di Maria Ricca
BENEVENTO - Aveva il “tocco”, Carmelo”. Sì, lo aveva. E non solo per il
calcio. E’ emersa in maniera vivida e speciale dalla suggestiva interpretazione
dell’attore e regista Peppe Fonzo, all'Arco del Sacramento, la parabola professionale, ma soprattutto umana
di Carmelo Imbriani, classe 1976. Che è andata in scena in “prima” a Città
Spettacolo, a cinque anni dalla scomparsa dello sportivo, fulminato nel
2015 da un male che non gli lasciò scampo, appena nominato al vertice, quale
allenatore, della prima squadra del Benevento Calcio.
E ha disegnato piano piano, così, l'interprete, la storia di un generoso protagonista dei campi, raccogliendo, in maniera certosina, nei mesi precedenti alla sua scrittura del testo, diretto da Angelo Colosimo, notizie, testimonianze, umori ed impressioni, emozionandosi a sua volta (e si è visto!) nel trarne un racconto scenico, che, con umorismo amaro ed in maniera agrodolce, ha seguito, passo dopo passo, l’ascesa ed il fulmineo, doloroso precipitare nel buio del calciatore sannita.
Sullo sfondo essenziale solo una rete, una panchina, un pallone e la borsa da calcio. E la sensibilità di Peppe Fonzo, che ha cominciato sull’onda dell’ironia ed è riuscito nel difficile compito di non annegare nel sentimentalismo e nel compianto fine a se stesso, data la grande popolarità del personaggio, tra l'altro ritratto su un apprezzato e suggestivo murales al Rione Libertà.
Peppe Fonzo-Giovanni, nella storia vera, è il ragazzo impacciato, senza amici, “scarsone” in quel calcio che non ama e che però è uno dei principali veicoli di aggregazione giovanile. In un’estate diversa, a San Giovanni di Ceppaloni, il giovane conosce il “mito”. Che a quei tempi è solo un ragazzo di talento, sempre disponibile a stare al fianco di chi ha bisogno di una pacca sulla spalla e di un incoraggiamento. E’ così che Carmelo coinvolge chi gli sta accanto e vince, con la squadra di paese, tutti i tornei. Fino all’approdo al calcio Napoli, che lo adotta subito, nonostante gli riconosca il “difetto” dell’eccessiva generosità in campo e della mancanza di “cazzimma”. Ma quando Imbriani gioca e scarta gli avversari, non c’è partita, c’è solo il goal.
E da lì in poi è un crescendo irresistibile, ma Carmelo, nonostante la popolarità acquisita, non dimenticherà mai l’importanza dei legami familiari e l’amico del cuore. E’ lui che accoglierà le sue ultime confidenze, la sua voglia di “non mollare”, come gli chiederanno i tifosi, nel combattere la sua ultima battaglia.
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“Nessuno ha perso mai” contro il destino, però, ha chiuso Peppe Fonzo, e non ci sono né vincitori, né vinti, ma solo “vincenti”. Ciò che importa è restare in campo, come quei bimbi della scuola di calcio di Calvi, che alla fine dello spettacolo sono entrati in scena a palleggiare per un unico significativo goal. A loro è affidato il futuro, nel segno della lealtà, sull’esempio di Imbriani. Tutto il resto è circo.
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