzazione di Nazzareno Orlando, autore.
Un disagio, si diceva, che è anche quello
sottolineato, infine, dal regista Peppe Fonzo: non poter
disporre, come compagnia, di uno spazio
teatrale da far crescere e valorizzare nell’interesse della città.